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Politica
Energia e bollette, FdI: "Se vinciamo, abbiamo un piano immediato da attuare"

Energia e bollette, cosa fare. Il dibattito solo su Affaritaliani. Dopo l’ex ministro Alberto Clò, l’ex dirigente Eni Carollo e il verde Angelo Bonelli, ecco cosa dicono gli uomini di Giorgia Meloni: intervenire subito

Se Fratelli d'Italia vince le elezioni ed è la forza determinante nel centro destra che fa per evitare il disastro sull’energia?      

“Una cosa che deve essere fatta subito per abbattere i costi delle bollette e che noi di Fratelli d’Italia abbiamo chiesto a livello europeo è di non rinunciare alle quote gratis del sistema ETS. Il sistema ETS sarebbe quell’insieme dei crediti che le aziende sono costrette a pagare per emettere CO2”    

Ci spieghi

“Succede che questo valore si rifletta sul costo della bolletta. Sei costretto a pagare le emissioni e inevitabilmente questo incide sull'intero sistema produttivo e sull'inflazione generale. Una cosa che stiamo dicendo e lo dicevamo in tempi non sospetti, a marzo, è che bisogna ridurre l'onere per le imprese rimettendo parte delle quote ETS che sono state sottratte dal mercato in passato per contenere le emissioni di CO2. Vanno reintrodotte le quote di emissione gratis. Questo vuol dire incidere immediatamente sulla bolletta”

In che percentuale inciderebbe sulla bolletta?

"Avremmo un’incidenza sul prezzo del 30%. Quindi non di poco”

Chi dovrebbe immettere queste quote gratis?

"Questa è una scelta che dovrebbe essere fatta a livello europeo, a livello di Consiglio Europeo”

E cosa altro?

“Siamo convinti si debba scindere il prezzo dell'energia elettrica dal prezzo del gas perché questo è qualcosa che chiaramente sta condizionando anche in termini inflattivi l'intero sistema energetico ed economico. Siamo anche d'accordo sul Price CAP europeo, anzi questo fatto di aver rimandato a ottobre le valutazioni mi sembra una scelta criminale da parte del Consiglio Europeo. Credo ci sia una tale emergenza che si debba intervenire subito”

Abbiamo un problema di liquidità immediata. Quando a una famiglia arriva una bolletta da un migliaio di euro come si fa?

“Infatti noi pensiamo anche che il PNRR, data questa situazione gravissima, sia vecchio e obsoleto e vada necessariamente aggiornato. Dal PNRR si possono trovare risorse per contenere i costi delle imprese e delle famiglie. La sicurezza energetica è quanto di più affine a un piano di resilienza come è il PNRR. Nel PNRR possiamo trovare le risorse per sgravare direttamente le bollette, non producendo un extra debito come nel caso del Price Cape nazionale ma attingendo a risorse che fortunatamente abbiamo a disposizione”

Tempi di attuazione di un piano del genere?

“Immediati con un effetto calmierante che però ha un respiro breve se non si riesce a fare una politica più ampia a livello europeo. Quando noi diciamo che l'Europa dovrebbe fare meno ma dovrebbe fare meglio diciamo proprio questo. Su questi grandi temi l'Europa dovrebbe trovare una visione comune. Invece noi abbiamo la rappresentazione di come non avvenga, perché ad esempio l'Olanda si oppone al Price CAP europeo perché specula. Lo stesso fa la Germania che specula avendo un potere d’acquisto che è superiore a tutti gli altri. Quindi abbiamo un blocco politico del Nord, con tutti governi di centro sinistra, governi europeisti a parole ma che perseguono propri interessi nazionali. In più abbiamo il meccanismo di solidarietà europeo che imporrebbe all'Italia di intervenire in soccorso di quelle nazioni come la Germania e l’Olanda, che sono le stesse che impediscono il Price CAP europeo. Una situazione totalmente assurda. Forse l’Europa interverrà ma con tempi lunghi e sarà troppo tardi. L'ultimo Consiglio Europeo che ha trattato il Price CAP europeo ha rimandato a ottobre le valutazioni”

Quanto questo tema è per voi prioritario?

“Non esiste un’altra priorità. E’ la madre di tutte le vicende. L’errore tragico è accorgersene solo ora. Abbiamo rinunciato ad essere produttori di energia. Siamo vincolati ad essere importatori di energia da nazioni come la Russia che si sono rivelate inaffidabili sul piano geopolitico e tutto questo è avvenuto anche soprattutto perché si è inseguito un estremismo ideologico ambientalista che ha impedito che l'Italia facesse una politica energetica di buon senso”

Parliamo anche della cosiddetta riconversione ecologica?

“Esattamente. E’ questa ideologia all'origine del disastro che stiamo vivendo. Questo è un fatto che non sempre viene sottolineato abbastanza: il costo del gas, l'innalzamento dei costi energetici non sono figli del conflitto russo-ucraino”

Certo...

“Basterebbe guardare l'escalation dei prezzi che iniziano molto, molto prima…”

L’abbiamo raccontato mesi fa facendo vedere i grafici…

“Infatti poi basta guardare l'escalation e vedere che la guerra si somma alla situazione pregressa perché c’è meno gas sul mercato e fa crescere di più il prezzo. Ma ci sono anche altre misure per intervenire”

Quali?

“Nell'ottica di abbassare le bollette, per quanto riguarda le imprese, che attualmente beneficiano del credito d’imposta. Il credito andrebbe spalmato su molti anni, non solo su cinque. Anche questo inciderebbe sul mercato in modo indiretto”

E di uscire dalla cosiddetta Borsa di Amsterdam, che ne pensa?

“Leggevo la vostra intervista fatta all’ex dirigente Eni Carollo di non usare più come indice il TTF di Amsterdam. Purtroppo questo può valere per i nuovi contratti, non per quelli vecchi a meno che non siano d’accordo entrambe le parti”

Ma non si può esercitare una moral suasion per rivedere i contratti, le concessioni vecchie visto che è lo Stato che li fa e i nuovi poi si stringono tendenzialmente con gli stessi soggetti?


“Penso di sì ma come in tutte le moral suasion bisogna essere in due”

Voi seguirete anche questa strada nel caso andiate al governo….

“Sì è una strada perseguibile, intendiamoci, assolutamente di buon senso. Il problema è che essendoci uno che ci sta guadagnando tanto e un altro che ci sta perdendo tanto non è facile trovare un punto di equilibrio perché ci sono interessi molto forti che si contrappongono”

Non si potrebbe anche avere un elemento di trasparenza dagli importatori che operano per concessione dello Stato, in modo da capire se acquistano ancora ai pezzi di un anno o più fa e fanno extraprofitti con i prezzi di vendita attuali?

“Certo, è giusto, la trasparenza è sempre utile…”

Qui rischiamo di far crollare interi Paesi. Mi sembra che l'energia non debba essere intesa come una merce tra le altre. Non dovrebbe essere sottoposta alle regole del mercato in toto o no? Anche le l’authority dovrebbero intervenire in altro modo ma alla fine non lo fanno perché c’è il mercato. Lei che pensa?

“L’ energia è un fattore di sicurezza determinante sull'indipendenza politica di un Paese. Nel nostro approccio consideriamo l'energia come una zona franca anche dall'avvicendamento dei governi, anche dalle appartenenze politiche. È inconcepibile che ogni governo che si succeda all'altro cambi la politica energetica. Un Paese ha bisogno di investimenti il cui ritorno e la cui rendita richiedono anni. Non la si può cambiare continuamente. Il discorso vale anche per la politica estera. Negli Stati Uniti, che vincano i repubblicani o i democratici, la politica estera e la politica energetica non cambiano se non in modo limitato e non sono alla mercé della speculazione elettorale”

Ho letto che Spagna e Portogallo sono intervenuti con un Price CAP nazionale, un tetto nazionale ai prezzi del gas

“Farlo nazionalmente per l'Italia creerebbe una situazione diversa. Intanto copriremmo la differenza di prezzo con il debito pubblico perché lo Stato ci mette la differenza tra il prezzo sul mercato e il prezzo che viene pagato da imprese e famiglie. Parliamo di decine di miliardi di euro. Per il nostro debito questo tipo di soluzione sarebbe molto rischiosa”

Quindi volete puntare su un tetto ai prezzi messo dall'Europa per evitare speculazioni?

”Esatto anche perché va considerato che noi siamo interconnessi, a differenza di Spagna e Portogallo, cioè noi siamo a nostra volta rivenditore del gas che transita attraverso i nostri gasdotti. Per cui ci ritroveremo con la beffa di dover mettere un tetto e in più saremmo costretti a vendere il nostro gas a un prezzo troppo basso. Si avvantaggerebbero del prezzo italiano paradossalmente Paesi come la Francia, verso cui lo esportiamo. Loro non avrebbero le ricadute negative del nostro possibile Price Cap nazionale ma solo i benefici. È un argomento molto rischioso e vedo che soprattutto la sinistra fa molta demagogia sul tema utilizzando una superficialità che francamente fa impressione”

Quindi ci sono due piani di intervento?

“Sì, ci sono soluzioni strutturali che hanno bisogno di un medio-lungo periodo ed altre che sono di pura emergenza. Sul medio lungo periodo è chiaro che va aumentata la produzione…”

Interna!?

“Sì, Interna. Bisognerà investire in rinnovabili ma in questa fase bisogna soprattutto aumentare la produzione di energia da fonti fossili. E’ chiaro che viviamo un momento in cui ‘prima si pensi a vivere, poi a fare della filosofia’”

Certo

“In questo momento dobbiamo sopravvivere. Quindi va anche aumentata di corsa la produzione del gas naturale da giacimenti che abbiamo inattivi o che viaggiano a velocità ridotta. In Gran Bretagna sono riusciti nel giro di un anno ad aumentare la produzione nazionale di gas del 26%, di 3 miliardi e mezzo di metri cubi di gas, con estrazione dai loro giacimenti. Io credo che questo sia qualcosa alla nostra portata come Eni fra l’altro sta anche facendo. E infine diversificare l’importazione molto di più, in modo da non essere alla mercé di nessuno”.

 

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