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Politica
FdI: "Quirinale? Ipotesi Mattarella bis ancora in campo"

Le parole nette pronunciate ieri dal capo dello Stato Sergio Mattarella, quel suo “tra otto mesi il mio incarico termina, potrò riposarmi”, non hanno affatto messo in sordina le voci riguardo un suo bis sul Colle più alto. Il suo nome, così come quello di Mario Draghi e di diversi altri ‘papabili’, continua a girare vorticosamente sulla bocca degli esponenti politici. La partita, insomma, sta entrando nel vivo. Affaritaliani.it ne ha parlato con Luca Ciriani. Il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, intervistato dal nostro giornale, dice subito che “è troppo presto” per affrontare la questione. Non si sente di escludere nessuna opzione, però. Neppure quella di un Mattarella bis che “magari non è nella testa del capo dello Stato, ma di altri sì”. E l’ipotesi Berlusconi? Secondo il senatore di FdI, “è un nome che sicuramente il centrodestra può fare, è stato il leader della coalizione per tanti anni”. Su un punto, comunque, Ciriani non ha dubbi: “Se Draghi fosse eletto presidente della Repubblica, sarebbe inevitabile andare al voto e restituire la parola ai cittadini”.

Presidente Ciriani, ieri Mattarella ha ribadito in maniera ancora più netta che tra otto mesi il suo mandato finisce. E’ ancora ipotizzabile che di fronte a uno stallo dei partiti si possa arrivare a un bis, magari a tempo, come fu per Napolitano o tende a escluderlo?
Prendo atto delle parole di Mattarella che ovviamente rispetto. Dopodiché, il percorso che ci separa dall’elezione o rielezione del presidente della Repubblica è talmente lungo che al momento non mi sento di escludere nessuna opzione. E’ vero che il capo dello Stato è stato molto chiaro, ma credo che l’ipotesi di una sua riconferma sia ancora in campo. Magari non nella testa di Mattarella, ma di altri sì.  

Intanto, Salvini il suo candidato per il Colle più alto l’ha indicato. Vi convince Draghi al Quirinale?
Secondo me parlare adesso, a distanza di tanti mesi da questo appuntamento, è troppo presto. Nomi, preferenze e veti, infatti, possono essere usati per altri scopi. Io non partecipo a questo grande ‘gioco di società’ che si ripete puntuale ogni sette anni. Draghi è una persona molto autorevole che potrebbe svolgere sicuramente il ruolo di presidente della Repubblica, ma è presto per esprimere una preferenza sul suo nome. Vedremo se questa esperienza governativa terrà, cosa accadrà dopo il semestre bianco. Da qui a sei mesi, insomma, faremo le nostre valutazioni. Una cosa di buono, comunque, ci sarebbe.

Quale?
Se Draghi fosse eletto presidente della Repubblica, sarebbe inevitabile andare al voto e restituire la parola ai cittadini.

Con Draghi al Quirinale e le riforme del Recovery da attuare, quindi, lei tende ad escludere un altro governo del presidente. Dà più chance a uno scioglimento anticipato delle Camere?
Un quarto governo con una quarta maggioranza mi sembra un’ipotesi incredibile. Secondo noi la strada maestra è quella del voto, lo abbiamo sempre sostenuto e lo diremmo ancora se Draghi fosse il nuovo capo dello Stato. Mi rendo conto, infatti, che c’è sempre una certa resistenza al voto, per motivi nobili e meno nobili, come la soglia per il raggiungimento dell’assegno pensionistico, ma onestamente dopo quest’ultima esperienza stra-ordinaria del governo del presidente sarebbe cosa normale e giusta andare a elezioni e restituire la parola agli schieramenti politici.

Il centrodestra potrebbe avere stavolta i numeri, soprattutto se l’ago della bilancia di Italia viva pendesse dalla vostra parte, per indicare il nuovo presidente della Repubblica. Lo stallo sui candidati sindaci in città come Milano e Roma, tuttavia, non fa ben sperare. Lei che ne dice?
Vedremo i numeri anche dei grandi elettori con l’apporto delle Regioni governate dal centrodestra. Io non credo, comunque, che il centrodestra da solo abbia questa possibilità. Ma non è quello che mi interessa.

Cosa le interessa, allora?
Che il centrodestra dimostri in quell’occasione di essere unito, di essere una coalizione.

A proposito di comunali, il sempre evocato tavolo per la definizione delle candidature non è stato ancora convocato. Come mai?
Il tavolo per le amministrative ci sarà lunedì. Speriamo quindi che da quel tavolo escano dei nomi definitivi e non fatti solo per essere bruciati. Il centrodestra, infatti, è un valore per tutti e gli appuntamenti delle amministrative prima e dell’elezione del Capo dello stato dopo sono l’occasione per dimostrarlo. Se la coalizione sarà unita darà anche la percezione, anzi la certezza, di essere in grado di governare il Paese. Sarebbe un segnale importante per l’opinione pubblica.

Sul fronte Copasir, intanto, si sono dimessi i leghisti Volpi e Arrigoni. Come interpreta questo segnale?
Credo che le buone ragioni di Fratelli d’Italia abbiano fatto breccia. Attenzione, però: non è una vittoria né partitica e né personale. Si tratta di un ritorno al rispetto dei principi e degli equilibri istituzionali, previsti dalle regole democratiche. C’è voluto un po’ di tempo, ma adesso spero che si possa procedere nel perimetro della legge, senza che nessuno canti vittoria per questo.  

Torniamo al nodo Quirinale. Berlusconi, come sostiene Tajani, per voi può essere una carta da giocare?
Berlusconi è sicuramente un nome che il centrodestra può fare, è stato il leader della coalizione per tanti anni. Per noi, quindi, è un nome che non si può togliere dal tavolo. Ammesso che lui sia interessato e che le sue condizioni di salute lo consentano.

Si fa anche il nome di Pierferdinando Casini che, secondo diversi rumor, a Renzi non dispiacerebbe. Il centrodestra potrebbe convergere su una simile ipotesi?
E’ impossibile pronunciarsi adesso. Vale per Casini come per Veltroni o qualsiasi altro ‘papabile’. Significherebbe esprimere giudizi senza avere gli elementi per farlo.  La partita non è iniziata, siamo ancora negli spogliatori. Aspettiamo prima che si entri in campo.

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