Manovra, Giorgetti e la (velata) minaccia di dimissioni per essere stato "massacrato". Poi la chiamata di Meloni e il ripensamento - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 17:10

Manovra, Giorgetti e la (velata) minaccia di dimissioni per essere stato "massacrato". Poi la chiamata di Meloni e il ripensamento

Piena fiducia anche da Salvini e Tajani. Inside

Di Alberto Maggi

Tra prelievo alle banche, caos dividendi, pensioni, Irpef, Irap, sanità, difesa e spending review Giorgetti ha compiuto un vero e proprio slalom tra mille ostacoli


Chi conosce bene Giancarlo Giorgetti, fin da quando poco più che trentenne e laureato in economia alla Bocconi di Milano (la stessa di Mario Draghi) Umberto Bossi lo piazzò alla presidenza della Commissione Bilancio della Camera nei primi governi Berlusconi, sa perfettamente che GG (soprannome utilizzato nel Carroccio) non parla mai a caso. E quando lo fa, rare volte, è per lanciare segnali politici importanti. Ieri il ministro dell'Economia e delle Finanze, parlando della Legge di Bilancio 2026, ha chiaramente affermato che siamo stati "massacrati sulla manovra ma pensiamo di essere nel giusto”.

Il titolare del Mef ha espressamente risposto alle critiche di Istat, Bankitalia e Corte dei conti. “Prendere decisioni è un po’ più complicato, chi guadagna duemila euro al mese non è ricco”. Ma i destinatari delle parole di "Giancarlo" (altro modo con cui i leghisti lo chiamano ufficiosamente) erano anche politici. E nella stessa maggioranza di governo. Dopo gli attacchi pesantissimi di Elly Schlein proprio a Giorgetti sul fatto che premierebbe i ricchi a discapito dei poveri, il ministro ha voluto fare quelle uscite dopo settimane in trincea passate con i suoi tecnici in Via XX Settembre per cercare di far quadrare il tutto.

Un'impresa difficilissima, tra le richieste totalmente diverse (in alcuni casi) dei partiti di governo e l'imprescindibile impegno da mantenere del rapporto deficit-Pil entro il 3% per uscire definitivamente dalla procedura di infrazione Ue e continuare sulla strada dell'innalzamento del rating dell'Italia. Tra prelievo alle banche, caos dividendi, pensioni, Irpef, Irap, sanità, difesa e spending review Giorgetti ha compiuto un vero e proprio slalom tra mille ostacoli. Ora la manovra è certamente da aggiustare in Parlamento, al Senato, ma l'impianto deve restare quello attuale, almeno i saldi ma anche le principali misure.

Dietro le parole di GG c'era anche il segnale politico forte e chiaro: la Legge di Bilancio l'ha votata tutto il Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni in testa, e non è solo del Mef. Come dire, in altre parole, o mi difendete e qualcun altro può serenamente prendere il mio posto per essere "massacrato". "Il numero uno di Via XX Settembre ha le spalle robuste essendo un ex portiere di calcio ma non vuole più fare da unico bersaglio. Quindi una velata minaccia di dimissioni da ministro dell'Economia che è immediatamente rientrata con una telefonata nel tardo pomeriggio di ieri, domenica 9 novembre, con la premier, che gli ha garantito "totale e piena fiducia" nella assoluta "condivisione" di visione economica e strategica tra Palazzo Chigi e Mef.

Secondo i ben informati anche il vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega, il partito di GG, avrebbe chiamato il ministro per rassicurarlo. E ci sarebbero anche stati scambi di messaggi con l'altro vicepremier, Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, che anche lui avrebbe ribadito pieno sostegno a GG. Insomma, un'uscita forte pensata e meditata, una velata minaccia di dimissioni per ottenere che a difendere la manovra dalle opposizioni, Pd in testa, Giorgetti non resti da solo. E infatti così non è stato con l'affondo preciso e tagliente di Meloni contro Schlein.

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