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Politica
Giorgetti: "No al referendum dirigista che spalanca le porte a trasformismo e ingovernabilità"

A Trento la Lega mostra sempre il suo volto migliore. E’ storicamente così fin da quando Maurizio Fugatti sedeva tra i banchi del Parlamento in quella stessa Commissione bilancio che Giorgetti, ricorda, “ho presieduto per anni, insieme alla bicamerale sul federalismo fiscale”, precisa.

Anche allora il Vice di Salvini mostrava una cultura di organizzazione seconda, per chi scrive, solo a Mattarella, Napolitano, pari ai vertici delle Banche centrali, a quella che in questi mesi ha mostrato Marco Minniti senza troppo clamore o a quelladel Capo della Polizia di Stato che, insieme ai suoi vertici, aggiusta quel che altri, in buona fede, hanno interrotto: la Pubblica Amministrazione funziona se è capace di realizzare un percorso di crescita per i suoi figli, fondato sul merito e non sull’arbitrio di qualcuno.

Giorgetti tornerà a lungo tutta la serata sul concetto di merito, senso del dovere, responsabilità delle nostre azioni ed effetti sugli altri.

Come Minniti, il Deputato leghista non è uno che costruisce correnti e correntine, nessuno di loro ha bisogno di questo: la profonda conoscenza del Paese che possiedono, li rende immuni a condizionamenti; entrambi però offrono strumenti ai giovani che non hanno paura di fare fatica, privi di pregiudizi, pronti a rimettere in discussione se stessi se la realtà si mostra diversa, se il contesto cambia.

Giorgetti da Presidente della Commissione bilancio si porta dietro i giovani Fugatti e Molteni per esempio, perché possano imparare: ogni volta che a Trento ascolti il gruppo dirigente promosso dal Presidente della Provincia, si capisce che c’è un filo del discorso che non si interrompe.

Ancora, Giorgetti sostiene la formazione di giovani come Grimoldi o Malanchini per citarne altri, non si sottrae alle visioni di Terra Insubre o di quel Sindaco metropolitano che sta ad Opera… per citarne alcuni ancora, riconosce nella scelta di Salvini di nominare Giulio De Capitani Commissario della Lega a Bergamo la continuità con sè.

Al Corriere delle Sera possono tranquillamente dedicarsi ad altro che rimpallare le dichiarazioni di Giorgetti a Salvini: il leadersa perfettamente che quegli uomini insieme a tanti altri, sono quelli che gli consentiranno di uscire dalle tempeste in cui quotidianamente ultimamente si imbatte, con vantaggio di Giorgia Meloni e i suoi che, cinicamente, non sbagliano un colpo.

Il leader della Lega, non scordiamolo, è politicamente intelligente e se sostiene il SI’ al Referendum è solo per tenere una porta aperta a quei Cinque Stelle con cui pure ha governato perché oggi ci sono le elezioni regionali, ma domani ci sono le risorse del RecoveryFound da gestire. Ed è esattamente su questo punto che Salvini potrà, se lo vorrà realmente, riscattare le proprie capacità di governo, che sono quelle che interessano agli italiani e alla sfera delle relazioni internazionali.

Non è un caso che Giancarlo Giorgetti si sia trasferito, come Minniti, in quella Commissione Esteri oggi presieduta da un comunista che la cultura d’organizzazione la maneggia amabilmente, Piero Fassino.

Ma c’è qualcosa in più ieri sera a Trento.

Non è solo quel che dice Giorgetti, è come lo dice: l’ex Sottosegretario alla Presidenza Conte, in quell’esperienza ha fatto il salto di qualità.

Giorgetti combattente, potremo dire.

Da allora egli, a viso aperto, tenace, crede nelle cose che vede e lotta per esse.

Sarà sempre attento alla dialettica del Paese e al consenso parlamentare, sono le prime doti di un politico di razza, ma ieri sera dimostra di essere leader d’Italia.

In fondo come coglie in modo sottile il Direttore Alberto Faustini“… lei Sindaco lo è stato e con quanto ci ha appena detto sulla legge elettorale, il Sindaco d’Italia torna ad essere un concetto efficace”.

Ma che cosa ha detto allora ieri Giorgetti a Trento?

Che l’Italia che produce, che investe nella crescita e nel riscatto sociale vota NO al referendum per un motivo tanto semplice quanto banale: preparano una legge proporzionale pura, consegnando l’Italia di oggi, priva di quel sistema di partiti organizzato e radicato, che sapeva svolgere la sua funzione di mediazione nel Paese, al trasformismo e all’ingovernabilità. Sono convinto che ancora una volta la risposta sarà dal basso, il federalismo sta tornando di moda.

Ha proseguito che sì, ha ragione il Presidente della Provincia Fugatti quando sul RecoveryFound pretende maggiore cooperazione tra Stato ed Enti Locali, quando sui progetti fa capire che essi saranno efficaci solo se il dialogo tra tutte le autonomie locali e lo Stato sarà vero e non di facciata, sarà democratico perché partirà dalle considerazioni di chi abita quotidianamente i Comuni, le Comunità montane, le Province, le aree interne.

Ascolti Fugatti, esemplare in una frase, e non puoi non pensare all’editoriale di Postiglione sul Corriere “per il futuro dell’Italia progetti dal basso collegati alle leadership”.

Giorgetti prosegue ricordano il metodo Milano – Cortina: “ci siamo messi d’accordo,il Sindaco di Milano, Luca Zaia, Fontana ed io. Chiedete voi (dal basso appunto) le Olimpiadi ed io dimostrerò ai Cinque Stelle, all’epoca scettici, che quel che lo Stato deve mettere per forza, cioè sicurezza, ordine pubblico e gestione delle dogane, ebbene quei costi, 200mln di euro, rientreranno allo Stato, in misura superiore. Perché? Perché Milano – Cortina è una vetrina straordinaria nel mondo delle Alpi italiane. Un’occasione unica per ripensare, anche grazie al RecoveryFound il turismo della montagna. Esiste un calcolo econometrico che feci fare all’Università La Sapienza di Roma per dimostrare al Movimento Cinque Stelle la convenienza che lo Stato ha nel sostenere Milano – Cortina. Adesso bisogna andare località per località, censire gli impianti sportivi e turistici, valutare obiettivamente quelli che vanno e quelli che no, immaginare una riconversione delle aree.”

Alla domanda fuori sacco se il modello econometrico che lui ha fatto fare possa andare bene anche per i progetti di rigenerazione urbana, quelli per esempio che Confindustria porta avanti a Genova o che Boeri promuove a Salerno, nell’Appennino, nelle aree interne e nelle Città… Giorgetti risponde “Certo che sì: se c’è bisogno di dimostrare che quel che lo Stato spende ( o non incassa) rientrerà domani in termini di maggiori entrate fiscali, quel modello econometrico funziona, è pubblico lo ha l’Università La Sapienza, la Fondazione Olimpiadi… soprattutto è un precedente”.

Giorgetti è perplesso sull’uso del Mes perché, dice, “il controllo dei conti degli stati nazionali è affidato alla disponibilità dei Commissari, di questi Commissari, in rapporto a chi governa i Paesi oggi. Non è una modifica dei regolamenti, domani governano gli stati altri o cambiano per qualsivoglia motivo i Commissari e il castello delle disponibilità, crolla con buona pace della democrazia. Non c’è alcuna norma che ci preservi, anche il patto di stabilità è sospeso finche c’è la Merkel… non perché siamo riusciti a cambiare il patto europeo.”

Conclude Giorgetti sferzando la classe dirigente del Paese.

Al Presidente di Confindustria Trento dice chiaramente “grazie per la condivisione sull’importanza dell’investimento in scuola e formazione, ma l’Italia oggiha bisogno di condividere dal basso una politica industriale, fatelo! Gli imprenditori italiani, dalle comunità, ci dicano quale Italia industriale immaginano e lo facciano anche quando si decidono i bonus perché è indubbio che essi abbiano degli effetti sull’economia reale”

Infine, conclude, “l’Italia ha futuro se finalmente decide di promuovere le persone che meritano, che dimostrano di avere quel termine che qui, nella Sala della Cooperazione di Trento, ricorre accanto a tutte le parole, SAPERE, sapere e saper fare: se viaggi per il mondo trovi in posti di eccellenza tanti giovani del sud, le imprese che ho conosciuto in Campania sono all’avanguardia, più di tante presenti al nord… ebbene quelle imprese siano modello per tutto il mezzogiorno perché i ragazzi del sud desiderino di tornare in un’Italia che funziona sulla base del merito.”

Sembra di ascoltare Raffaele Cantone,giusto l’altro ieri al dibattito del Sinpref,il Sindacato dei Prefetti: “Bisogna fare molta prevenzione che significa consenso, programmazione, pianificazione: la prevenzione aiuta la PA che desidera fare appalti regolari, l’impresa che intende partecipare ad una gara con le sue eccellenze di cui può andare fiera, rendendo orgogliosi tutti noi.”

Un’Italia fondata sul merito, non più sugli opportunisti che troppo spesso alleviamo.

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