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Politica
Giustizia, "I Cinque stelle puntano al fallimento del governo Draghi"
(fonte Lapresse)


Addirittura pensa questo?
Sembra che sia ciò che muova il Movimento. Io penso che la riforma Cartabia, infatti, vada portata a casa così com’è o, come ha detto Draghi, con alcune correzioni tecniche. Il resto sono solo bandierine che rischiano di far perdere del tempo prezioso.

Anche Forza Italia, però, ha avanzato le sue proposte, chiedendo un allargamento del perimetro della riforma.
Penso che sia stato un errore anche il tentativo fatto ieri da Forza Italia di infilare questioni estranee alla materia affrontata in questa riforma. Il focus è e rimane infatti la ragionevole durata dei processi, che costituisce una vera e propria palla al piede non solo per le libertà e le tutele costituzionali degli imputati ma anche per chi voglia investire nel nostro Paese. Le dirò di più.

Prego.
Anche le proposte del M5s sui processi di mafia sono mal poste. I reati gravi sono già imprescrittibili. E, poi, non si può trascurare che pure in questi processi, statisticamente molti sono gli innocenti.

Ma lei crede che il testo così com’è risolva davvero i problemi della giustizia italiana?
Il testo non risolve i problemi della giustizia, tant’è che proprio ieri ho firmato i referendum che riguardano temi più di fondo che non era previsto fossero affrontati da questa riforma, dalla responsabilità civile alla separazione delle carriere, fino all’autogoverno del Csm e della magistratura, la cui autonomia e indipendenza difenderò sempre come principio di ogni buon costituzionalismo liberale. Detto questo, però, non si può continuare con i distinguo. La riforma Cartabia va accettata perché frutto di una mediazione, di un accordo raggiunto che ora non deve essere rimesso in discussione.

Eppure stanno fioccando rilievi pesanti da parte di illustri magistrati. Non è un sufficiente campanello d’allarme secondo lei?
Io credo si tratti di un punto d’osservazione, ma parziale. Il legislatore ha invece una visione complessiva che le alte magistrature devono rispettare. La riforma si farà e loro dovranno svolgere le loro funzioni applicando le leggi della Repubblica. La separazione dei poteri, d’altronde, non è unidirezionale. Poi se qualche aspetto del testo è fuori dal perimetro costituzionale saranno i giudici delle leggi a dirlo. Ma fino a quel momento anche i magistrati devono rispettare la funzione legislativa.

A proposito dei referendum, non rischiano di essere una sorta di controcanto rispetto alla riforma della giustizia?
Mi auguro che la riforma Cartabia venga approvata in via definitiva entro 10 giorni. I referendum riguardano altri argomenti, sui quali poi, eventualmente si aprirà un confronto che non coinvolge il governo, ma direttamente gli elettori. Per quanto mi riguarda, negli ultimi due decenni ho partecipato alla promozione di quesiti identici a quelli proposti oggi. Ieri, al tavolo di Più Europa a Torre Argentina a Roma, ho sottoscritto anche il quesito per l’eutanasia legale. Una questione rispetto alla quale il Parlamento è doppiamente colpevole: in generale perché non ha legiferato e in particolare perché non lo ha fatto neanche dopo che una sentenza della Corte costituzionale gli ha chiesto esplicitamente di farlo.

La giustizia ha già visto capitolare il governo precedente. Rischia anche l’esecutivo Draghi, soprattutto se non si trovasse un punto di caduta in grado di accontentare il M5s?
Non voglio farmi gli affari altrui, ma tendenzialmente vedrei più rischi per i Cinque stelle nel non sostenere Draghi e ritirarsi dalla maggioranza piuttosto che per il governo. Sono convinto che a questo punto della storia la maggioranza degli eletti M5s abbia ben chiaro che il successo di questo esecutivo sia un successo per il Paese. Per carità, i casi di autolesionismo politico ci sono, ma in genere è più facile che riguardino singoli piuttosto che masse di parlamentari.

 

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