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Politica
Governo, Conte molla Draghi. Il sospetto (forte) del Pd

Malessere. E' questa la parola da utilizzare per spiegare lo stato d'animo dell'ala non governativa del Movimento 5 Stelle all'indomani del via libera del Movimento 5 Stelle della riforma Cartabia sulla Giustizia. Il primo a uscire allo scoperto è stato l'ex ministro Alfonso Bonafede, durissimo: "Purtroppo, ieri il M5s è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche nonostante fosse trapelata la volontà di un'astensione. Per ripartire, se si vuole veramente ripartire, bisogna avere la consapevolezza dei propri limiti: nell'unanimità improvvisata di ieri che ha visto tutti insieme a tutti, si è inevitabilmente e oggettivamente annacquata una battaglia durata dieci anni", scrive l'ex Guardasigilli su Facebook. E ancora: "Qualcuno approfitta della riforma del processo penale passata ieri in consiglio dei ministri, con il timoroso e ossequioso benestare dei ministri M5s (che non hanno avuto nemmeno il tempo e la possibilità di analizzare la proposta), per attaccare me e le battaglie che ho portato avanti (e che rifarei domattina, a testa alta, senza battere ciglio)".

A dar manforte a Bonafede, sono arrivate anche le parole dell'ex premier Giuseppe Conte: "Non canterei vittoria, non sono sorridente sulla prescrizione, siamo tornati all'anomalia italiana. Chi canta vittoria su questa soluzione non trova il mio consenso. Se un processo svanisce per nulla per una durata così breve non può essere una vittoria per lo stato di diritto". Bonafede e Conte attaccano ma forse dimenticano che nel governo attuale ci sono anche forze politiche com Forza Italia e Italia Viva. E forse dimenticano che ieri il Consiglio dei ministri è iniziato con quasi due ore di ritardo proprio perché Mario Draghi si è riunito in conclave con i ministri 5 Stelle - Di Maio, Patuanelli, D'Incà e Dadone - per cercare l'ultima mediazione. Che ha portato all'allungamento dei tempi per far scattare la prescrizioni per molti reati contro la Pubblica Amministrazione, corruzione in testa.

In realtà, spiegano fonti governative del M5S, "è stato raggiunto il massimo, tanto che come dimostrano le agenzie di stampa di giovedì 8 luglio a un certo punto Forza Italia ha chiesto una pausa del Cdm per valutare il testo e anche i renziani erano insoddisfatti". Segno che i quattro ministri M5S si erano battuti per ottenere il massimo date le condizioni. Stando alle ricostruzioni che fanno oggi nel Partito Democratico, il vero punto è che Conte, d'accordo con Bonafede, fosse contrario fin dall'inizio alla riforma Cartabia, senza però dirlo prima, mettendo così in difficoltà la pattuglia governativa del Movimento, con il sospetto sempre più forte che l'ex premier e i suoi fedelissimi stiano cercando l'alibi per abbandonare il governo Draghi e passare all'opposizione. Tanto che un fonte vicinissima a Enrico Letta parla di Conte come di "un interlocutore ormai non più affidabile, così come i 5 Stelle se saranno guidati da lui".

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