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Governo, Draghi bis? Elezioni ipotesi più probabile. Ecco quando e perché
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Governo, veti, diktat e calcoli elettorali spingono il Paese verso le urne

C'è tempo fino a mercoledì 20 luglio, giorno delle comunicazioni in Aula del premier Mario Draghi dopo le dimissioni di ieri respinte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per cercare di ricostruire la maggioranza di governo. Un percorso difficile, tortuoso e tutto in salita. Perfino i parlamentari centristi, in particolare i renziani di Italia Viva, che notoriamente sono i più draghiani di tutti, descrivono la situazione come "molto complessa". Prima di tutto SuperMario.

Nel comunicare le dimissioni in Consiglio dei ministri ha usato parole molto chiare, "è venuto meno il patto di fiducia", e nei giorni precedenti aveva spiegato in diverse occasioni, sia ufficialmente sia ufficiosamente, che non esiste un'altra maggioranza diversa da quella che ha sostenuto finora l'esecutivo di unità nazionale. Con queste premesse appare molto difficile un Draghi bis con una compagine diversa. Non solo, il premier prima di accettare eventualmente di andare avanti pretenderà dai partiti e dai loro leader massima fedeltà.

SuperMario, sia sul fronte economico sia nei rapporti con l'Europa sia sulla guerra in Ucraina, vuole avere mani libere e non intende assolutamente proseguire altri 8-10 mesi con liti, minacce, ripicche e un estenuante tira e molla. Sul fronte dei partiti, il Movimento 5 Stelle non può certo rimangiarsi tutto, l'altro ieri Giuseppe Conte ha affermato che non firmano "cambiali in bianco" a Draghi e quindi sarà molto dura tornare indietro. Anche perché il sogno di Conte sono un po' di mesi all'opposizione per cercare di risalire nei sondaggi.

Il Partito Democratico, però, stando almeno alle dichiarazioni ufficiali, ha sempre detto che non ci sono altri governi e altre maggioranze e non vuole regalare l'opposizione a Conte e nemmeno restare in un esecutivo che a quel punto sarebbe trainato dal Centrodestra e in particolare dalla Lega. Per quanto riguarda il Carroccio, come ha spiegato stamattina il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, non appoggerà un governo "balneare" definendo in modo esplicito le elezioni come la "soluzione più logica".

D'altronde, Matteo Salvini, che ha subito in questo anno e mezzo l'opposizione di Fratelli d'Italia (basta vedere i sondaggi), non vuole assolutamente avere un'altra opposizione populista che può erodere altri consensi alla Lega. Per il momento Salvini non dice ancora "elezioni e basta" sia perché ha al suo interno la fronda draghiana, Giorgetti e i Governatori, sia per non spaventare Forza Italia. Silvio Berlusconi andrebbe anche al voto, ma deve tener conto della forte opposizione di una fetta importante del suo partito capitanata dai tre ministri azzurri.

L'unica soluzione per andare avanti con Draghi ed evitare le elezioni (la data più probabile è quella del 2 ottobre) sarebbe un imponente travaso dal M5S a Insieme per il Futuro di Luigi Di Maio. Ma, al momento, si parla forse di qualche unità e soprattutto alla Camera. Il gruppo al Senato dei pentastellati, come ha dimostrato il voto di fiducia sul Dl Aiuti, è granitico. Resta ovviamente la contrarietà di Mattarella al voto anticipato e le pressioni internazionali, dall'Europa ai mercati con lo spread nuovamente in salita.

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