Politica
"I 3,6 miliardi sono del tutto insufficienti. L'Italia deve sforare il 3%"

Allarme coronavirus e conseguenze economiche per l'Italia/ Intervista alla senatrice di Forza Italia Virginia Tiraboschi
Come valuta i 3,6 miliardi previsti dal governo per affrontare le conseguenze economiche del coronavirus? Sono sufficienti?
"I 3,6 miliardi non sono assolutamente sufficienti, soprattutto se con onestà intellettuale non ci nascondiamo che negli ultimi dieci anni, l’Italia ha affrontato ben 3 recessioni. Se a queste andiamo a sommare la decrescita prevista per l’anno in corso, anche chi non è un fine economista può facilmente comprendere che il nostro paese tornerà indietro ai valori economici di inizio secolo. È necessaria e urgentissima una nuova strategia di politica industriale che, da un lato, individui chiaramente le traiettorie del nuovo paradigma di sviluppo e crescita e, dall’altro, stanzi risorse importanti a sostegno degli investimenti. Le misure a sostegno degli slittamenti e dilazioni degli impegni fiscali e contributivi per le PMI sono un segnale urgente per fronteggiare una imminente crisi di liquidità, ma davvero troppo timido se il Governo non presenta entro l’estate un piano straordinario pluriennale di crescita e sviluppo che sia coerente con le linee di programmazione 2021-2027 previste dall’UE".
Pensa che l'Italia dovrebbe sforare la soglia del 3% del rapporto deficit/Pil?
"L’Italia deve sforare la soglia del 3% del rapporto deficit/PIL, non solo perché più volte ho sostenuto che non si è mai capito come qualche burocrate di Bruxelles con l’aiuto dei poteri finanziari sia arrivato a stabilire quel numero, che sarebbe potuto essere anche 2 virgola, ma anche perché il nostro Paese riparte a fronte di un consistente piano di investimenti. Aggiungo, però, che quel parametro può essere sforato se si avvia anche un piano di riforme strutturali, che non sono più rinviabili, né sul fronte della riorganizzazione istituzionale, né su quello, conseguente, della rimodulazione delle spese correnti. La forte crisi di liquidità nella quale incorrerà a brevissimo il nostro sistema paese, caratterizzato da imprese piccole e non sufficientemente patrimonializzate, che non riusciranno a restituire i prestiti e famiglie che non riusciranno a pagare i mutui contratti, deve essere affrontata dalle banche coordinate con la BCE, che deve garantire la liquidità all’economia reale senza alcun costo a carico del bilancio dello stato e, quindi, senza alcun risvolto sul sopraddetto rapporto deficit/PIL".
Come rilanciare il turismo e il settore del made in Italy?
"La crisi attuale, che gli economisti definiscono a V, unita alla forte discontinuità e all’unica certezza che si ha, che è l’incertezza dei tempi che viviamo, sono un’occasione unica per pensare a un piano serio di valorizzazione del Made in Italy che, in una frase, è la sintesi di “bello, buono, ben fatto, bel vivere italiano”. Ho presentato a tale riguardo una proposta di legge sul Made in Italy, che passa anche attraverso una riorganizzazione delle numerose e per nulla coordinate attività di promozione, comunicazione e valorizzazione, così come necessariamente attraverso un nuovo disegno di politica industriale su un comparto di PIL che, unitamente a quello rappresentato dalle PMI, non è mai stato adeguatamente considerato in tutto il suo potenziale, rimasto per troppi anni inespresso, per mancanza di visione e di riforme, così come per dimensioni del nostro sistema industriale che, invece, oggi potrebbe rappresentare un vantaggio competitivo unico, alla conquista delle “nicchie nel mondo”".
Il governo sta gestendo bene l'emergenza?
"Se fossi stata al Governo, sarei partita dal disposto dell’art.117, lettera q della Costituzione, che assegna allo Stato la legislazione esclusiva nelle materie attinenti la profilassi internazionale, per centralizzare la comunicazione e l’informazione sulle procedure e le misure da seguire, non lasciando alcuno spazio alle Regioni e richiedendo loro massima collaborazione istituzionale. Il caos generato da un’informazione caotica, che ancora oggi vediamo a livello regionale, ha generato panico e confusione acuiti, sia dai mezzi di comunicazione, che non sempre hanno agito con equilibrio e obiettività, sia dai social che hanno contribuito a danneggiare l’immagine del nostro paese a livello mondiale. Dagli errori, però, si deve imparare e questa è l’occasione per avviare un approfondimento serio sull’art. 117 del titolo V della Costituzione che, in un mondo sempre più globale e veloce, va riletto e rivisto con un atteggiamento mentale riformistico e non elettorale, consapevoli che l’Italia, può ritornare a essere grande nel mondo, se le comunità regionali, probabilmente da ridisegnare con confini diversi, pur rimanendo entità territoriali il più possibile autonome, non devono mai staccarsi e dissociarsi dal piano che il Governo si dá a livello nazionale".