Politica
Landini, sindacalista senza bussola: dalla fabbrica allo sciopero per la Flotilla
Onore a chi ha rischiato la pelle in prima persona, non a chi resta comodamente ormeggiato nel porto sicuro della propaganda...

Landini, sindacalista senza bussola: dalla fabbrica allo sciopero per la Flotilla
Maurizio Landini, il tribuno autoproclamato dei diritti, ha deciso che il 3 ottobre l’Italia deve fermarsi. Non per i salari, non per la produttività, non per i contratti dei lavoratori – ormai dimenticati – ma per l’abbordaggio israeliano delle navi della Global Sumud Flotilla. Uno sciopero politico, improvvisato e, soprattutto, illegittimo.
Lo dice la Commissione di garanzia sugli scioperi, non un oscuro complotto: in base alla Legge n. 146 del 12 giugno 1990 (modificata dalla Legge n. 83 del 2000), che disciplina il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, ogni mobilitazione deve rispettare un preavviso di almeno dieci giorni e garantire misure per ridurre i disagi ai cittadini. Condizioni elementari, non opinabili.
Landini ha deciso, come un azzeccagarbugli qualsiasi, che farà ricorso, intanto però i disagi saranno inevitabili e la sua passerella non sarà ostacolata. Il cortocircuito è totale. Landini ha perso i lavoratori – i dati lo certificano: il sindacato rappresenta ormai il cinquanta per cento di pensionati (non a caso è stato anche sconfitto nei recenti referendum sul lavoro).
È stato smentito dalle cifre dell’occupazione, che mostrano un tonico mercato del lavoro, non il disastro da lui annunciato. Ha abbandonato l’unica battaglia seria, quella per la produttività, senza la quale i salari italiani resteranno al palo (il confronto con gli altri paesi europei è impietoso). E adesso, rimasto senza bandiere, ha deciso di arruolarsi nella causa della Flotilla, trasformando un tema drammatico e complesso in una scusa per fermare l’Italia.
Landini, che dice di difendere i deboli, è il primo a scaricare i costi della sua agitazione sui cittadini più fragili, quelli che dipendono dai servizi pubblici. Almeno, caro Landini, avesse avuto il coraggio di salire davvero sulla Flotilla in mare aperto: onore a chi ha rischiato la pelle in prima persona, non a chi resta comodamente ormeggiato nel porto sicuro della propaganda!