Governo, la 'scala mobile' della Lega apre il fronte lavoro. Gelo di FdI e Forza Italia, ma il Carroccio tira dritto - Affaritaliani.it

Politica

Governo, la 'scala mobile' della Lega apre il fronte lavoro. Gelo di FdI e Forza Italia, ma il Carroccio tira dritto

Si apre una nuova polemica nel Cdx. E non di politica estera

Di Alberto Maggi

FdI e FI non chiudono completamente la porta alla proposta leghista sul lavoro ma le perplessità sono moltissime. Il Carroccio però tira dritto


Si apre un nuovo fronte di polemiche e di contrapposizioni per la maggioranza di Centrodestra. Un nuovo grattacapo per Giorgia Meloni. E questa volta non riguarda la politica internazionale, non c'entrano né Donald Trump e i dazi Usa e nemmeno Ursula von der Leyen e il piano di riarmo Ue o la guerra in Ucraina e il rapporto con la Russia di Vladimir Putin. La Lega ha annunciato e si prepara a presentare con una conferenza stampa alla quale, oltre al sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, parteciperà quasi certamente anche il vicepremier e segretario Matteo Salvini, una proposta di legge sul lavoro che in molti hanno definito "di sinistra" e che dovrebbe, in teoria, non dispiacere ai sindacati e nemmeno alla Cgil di Maurizio Landini.

In sostanza, per la il Carroccio stipendi e salari dei lavoratori vanno strettamente legati al costo della vita anche se l'aumento automatica previsto per legge annuale non sarebbe esattamente pari all'inflazione ma più basso (ad esempio un rialzo del costo della vita del 3% porterebbe a un incremento automatico delle retribuzioni del 2%). Una sorta di ritorno alla scala mobile, rivista e modello 2025, che fu abolita da Bettino Craxi e che fu una battaglia persa nella Prima Repubblica proprio dal Partito Comunista e della Cgil. Nella proposta leghista ci sono anche gli sgravi per i giovani neo-assunti, anche per le imprese, e soprattutto differenziazioni territoriali che in qualche modo ricordano le gabbie salariali di bossiana memoria, ovvero stipendi più alti nelle parti del Paese (soprattutto al Nord) dove il costo della vita è più alto.

Le prime risposte raccolte nel weekend da Affaritaliani.it arrivate da Fratelli d'Italia e Forza Italia sono a dir poco tiepide, se non fredde. In primo luogo c'è un no secco al concetto, "ormai superato da tempo", di gabbie salariali e sia il partito della premier Giorgia Meloni sia quello del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani sottolineano come gli eventuali aumenti dei salari non dipendono dallo Stato ma dalla contrattazione collettiva che va regolata meglio eliminando le micro-sigle sindacali che fanno contratti al ribasso e lasciando quindi libere le parti sociali di dialogare.

Semmai il compito dello Stato deve essere quello di facilitare questo confronto ma senza interventi di legge. E infatti FdI e FI ricordano che tutta la maggioranza, proprio in base a questo principio ha bocciato il salario minimo per legge delle opposizioni. C'è anche il problema delle coperture, come sempre, e sia i meloniani che gli azzurri ributtano la palla nel campo della Lega, senza chiudere al 100% alla proposta di Durigon, ma affermando che aspetta al ministro Giancarlo Giorgetti dire se ci sono le risorse per questo mini ritorno a una specie di scala mobile. Alle osservazioni di Fratelli d'Italia e Forza Italia, fonti ai massimi livelli della Lega ribattono che "con il taglio del cuneo fiscale l'aumento degli stipendi lo ha fatto lo Stato" e il taglio del cuneo è stato proprio un cavallo di battaglia di Meloni e Tajani più che di Salvini.

E ora dal Carroccio proprio non capiscono queste perplessità che sembrano in parte strumentali per non assecondare una proposta che potrebbe portare molti consensi alla Lega. La premier giovedì 8 maggio incontrerà i sindacati a Palazzo Chigi sul tema delicatissimo della sicurezza sul lavoro, dopo i 650 milioni di euro in più promessi, ma ora proprio sul lavoro e sugli stipendi troppo bassi - temi chiave per gli italiani secondo tutti i sondaggi - gli scoppia l'ennesimo caso nella maggioranza. E la Lega - assicurano da Via Bellerio - non ha alcuna intenzione di fare dietrofront.

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