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Politica
Una legge contro Meloni. Il piano di Pd e Conte, che tentano Salvini...
Giuseppe Conte Giorgia Meloni
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"Cercherà di smarcarsi, di portare avanti qualche battaglia. Ma senza rompere". Così fonti qualificate del Partito Democratico, vicine al segretario Enrico Letta, parlano di Giuseppe Conte e del nuovo Movimento 5 Stelle che sta per nascere dopo il burrascoso divorzio con Rousseau e Davide Casaleggio. Al Nazareno sono convinti che l'ex presidente del Consiglio si muoverà sulla falsariga di Matteo Salvini durante il primo anno dell'esecutivo Conte I, prima della rottura seguita al boom del Carroccio alle elezioni europee del 2019. Insomma, i 5 Stelle contiani saranno partner di Draghi ma senza accettare tutto in modo acritico, senza però arrivare allo strappo.

Anche perché - spiegano sempre parlamentari Dem - qualunque sia la legge elettorale, più o meno proporzionale, un'alleanza tra Pd e M5S è obbligatoria in vista del 2023, altrimenti la vittoria del fronte delle destre è scontata. Letta sa perfettamente che l'ex premier deve caratterizzarsi e in una delle ultime telefonate con Conte ha concordato che i due partiti dell'ex maggioranza giallo-rossa porteranno avanti alcune battaglie in maniera congiunta, ma su altri temi ognuno sarà libero di marcare il proprio territorio. Come ha fatto il Pd in queste settimane, ad esempio, sul ddl Zan e sulla proposta dello Ius Soli.

Tornando al paragone forse improprio tra Conte e Salvini, tra i Dem avanza con forza l'ipotesi che possa nascere un interesse comune tra i due grandi nemici del 2020 sulla legge elettorale. Con l'attuale sistema misto, il Rosatellum, il M5S rischia seriamente di arrivare secondo dopo il Pd in una coalizione - sondaggi alla mano - perdente. Mentre Salvini, se non riesce a far nascere la federazione/partito unico con Forza Italia che vada al di là di un maggior coordinamento in Parlamento delle forze del Centrodestra governativo, ha il problema dell'ingombrante crescita di Fratelli d'Italia.

Il piano di Giancarlo Giorgetti di un unico soggetto politico non è detto che decolli e non è detto che porti davvero la cosiddetta Lega Italia fin verso il 30%. Anche perché, sottolineano dal Nazareno, quando nacque il Partito Democratico, Pds e Margherita erano due partito medio/grandi, oggi Forza Italia ormai vale, forse, il 5%. Ecco che, ragionano diverse fonti politiche, potrebbe essere interesse comune - tutti tranne Giorgia Meloni - una riforma proporzionale del sistema elettorale, che certamente conviene anche a Coraggio Italia di Toti e Brugnaro e al nascente rassemblement liberal-centrista di Calenda, Renzi e +Europa (che poi potrebbero unirsi insieme a pezzi di Forza Italia, vedi Carfagna e Gelmini).

In definitiva, nel Pd stanno seriamente ipotizzando, nel 2022 passata l'emergenza sanitaria e il momento chiave del Recovery, di mettere mano alla legge elettorale. E sanno che sul proporzionale ci sarà la sponda del M5S di Conte, di Forza Italia, dei cespugli centristi di vario genere e, forse, anche della Lega qualora non decollasse il progetto di federazione/partito unico. Qualcuno già parla di una legge elettorale anti-Meloni, l'unica alla quale attualmente conviene il Rosatellum o, addirittura, un rafforzamento del maggioritario.

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