Lo spettro del M5S agita il Pd. Zingaretti nega alleanze, ma...
I renziani furiosi con il sindaco di Milano Beppe Sala
Nessuna alleanza tra Pd e M5S all'orizzonte. O forse no. L'ipotesi viene smentita durante la direzione del Partito Democratico dal segretario Nicola Zingaretti, ma il dibattito tra i dem continua. D'altra parte il segretario vuole un partito plurale, senza un uomo solo al comando (alla Salvini, dice, anche se molti pensano a Renzi). La linea ufficiale, scandita durante la direzione, è "non perseguiamo un'alleanza con i 5 Stelle". Ma molti renziani, sottolinea l'agenzia LaPresse, arrivano al Nazareno masticando amaro: il sindaco di Milano, Beppe Sala, accreditato come possibile candidato premier, ha prospettato apertamente un dialogo con i pentastellati dopo eventuali elezioni. "Dovremo essere pronti a costruire alleanze - dice il sindaco a 'Repubblica - anche con chi verrà dopo Luigi Di Maio alla guida del Movimento".
Parole che non sono piaciute alla vecchia guardia, guidata dal senatore semplice di Scandicci. "Non vedo davvero che cosa abbiamo in comune con loro", attacca l'ex sottosegretario Sandro Gozi, arrivato a Roma direttamente da Parigi, dove tiene le fila con il partito di Emmanuel Macron. Che dire di Beppe Sala, quindi? "Penso che sia un ottimo sindaco di Milano, e sarebbe anche un perfetto candidato premier per il centrosinistra", risponde con iniziale apertura Carlo Calenda, che poi attacca: "Però, come si fa a dire che vogliamo governare il Paese con M5S, oltre che ad insultarci quotidianamente, stanno governando in modo disastroso?".Calenda porta con sè un faldone con 25mila firme, raccolte in pochi giorni a sostegno del suo ordine del giorno. Il documento, spiega, mira ad affrontare "tre problematiche fondamentali del Pd che sono chiarezza sull'alleanza con M5S, un'alternativa da costruire senza fare un'opposizione di rimbalzo, un maggiore coordinamento.
L'odg viene citato da Zingaretti in direzione: "Ne ho condiviso lo spirito", dice, aggiungendo di aver nominato una "delegazione ristretta", di cui fa parte assieme al presidente, i capigruppo e il suo vice, proprio per dare capacità di iniziativa. Alla fine, Calenda ritira il suo odg e i 3 punti vengono avallati dall'intera direzione.Ad ogni modo, rimangono punti di vista distanti, forse non conciliabili se davvero si arrivare a parlare coi grillini. Lo stesso Dario Franceschini, che nei giorni scorsi aveva parlato di un grande errore nel non dialogare con i pentastellati, dice che "finalmente si è avviata una riflessione collettiva sul rapporto tra noi e il M5S, con idee diverse ma con un punto in comune: nessuno sta proponendo un governo con loro".
La riunione si chiude con l'approvazione, senza voti contrari e con 24 astenuti, della relazione di Zingaretti. Tra le astensioni c'è quella di Gianni Del Moro, in polemica con il commissariamento del Pd siciliano, affidato a Alberto Losacco dopo l'annullamento dell'elezione del segretario regionale Davide Faraone. Il deputato sostiene che "annullare l'elezione di un segretario regionale dopo 8 mesi dalla sua elezione, rispondendo a dei ricorsi di 7 mesi fa con una decisione assunta a maggioranza 6 a 3 senza una condivisione politica, crea un precedente pericoloso".
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