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Politica
M5s, la guerra si fa a colpi di tweet. Contiani-dimaiani, chi sta con chi
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio 

M5s, dalla guerra di nervi allo scontro a viso aperto

L’elezione del presidente della Repubblica è stato il vero detonatore in casa Cinque stelle. Si sono ormai polarizzate le posizioni tra dimaiani e contiani al punto che un redde rationem è diventato inevitabile. E’ solo questione di tempo. Le truppe, infatti, cominciano a schierarsi a viso aperto da una parte e dall’altra. La scintilla che ha fatto traboccare il vaso è stata proprio, nel pieno delle trattaive per il Quirinale il caso Elisabetta Belloni. Di qui, a elezioni quirinalizie concluse, quella richiesta di chiarimento incrociata tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, sulla quale proprio il presidente Cinque stelle ha rivendicato la primazia. Come finirà? Si arriverà a coinvolgere i probiviri per valutare la condotta del ministro degli Esteri o tutto si risolverà in una tregua armata dopo un confronto magari a quattr’occhi? In attesa di conoscere gli sviluppi, intanto, oggi i due leader hanno mandato in avanscoperta i propri fedelissimi.

 

M5S, DUELLO PER LA LEADERSHIP: CHI HA RAGIONE FRA CONTE E DI MAIO? VOTA

 

M5s, battaglia a colpi di tweet

A interviste e prese di posizione, però, si è aggiunta nelle ultime ore anche una campagna social con l’hashtag #DiMaioOut diventato, tra la tarda serata di ieri e oggi stesso, trend topic su Twitter. Una campagna che fa parlare diversi parlamentari vicini al ministro degli Esteri, interpellati dall’Adnkronos, di “solita strategia dell’odio. Adesso sfruttano account fake per orientare gli utenti. Quella della macchina del fango contro Di Maio è una pratica già esistente, ci facciamo i conti da anni". Non senza richiamarsi ad esperti social come Pietro Raffa, per sostenere che si tratti di una iniziativa "portata avanti con account falsi su Twitter".

Un tweet bombing che un fedelissimo di Di Maio come il deputato Sergio Battelli commenta a viso aperto: "E' incredibile che il Movimento che ha fatto della Democrazia il proprio mantra usi le picconate social con tweet che lanciavano hashtag gestiti da profili fake". Proprio Battelli, già in mattinata, sempre via social, aveva sottolineato che “una richiesta di confronto seria e non di facciata, dura, forte non è uno sfregio, non è una 'lesa maestà', non è un insulto ma l'unico modo per dissipare le frizioni". Per poi aggiungere: "Oggi abbiamo un problema: molti, io per primo, vogliono spiegazioni. Spiegazioni, non teste rotolanti”. Con tanto di avvertimento finale: “Il MinCulPop interno l'ho sempre detestato e non inizierò certo a farmelo piacere oggi. Perché il non detto e il subìto possono fare danni enormi". Un tweet bombing di fronte al quale la capogruppo renziana alla Camera, Maria Elena Boschi, ha avuto gioco facile nel dire: “Cambiano i destinatari, ma non i metodi”.

M5s, si schierano dimaiani e contiani

Mentre i dimaiani fanno quadrato intorno al ministro - dal sottosegretario per il Sud Dalila Nesci a quello degli Esteri Manlio Di Stefano (è sua la richiesta di porre fine alla “ripugnante caccia all’uomo verso Di Maio”), passando per i deputato Francesco D’Uva e  Andrea Caso -, i contiani non restano silenti. Intervistato dal Corsera, il vicepresidente M5s Michele Gubitosa, ha chiesto che Di Maio chiarisca: "Non si capisce di quali fallimenti (Luigi Di Maio, ndr) parla, visto che era con noi in cabina di regia", ha detto. Non senza sottolineare che il ministro degli Esteri ha appunto "il dovere di fornire chiarimenti soprattutto agli iscritti e sostenitori del Movimento, in merito ai comportamenti tenuti negli ultimi giorni".

Anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, è intervenuto nel dibattito e a Radio anch’io ha sostenuto: “Io che ho partecipato ai tavoli di regia ho sempre visto un presidente Conte trasparente e corretto nei confronti di capigruppo".

M5s, l’assist a Conte di Di Battista e l’incognita Beppe Grillo

Ma l’assist più forte che ha incassato l’avvocato pugliese è stato senza dubbio quello di Alessandro DI Battista. Già ieri Dibba su Facebook vergava un post di questo tenore: "Da anni è necessaria una riflessione politica all'interno del Movimento ma è vigliacco mettere oggi sul banco degli imputati l'ultimo arrivato che al netto di idee diverse su alcune questioni considero persona perbene e leale". Mentre oggi, intervistato dal Fatto Quotidiano, non ha risparmiato bordate a Di Maio: “Credo che a Luigi interessi più salvaguardare il suo potere personale che la salute del Movimento".

In questo scontro senza esclusione di colpi in casa M5s, però, ancora non si sa come e se si schiererà Beppe Grillo. Il tweet in cui il garante e fondatore del Movimento si è esposto su Elisabetta Belloni lascerebbe pensare che almeno nelle ore convulse della trattativa - quando sembrava prendere piede la candidatura al Quirinale della numero uno del Dis - spalleggiasse il leader M5s. Ma c’è anche chi sospetta che in realtà possa essere infuriato perché ingannato da Conte.

Quella dell'inganno è, per esempio, la tesi di Vincenzo Presutto. Il senatore del Movimento cinque stelle, tra i principali sponsor del Mattarella bis, infatti, ai microfoni di MattinaLive su Canale 8, ha detto senza giri di parole: “Il tweet di Grillo su Belloni di venerdì sera? Non c'è mai stata intesa sul capo dei servizi segreti, ma una persona molto autorevole ha chiamato Grillo dicendogli che avevamo chiuso l'accordo e di fatto Grillo, che non era a Montecitorio, è stato ingannato”.

Quindi, una richiesta di chiarimento che avanza anche lui: “A causa di questa dinamica torbida - ha concluso Presutto - abbiamo bisogno di un chiarimento interno al Movimento: è una situazione che va spiegata, non si mette alla berlina il fondatore del Movimento 5 Stelle”.

Le lame hanno appena iniziato a incrociarsi. La battaglia, insomma, si prefigura senza esclusione di colpi. Il fondatore Beppe Grillo ha sempre sostenuto che il Movimento è “biodegradabile”, è vero. Ma di questo passo forse la sua profezia potrebbe anche avverarsi tra non molto tempo.

 

 

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