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Politica
M5s, limite doppio mandato? In bilico. "Non possiamo perdere Di Maio-Taverna"
 Beppe Grillo 

M5s, Vincenzo Presutto: “La questione del limite del doppio mandato va affrontata in modo collegiale e allargato. Il voto degli iscritti è un punto d’arrivo. Prima serve un confronto attivo. Ma non bisogna perdere il bagaglio d’esperienze accumulate. La rotazione? Un compromesso che esiste in tutti i partiti”

In attesa di capire come si risolverà la grana con il Tribunale di Napoli, il vero nodo gordiano per il Movimento cinque stelle rimane quello del limite dei due mandati. Si andrà verso una deroga oppure no: è questo l’assillo che agita gli eletti, soprattutto in Parlamento, dal momento che quasi il 30 per cento di loro, in base alla regola aurea delle origini, sarebbe a fine corsa. Un busillis che è diventato un tormento in queste ultime ore, dopo le indiscrezioni riportate dall’Adnkronos sull’orientamento del garante Beppe Grillo. Nessuna deroga: sarebbe questa la bussola del fondatore del Movimento.

Una linea non confermata e neppure smentita. Ma comunque una posizione che con contraddice quanto, invece, il comico genovese ha lasciato intendere nel suo post sul blog del 5 febbraio scorso, parlando in maniera chiara di “rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione". Che tradotto significa: chi ha già fatto due mandati in Parlamento può ambire a candidarsi all'Europarlamento o ai Consigli regionali, ma non più alla Camera o al Senato.

Se fosse davvero questa la volontà di Grillo, saremmo comunque di fronte a una exit strategy più soft. Affaritaliani.it ne ha parlato con il senatore M5s Vincenzo Presutto, molto attivo sin dall’inizio delle votazioni per la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Nella galassia pentastellata non è considerato né un dimaiano e né un contiano, bensì un “grilliano”: “Sono un cultore di Grillo - dice Presutto stesso al nostro giornale –, ma nel senso che provo un’immensa riconoscenza nei suoi confronti e nei confronti di Gianroberto Casaleggio perché la loro idea ha consentito ai cittadini di avvicinarsi alla politica in maniera attiva, di renderla a portata di mano attraverso i meet-up”.

Senatore, da “grilliano”, crede che pure Beppe si sia ammorbidito aprendo, seppure con dei paletti netti, alle deroghe?
Grillo si è ammorbidito sicuramente rispetto ai cambiamenti del Movimento, ma era inevitabile dal momento che il M5s da forza di opposizione è diventato forza di governo. Nessuna organizzazione, qualunque sia la sua natura, può restare statica nel tempo.

Vale anche per la vexata quaestio della deroga ai mandati?
Il problema del doppio mandato c’è e va affrontato. Lo abbiamo già fatto in passato, e secondo me giustamente, sui consiglieri comunali che sono una vera prima linea. Sul resto, aspetterei che Grillo si pronunciasse apertis verbis. Sappiamo tutti, infatti, che se Beppe ha qualcosa da dire la dice senza farsi problemi.

In realtà, una posizione l’ha già in qualche modo espressa, parlando sul suo blog di rotazione. Lei sposa più la linea delle origini o ritiene che sia giusto derogare?
La linea ‘due mandati e a casa’ fa perdere un enorme bagaglio di esperienze che il Movimento ha accumulato. Per me, che vengo dal mondo delle aziende private e delle multinazionali, l’esperienza vale oro. Penso anche, però, che se diventa centro di potere non è più oro.

Bene il criterio della rotazione, allora?
La rotazione è un compromesso che tra l’altro esiste in tutte le altre formazioni politiche. Solo che, di solito, nei partiti tradizionali è al contrario perché il cursus politico in genere parte dal territorio.

Se fosse applicata al Movimento, big del calibro di Luigi Di Maio o Paola Taverna dovrebbero tentare la strada dell’Europarlamento o dei Consigli regionali. Vista la debolezza del M5s soprattutto nelle competizioni amministrative non le sembra una sorta di punizione?
Più che una punizione, sarebbe una privazione di esperienze molto forti. Il Movimento non può privarsi di esponenti, appunto, come DI Maio o Taverna. Vanno mantenuti. La vera differenza, ne sono sicuro, la fa il grado di interazione tra i diversi organi rappresentativi che solo un Movimento forte e ben organizzato può assicurare. Le faccio un esempio.

Prego.
Il Pd ha da poco perso David Sassoli. Ma Sassoli, con i suoi valori, era un esponente di spicco e rappresentativo del partito anche dall’Europarlamento.

Come se ne esce, allora?
E’ una questione che va affrontata in maniera collegiale, allargata. Perché la cultura del Movimento nasce dalla partecipazione di attivisti, iscritti, simpatizzanti, oltre che di eletti a ogni livello. Sono valutazioni che vanno rimesse a tutto il mondo che ruota attorno al M5s.

Un voto degli iscritti, insomma, è ineludibile?
Il voto deve essere il punto d’arrivo. La base ha sofferto molto del mancato coinvolgimento. Ricordiamo che l’ultimo confronto vero risale agli Stati generali. Prima di arrivare a una consultazione, quindi, è necessario riattivare un vero processo democratico e per farlo serve prima un confronto attivo.

Non vede il rischio che la base si schieri su una posizione più integralista e quindi, contro le deroghe?
È proprio per questo che va rinsaldata la catena della partecipazione che, purtroppo, è venuta meno. E’ scontato, altrimenti, che gli attivisti resteranno fermi su valutazioni di principio ormai retrodatate. Il coinvolgimento ex ante di tutte le parti consentirebbe invece di arrivare a una soluzione ottimale e funzionale.

Per semplificare: se prevalesse una linea oltranzista, Conte  ci perderebbe o guadagnerebbe senza di Maio e con Di Battista?
Il Movimento, chiunque sia a guidarlo, ci guadagna solo se tiene insieme tutte le sue anime, compreso Di Battista. Di questo ne sono fermamente convinto. Chiunque ama il M5s, guidandolo o meno, deve tifare perché tutti vengano messi nelle condizioni di lavorare insieme, ciascuno con le proprie peculiarità.

Nel frattempo, però, la fibrillazione tra gli eletti rimane, le casse del Movimento languono. Teme un’ulteriore emorragia di eletti?
Quando ci sono cambiamenti, il rischio di effetti collaterali anche negativi è da mettere in conto. Noi già abbiamo avuto fuoriuscite di peso. E’ vero, potrebbero essercene delle altre, ma l’importante è che il valore identitario del M5s e cioè la centralità dei cittadini, venga preservato.

 

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