Politica
Manovra, Alemanno: "Meloni senza coraggio accetta i dogmi di Bruxelles"

Manovra, su Affaritaliani.it l'affondo da destra di Alemanno al governo
Alemanno: "E' tutta una retromarcia rispetto a alle promesse elettorali"
Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, che sta costruendo una formazione politica a destra di Fratelli d'Italia lancia su Affaritaliani.it l'affondo contro il governo Meloni sulla Legge di Bilancio per il 2024. Il giudizio sulla manovra è netto e chiaro: "È una legge priva di profilo politico e troppo provvisoria, visto che prevede interventi fiscali limitati solo all’anno di esercizio".
In molti sostengono che sia troppo prudente e che il governo tema troppo il giudizio dell'Unione europea, è così? "Sì", risponde Alemanno. "E' l’effetto di un rapporto con l’Unione Europea rinunciatario e perdente, come lo è stato anche per gli altri governi. In un anno il Governo Meloni avrebbe dovuto aprire una grande trattativa in Europa per imporre nuove regole economiche più favorevoli allo sviluppo o comunque attente alla situazione di guerra che stiamo vivendo. Invece ci siamo limitati a fare i primi della classe accettando i dogmi liberisti e rigoristi che dominano a Bruxelles".
Sulle pensioni, in particolare, Quota 104 è ben lontana dalle promesse elettorali, soprattutto della Lega. Come può Salvini accettare una retromarcia simile? "Quella di Salvini e anche della Meloni è tutta una retromarcia rispetto a alle promesse elettorali. Meloni per una definitiva conversione al neo-liberismo, Salvini per una continua oscillazione tra posizioni inconciliabili tra loro".
Meloni dovrebbe avere più coraggio? O teme le agenzie di rating, in particolare Moody's il 17 novembre, e la reazione sui mercati con l'occhio sempre puntato sullo spread? "Certo che teme questi pericoli, che non possono essere sottovalutati. Ma bisogna anche avere coraggio, altrimenti si muore di recessione e tagli agli investimenti. Lo scudo allo spread può essere costruito solo spingendo il nostro risparmio privato ad investire sul nostro debito pubblico, per essere meno dipendenti dagli investitori internazionali. Ma prima di arrivare alla manovra dovevano essere fatto dei passi preparatori che i nostri governanti non sono riuscito ad impostare troppo presi dall’idea di fare i “primi della classe” in Europa e nell’Occidente", conclude Alemanno.