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Politica
Mattarella resti al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi

CHI POTREBBE ESSERE IL PROSSIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA?

A cura di Alessandro Amadori, sondaggista

 

Nel sistema italiano, il presidente della Repubblica viene eletto dal parlamento, non dai cittadini. Ma se lo eleggessero i cittadini, su chi si aggregherebbero le preferenze? Le ricerche condotte su questo tema da alcuni istituti convergono nell’indicare l’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi, come il preferito dagli italiani per la massima carica istituzionale del nostro Paese. E’ dunque vero che esiste una sorta di “effetto super-Mario”, in funzione del quale l’ex governatore della Banca Centrale Europea oggi è visto, da una larga parte di cittadini, come una sorta di super-problem solver, a cui affidare le sorti dell’Italia tanto sul fronte del potere esecutivo (governo) quanto su quello degli equilibri istituzionali (presidenza della Repubblica).

D’altra parte, proprio il fatto che Draghi abbia sia un’elevata fiducia come presidente del Consiglio (64% secondo l’ultima rilevazione di Istituto Piepoli) sia una preferenza demoscopica per un possibile ruolo come presidente della Repubblica, crea ambivalenza nell’opinione pubblica. Nell’interesse dell’Italia, meglio che faccia il presidente del Consiglio oppure della Repubblica? Per risolvere questa ambivalenza, ci sono delle possibili alternative. In linea di principio, verrebbe così gradita anche una riconferma per l’attuale presidente, Sergio Mattarella. Otteniamo così il “binomio istituzionale” apparentemente perfetto, in questa delicata fase che l’Italia sta attraversando: Draghi al governo, Mattarella al Quirinale. Secondo un italianissimo principio di continuità.

A seguire, molto distaccati, ci sono Giuseppe Conte e Silvio Berlusconi. Mentre Draghi e Mattarella hanno un consenso trasversale, Conte e Berlusconi possono contare ciascuno su un loro “popolo affezionato”, decisamente più ristretto numericamente e maggiormente connotato politicamente. Tanto Conte quanto Berlusconi sono due figure per le quali è forte l’aspetto relazionale, di investimento anche emotivo, da parte del loro popolo di “promoter” (a cui si contrappongono coloro che invece li considerano troppo “populisti” per un incarico come quello in gioco). Infine, da una piccola minoranza sono scelte due figure femminili, ovvero Emma Bonino e Marta Cartabia. La prima per il suo ruolo storico di figura di riferimento per le battaglie sui diritti civili, la seconda per la sua neutralità “tecnica” combinata con una riconosciuta competenza giuridica.

Al momento presente, non sono state testate in modo affidabile altre candidature. Anche dal punto di vista demoscopico, dunque, la partita del Quirinale è assolutamente aperta.

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