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Politica
Mattia Santori candidato col Pd a Bologna: polemiche sul leader delle Sardine
Da sinistra: il candidato Sindaco Lepore, Santori e il segretario nazionale del Pd Letta

Mattia Santori si candida con il Pd alle amministrative di Bologna: una scelta che sta suscitando molti malumori, fuori e dentro il Pd

La candidatura di Mattia Santori alle comunali di Bologna, da indipendente nelle liste del Pd, sta suscitando malumori e discussioni. Il primo a criticare la scelta è stato Carlo Calenda, che da tempo è uscito dai Dem, ma che non ha mancato di polemizzare con il leader del Sardine, in uno scambio di auspici sulle “pedate nel sedere”, ancorché metaforiche.

Anche all’interno del Pd non tutti hanno gradito la scelta di candidare Santori, che si era espresso in maniera molto critica nei confronti del partito. Dopo averlo definito “tossico” nel suo complesso, il giovane attivista se l’era presa in particolare con la corrente di Base Riformista, formata, in buona sostanza, da ex renziani che non hanno seguito la migrazione di Matteo Renzi in Italia Viva.

Sul loro conto, Santori ha utilizzato espressioni effettivamente forti: da “Siete i cavalli di Troia di Renzi che hanno ampiamente inquinato il Pd” a “state trafficando per un renzismo 2.0”, cosa che ne farebbe “un avversario da combattere”. Parole che il senatore milanese Alessandro Alfieri definisce “inaccettabili dentro una comunità politica, ingenerose verso chi si spende da anni sul territorio”. 

“Sono critiche gratuite e sbagliate. Abbiamo contribuito a garantire il profilo riformista del Pd. Santori sbaglia del tutto analisi. Sono certo che Letta saprà spiegargli le regole interne del partito", aggiunge Alfieri in un’intervista al Quotidiano Nazionale. Il senatore lombardo ha parlato di Santori anche su Facebook, in un lungo post nel quale prima dà il benvenuto alle varie Sardine (non solo Santori) che hanno deciso di nuotare nelle correnti del Pd, ma poi aggiunge “non capisco la necessità di compilare la lista dei buoni e dei cattivi dentro il Pd. O perlomeno comprendo che lo facciate per prevenire critiche interne al movimento stesso. Ma le critiche in ogni caso arriveranno: immagino vi sia chiaro che la fase dei soli applausi è finita”.

Sempre via social, arriva una stangata anche dal senatore Andrea Marcucci, che prima dell’avvento di Enrico Letta alla segreteria era capogruppo Dem: "Il marchio del Pd evidentemente non è più tossico per Mattia Santori. Ora deve solo imparare l'educazione, non si può entrare in una comunità ed attaccarne una parte, con slogan abbastanza vetusti. Spero che qualcuno gli insegni la netiquette".

Impietosa come sempre, la Rete si scatena in ironie sul posto nel quale l'aspirante consigliere comunale parla del suo sogno ("il primo stadio del frisbee a Bologna"), mettendolo a confronto con il ben più ambizioso "I have a dream" di Martin Luther King.

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Come mai la candidatura di Santori risulta così divisiva? In fondo, con una tornata amministrativa che il 3-4 ottobre riguarderà ben 20 comuni capoluogo (6 di regione e 14 di provincia), ci sono qualche migliaio di aspiranti consiglieri comunali che, da un parte o dall’altra, potrebbero essere ben più meritevoli di critiche. Basta leggerne i programmi elettorali o anche solo i post sui social.

Il giornalista Massimo Rebotti giustamente osserva: “Con tutti gli aspiranti consiglieri comunali improbabili (o peggio) che ci sono, il grado di irritazione che Santori suscita mi colpisce. Un saputello? Ok, fosse il primo. E tanti hanno avuto ben più successo di lui. Un incompetente? Ehm, vogliamo parlare di alcuni recenti ministri? Insomma, soprattutto nella parte che in qualche modo potrebbe essere affine a Santori, la sinistra, c’è il fastidio più diffuso, il dileggio, gli insulti. È, questa, la parte in cui tutti si credono il commissario tecnico della Nazionale e quindi il 'ma questo chi è, ma cosa vuole?' scatta, come dire, automatico. Ciononostante questa irritazione - con tutti i candidati un po’ impresentabili che pure la sinistra ha avuto e ha (e che mica ricevono lo stesso trattamento) - mi pare significativa, qualcosa per cui dire: ‘Oh, ma questo Santori, in fondo in fondo, che vi ha fatto?’. A meno che, ed è un’ipotesi, l’irritazione in sè, a prescindere da chi la suscita, sia diventata una delle caratteristiche più autentiche dei tempi”.

Mattia Santori: "Ecco perchè mi candido con il Pd"

Ovviamente ha detto la sua anche il diretto interessato. Mattia Santori è ben consapevole degli attacchi che sta ricevendo dall’esterno, ma anche dall’interno, in quanto non tutte le Sardine vedono con favore l’ingresso dei meccanismi dei partiti tradizionali. Non solo il Pd, perché movimenti multidirezionali sono in corso anche in altre città. Si tratta, spiega il giovane leader, “di una fase nuova. Perché c'è un tempo per arginare e un tempo per costruire. Un tempo per trincerarsi e uno per andare all'attacco. Vi diranno che siamo schiavi del Pd, che gettiamo la maschera, che ci vendiamo per un posto in giunta. Chi lo dice ha ruoli politici ottenuti non certo per etica, passione o abnegazione alla cosa pubblica; non si fa problemi a cambiare casacca in base ai sondaggi; usa il proprio profilo o la propria testata come gogna mediatica o fornace di fake news. La verità è che hanno paura perché qualcuno alle dinamiche da Prima Repubblica preferisce rimboccarsi le maniche e offrirsi alla politica, perché un giovane attivista sceglie di certificare un'alleanza partendo dal basso piuttosto che farsi blindare un comodo posto in Parlamento”. 

Un impegno in prima persona, che, aggiunge Santori in un altro passaggio, è la naturale prosecuzione dell’impegno assunto con il sostegno a Stefano Bonaccini nelle regionali del 2019: “Non si tratta di entrare nel PD o in altri partiti, significa dare il proprio contributo alla coalizione guidata da Matteo Lepore, una coalizione che il 4 ottobre vuole vincere con un ampio margine per dare una sveglia al centrosinistra nazionale e dal 5 ottobre vuole dimostrare cosa significa amministrare quella che mira ad essere la città più progressista d’Italia".

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