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Politica
Nordio prova a resistere: "Non lascio". Ma ora Lega e FdI lo accerchiano

Nordio allontana le dimissioni, ma nel governo è accerchiato

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sottolineando in una nota che "le voci sulle nostre divisioni interne sono manifestamente smentite dai voti". "Non ho mai minimamente pensato a dimettermi. In primo luogo perché con la premier siamo in perfetta sintonia. Poi perché le critiche, soprattutto quelle espresse in modo scomposto ed eccentrico, sono uno stimolo a proseguire. Ed infine perché la mia risoluzione sulla giustizia è passata con 100 voti contro 50 al Senato, e con la stessa percentuale alla Camera, con una standing ovation anche da una parte dell'opposizione". Lo dichiara il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sottolineando in una nota che "le voci sulle nostre divisioni interne sono manifestamente smentite dai voti". 

Ma secondo i quotidiani oggi in edicola il clima nei suoi confronti è tutt'altro che dei migliori. Secondo il Fatto Quotidiano, "nelle ultime ore si è sfogato così con gli amici più stretti: “Io vado avanti con le mie idee, ma sono solo e senza copertura politica”. Il ministro della Giustizia scelto da Giorgia Meloni non è tanto preoccupato per le accuse dell ’opposizione, quanto dal fatto che ai vertici del governo nessuno si sia speso apertamente per difenderlo. Tant’è che è stato lui, e non la premier, a spiegare che tra loro c’è unità di intenti".

Secondo il Fatto, "non è un mistero che Meloni sia imbarazzata per le parole di Nordio contro i magistrati che “vedono la mafia dapper tutto” arrivate a due giorni dall ’arresto del boss latitante Matteo Messina Denaro. Meloni, che oggi inizierà un mini-tour all’estero tra Algeri, Stoccolma, Berlino e Bruxelles, non vuole dare segnali di allentamento nella lotta alla mafia e vuole evitare scontri aperti contro la magistratura".

Meloni "commissaria" Nordio con Delmastro Delle Vedove e Mantovano

Ma secondo il quotidiano diretto da Marco Travaglio sia Lega sia Fratelli d'Italia hanno nei fatti preso le distanze dal ministro, facendolo sentire solo e accerchiato. Il Fatto fa anche una ricostruzione piuttosto maligna: "Salvini sa che Nordio è stato voluto personalmente da Meloni e criticarlo apertamente può essere un modo per mettere ancora più in imbarazzo la premier. Ma Meloni non ha alcuna intenzione di farsi trascinare nelle polemiche. Se non può scaricare il ministro apertamente, quantomeno ha deciso di affidare i dossier più delicati ad altri uomini di sua stretta fiducia. Quasi un commissariamento", scrive il Fatto, che si riferisce al sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro Delle Vedove – che ha subito corretto Nordio sulle intercettazioni che “resteranno anche per corruzione, concussione e pec ulato” – e l’altro è Alfredo Mantovano, già magistrato e oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio. 

La Stampa entra nel merito di alcuni temi sui quali Nordio non ha convinto il governo. "Quello che però ai piani alti del centrodestra gli imputano è di avere aperto uno scontro di cui non si sentiva la necessità. La premessa immancabile è che c’è da gestire la velocizzazione dei processi, perché è questione di vita o di morte con il Pnrr; tutto il resto, ossia le grandi riforme, seguirà. E invece Nordio s’era gettato a capofitto negli annunci: sulla separazione delle carriere, sulla discrezionalità dell’azione penale, sulle intercettazioni, sulla mafia che non c’è così tanto. Il risultato è che la magistratura s’è compattata e s’è fatta sentire. E il governo è corso ai ripari", spiega la Stampa.

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