Palazzi & potere
Dario Franceschini tiene a battesimo il “Premio Giuseppe Di Vagno”

Alla cerimonia prenderanno parte il presidente della Giuria Stefano Caretti, presidente della Fondazione Sandro Pertini di Firenze e il presidente del Comitato scientifico Maurizio degl’Innocenti dell’Università di Siena.
Oggi presso la Sala Spadolini del Ministero dei Beni culturali, alla presenza del ministro Dario Franceschini si terrà la cerimonia di premiazione del primo “Premio di ricerca Giuseppe Di Vagno”, dedicato alla memoria del giovane deputato socialista assassinato dai fascisti il 25 settembre 1921. Una storia a lieto fine se si considera che l’iter di approvazione della legge di istituzione del premio, in ricordo del primo parlamentare della storia d’Italia privato della vita per mano fascista (tanto da essere definito “il Matteotti del sud”), è durato circa un decennio.
A complicare ulteriormente la procedura ci hanno pensato i deputati del Movimento 5 Stelle, che – probabilmente ignari della storia personale di Di Vagno – nel novembre del 2013 presentarono in Commissione cultura, dove si discuteva della proposta di legge in onore del martire anti-fascista, due emendamenti volti a eliminare qualsiasi riferimento all’appartenenza e alla storia politica di Di Vagno, proponendo la cancellazione dell’attributo “socialista” e la sua sostituzione con la perifrasi “cultura sociale, economica, ambientale”.
Per giustificare l’imbarazzante vuoto di memoria storica, gli incauti ideatori di questa “scemenza censoria”, come la definì Michele Serra dalla pagine di Repubblica, si affrettarono a evocare un altro caposaldo del grillismo, quello del “rischio di spreco di denaro pubblico”, andando incontro così all’ennesima figuraccia demagogica di chi crede che “socialista” sia inevitabilmente sinonimo di “ladro”. “Solo degli ignoranti possono disconoscere il livello della Fondazione Di Vagno: alla cerimonia per il novantesimo anniversario della morte presenziò il presidente Napolitano”, rispose ai deputati pentastellati l’autore della proposta di legge di istituzione del premio, Marco Di Lello. Da allora sono passati tre anni, il premio è stato finalmente istituito, ma i grillini, a vedere lo scivolone del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio sul “Pinochet in Venezuela”, sembrano proprio non essere migliorati sotto il profilo della conoscenza storica.
A cercare di mantenere alto il livello di memoria storica nel Paese ci pensa, appunto, il premio Di Vagno, volto a celebrare la memoria del giovane deputato socialista con un’iniziativa non materiale bensì simbolica, nella forma più significativa che si potesse ideare, quella di un Premio di ricerca.
“La Fondazione Di Vagno – dichiara il presidente Gianvito Mastroleo – ha ritenuto di invertire la rotta, traguardando questa volta non più simboli materiali, per i quali l’indifferenza spesso sovrasta i sentimenti, ma la diffusione e il continuo rinnovarsi del sapere, identificando la memoria di Di Vagno come metafora della ricerca e della lotta contro ogni forma di oppressione e del rifiuto della violenza come strumento di lotta politica, per la pacifica convivenza e per la democrazia”.
“Un monumento diverso, dunque – conclude Mastroleo – il più efficace perché possa restare, rinnovandosi di anno in anno, nella coscienza collettiva del popolo italiano che ogni biennio si arricchirà di un contributo ampiamente condiviso alla cultura storica, economica, sociologica, sempre nello stesso nome e nello stesso ricordo: affidando a giovani studiosi, attraverso il loro lavoro intellettuale, il compito di tener viva la memoria nella sua funzione positiva, non come alimento della malinconia, ma come speranza di futuro”.
Alla cerimonia, oltre al Ministro dei beni e delle attività culturali Dario Franceschini, prenderanno parte il presidente della Giuria Stefano Caretti, presidente della Fondazione Sandro Pertini di Firenze, e il presidente del Comitato scientifico Maurizio degl’Innocenti dell’Università di Siena, nonché presidente dell’Istituto di studi storici Turati di Firenze.
I vincitori della prima edizione del premio sono due giovani ricercatori dell’Università di Roma, Michele Cento e Roberta Ferrari, che si sono distinti con un progetto di ricerca – si legge nella motivazione della Giunta – “di sicuro interesse storiografico e secondo una prospettiva originale”, dal titolo “Il socialismo ai margini: classe e nazione nel pensiero e nelle politiche socialiste del Sud Italia e in Irlanda”.