Politica
Pandemia, i lati oscuri della gestione dei governi Conte II e Draghi
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Fase I, autopsie, Bergamo, terza dose, obbligo vaccinale…
Se così fosse, su quali dati scientifici il governo avrebbe introdotto l’obbligo vaccinale per medici e sanitari e successivamente per gli over 50? Credibilità politica zero! Per mesi la narrazione dominante è stata “ne usciremo solo col vaccino”. Ad oggi la popolazione over 12 che ha completato il ciclo vaccinale primario ha raggiunto l’87%. In pratica l’obiettivo della vaccinazione di massa è stato ampiamente raggiunto. Eppure, i dati pandemici di ieri, 18 gennaio, ci offrono una lettura alquanto preoccupante: 434 decessi in un giorno e un tasso di positività pari al 15,4%, dati pressoché identici a quelli della seconda ondata (novembre 2020), quando il vaccino ancora non c’era.
Il 22 luglio 2021 – quando fu introdotto il green pass a partire dal 6 agosto – il premier Draghi affermò che “il green pass è una misura con cui gli italiani possono continuare ad esercitare le proprie attività, a divertirsi, ad andare al ristorante, a partecipare a spettacoli all’aperto e al chiuso, con la garanzia di trovarsi tra persone non contagiose”.
Niente di più falso. La variante Omicron sta dimostrando che anche i vaccinati con tre dosi possono contagiarsi, quindi il Presidente del consiglio ha diffuso una notizia falsa e una falsa rassicurazione. Il 24 novembre scorso il premier affermava un’altra falsità: “la situazione italiana oggi è sotto controllo, in una delle situazioni migliori in Europa, grazie alla campagna italiana che è stata un successo notevole”, ma meno di due mesi dopo ci ritroviamo con un numero di morti e un tasso di positività similari a quelli del novembre 2020.
Il reato di abuso della credulità popolare (art. 661 c.p.) è stato depenalizzato, resta tuttavia la pena della sanzione amministrativa da 5.000 a 15.000 euro. Questione terza dose e richiami successivi. Col dilagare della variante Omicron il governo ha ridotto la durata del super green pass in un primo momento da 12 a 9 mesi, successivamente da 9 a 6 mesi, costringendo milioni di italiani a vaccinarsi anche con la terza dose pena la perdita del certificato verde, ormai indispensabile pure per andare a lavorare o entrare in un bar.
Già si parla di quarta dose o di una dose all’anno fin quando non si sa, ma pochi giorni fa Marco Cavaleri – responsabile per i vaccini dell’Ema (Agenzia europea del farmaco) - ha dichiarato che “non possiamo continuare a dare dosi di richiamo ogni tre o quattro mesi […]. Se l’uso dei richiami potesse essere considerato parte di un piano di emergenza, vaccinazioni ripetute a brevi intervalli non rappresenterebbero una strategia sostenibile a lungo termine”, concetto ribadito peraltro anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità.
Chi risponderà penalmente degli effetti avversi o delle morti causate da terza dose o eventuali dosi successive? Lo stesso virologo Andrea Crisanti, che negli ultimi tempi si è discostato dal coro generale dei suoi colleghi, ha ammesso che “non è salutare stimolare il sistema immunitario ogni 4 mesi”. Se dunque Ema, Oms e una parte della comunità scientifica sconsigliano richiami vaccinali a breve termine, per quale motivo il governo non ne tiene conto e va avanti lo stesso col booster?
Insomma, le responsabilità del ministro Speranza, dei componenti del comitato tecnico-scientifico sono evidenti. Possibile che, nonostante l’obbligatorietà dell’azione penale prevista dal nostro ordinamento giuridico (art. 112 della Costituzione), nessuna Procura intenda fare chiarezza su tutti questi fatti?