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Politica
Pd: “Il punto non è Conte sì-Conte no. Il governo riparte anche con Iv”
(fonte Lapresse)

Quando manca ormai poco all’inizio delle consultazioni al Colle per cercare di superare la crisi, apertasi ufficialmente con le dimissioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con i partiti impegnati a definire strategie politiche e a interrogarsi sui possibili scenari, il senatore del Partito democratico Tommaso Nannicini ripete come un mantra: “Meno toto-nomi e più toto-temi”. Intervistato da Affaritaliani.it, si dice convinto della necessità di “rilanciare l’azione di un governo forte”, ma anche del fatto che non si possa non ripartire “dalla maggioranza che ha dato vita al Conte due”. Renzi e Italia viva inclusi.

Senatore, lei chiedeva dimissioni e nessun ammiccamento diretto o indiretto alle elezioni.  La linea seguita fino a poche ore fa non è stata affatto questa. Strategia sbagliata sia da parte di Conte che del suo partito?Di sicuro, si è perso un po’ di tempo, cosa di cui non si sentiva davvero il bisogno nella fase che stiamo vivendo. Più che di caccia ai transfughi c’era e c’è bisogno di una caccia alle idee. Bisogna, infatti, concentrarsi su come rilanciare l’azione di un governo forte per la legislatura, operando quella svolta che il Pd chiedeva da tempo, senza strappi. Adesso ci troviamo in un campo di gioco nuovo. Con le dimissioni siamo nelle mani del Presidente della Repubblica, ma la nostra è una democrazia parlamentare e quindi c’è bisogno della responsabilità di tutte le forze politiche.

A tal proposito, proprio in queste ore è nato il nuovo gruppo al Senato.
Sì, ma i suoi componenti avevano già votato la fiducia nell’ultimo passaggio al Senato. Nessun fatto nuovo, dunque, perché non siamo di fronte a un allargamento della maggioranza. Né sul piano numerico né su quello politico. Non è nato un gruppo che si cementa intorno a una identità definita.

Il dialogo con Italia viva e Renzi, quindi, rimane irrinunciabile, secondo lei?
Dobbiamo ripartire dalla maggioranza che ha dato vita al Conte due. Se poi qualcuno si chiamerà fuori se ne assumerà la responsabilità. Ma questo non è il momento delle ripicche o dei veti.

Cosa si aspetta dalla direzione del suo partito oggi?
Credo si ribadirà la linea di una maggioranza allargata intorno al presidente Conte. Fermo restando che, se poi questa soluzione non dovesse portare a numeri solidi in Senato, tutti dovranno prenderne atto. Io vorrei che si aprisse un tavolo politico serio e trasparente per favorire il confronto tra tutte le forze politiche disponibili a lavorare insieme. Nelle condizioni date, ovviamente. Visto che le elezioni del 2018 ci hanno consegnato un Parlamento frammentato. Ma è l’unica strada da perseguire perché c’è un Paese che attende risposte. E c’è l’Europa che attende risposte.

Insomma, è anche lei sulla linea “sì a Conte, ma non a tutti i costi”, espressa dal senatore Marcucci?
Non ho mai nascosto di aver trovato l’hashtag “Avanti con Conte” una reazione poco politica. Adesso più che Conte sì o Conte no, fermo restando che è stato un importante punto d’equilibrio e può continuare a esserlo, il vero tema è come trovare compattezza sui contenuti. Meno toto-nomi, in sintesi, e più toto-temi.

Se non Conte, allora, chi?
Ribadisco: meno toto-nomi e più toto-temi. Non posso predicare bene e razzolare male, non le pare?

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