Politica
Rai, Meloni accompagna Fuortes fuori. La "spartizione" dei Tg e chi sale

Vigilanza Rai, sfida Boschi (Italia Viva)-Borghi (Pd)
I bookmakers osservano con crescente interesse al trasversale Marcello Ciannamea, guru dei palinsesti
Di Sempione Mazzini
La voce della coscienza in casa Rai
Nella Rai, al momento, ci sono solo due certezze. La Torre e il Cavallo. E non si tratta certo della costosissima e faziosissima (almeno a sentire l'Agcom) trasmissione di Marco Damilano su RaiTre. Sono il cavallo di viale Mazzini, simbolo dell'azienda, e la torre milanese di corso Sempione, 70 anni di storia e ora decretato monumento cittadino e patrimonio storico architettonico protetto dai Beni Artistici. Nonostante l'estetica discutibile, resterà per sempre in piedi. Per il resto a viale Mazzini sono giorni di grande fibrillazione, anche se prima dell'insediamento delle camere, la politica difficilmente metterà mano allo scacchiere radiotelevisivo.
All'opposizione spetta la Commissione di Vigilanza Rai: in pole position c'è la renziana Maria Elena Boschi anche se, dopo gli stracci volati a sinistra in queste ore, sembra che il PD abbia virato su Enrico Borghi. Ma si tratta di controllo e indirizzo. Quanto alla gestione vera, Giorgia Meloni sta trattando per accompagnare l'ad Fuortes alla porta e prendersi il controllo della tv di Stato. Se vorrà mettere la bandierina il nome è quello dell'ex membro del cda Gianpaolo Rossi, uno che lungo i corridoi del palazzo sa ascoltare e, soprattutto, decidere e piazzare.
Guardando all'interno i bookmakers osservano con crescente interesse al trasversale Marcello Ciannamea, guru dei palinsesti, che piace anche alla Lega, o al trasversalissimo Roberto Sergio. In quota rosa il nome più papabile è quello di Teresa De Santis, il vero artefice del successo del Festival di Sanremo. Altra posizione chiave è quella di Stefano Coletta, ex direttore di RaiUno e ora alla guida di intrattenimento e prime time, la zona grigia dove il PD ha piazzato programmi, autori e messaggi subliminali, anche se senza grande successo a vedere i risultati elettorali. La vera bandiera è la conduzione del Tg1, dove il timone sembra meritatamente destinato a Gennaro Sangiuliano, sempre che l'intellettuale non venga chiamato al Governo.
Ma lo scacchiere è tutto da comporre e, checché se ne dica, al momento nulla è deciso e tra i partiti di maggioranza ci sono stati solo scambi di opinioni. Se il Tg1 andrà in quota FdI-Lega, Forza Italia vorrà dire la sua sul Tg2 mentre il Tg3 resterà come da tradizioni in mano alla sinistra. La Lega resta ancora ai Tg regionali. E vedremo se il M5S, che guarda al passato, vorrà ripetere l'occupazione e trasfigurazione fatta sotto i dettami di Rocco Casalino o tornerà al motto "fuori i partiti dalla Rai".