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Politica
Referendum, Giorgetti: “Voto No”. Lega divisa? No. Tattica anti-Conte

Giancarlo Giorgetti voterà No al referendum sul taglio dei parlamentari. No, non è una frattura all’interno della Lega ma è il messaggio che gli elettori leghisti, e più in generale quelli di centro-destra, aspettavano per andare alle urne e votare contro il taglio dei parlamentari – tanto caro ai pentastellati - a cuor leggero e privi di sensi di colpa.

"Non so cosa voterete voi, ma posso dirvi come voterò io. Voterò No, convintamente", ha riferito l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dinanzi alla base leghista di Vittuone (Milano), dove Giorgetti è intervenuto per sostenere la candidata Elena Lovati. "Un semplice taglio dei parlamentari in assenza di altre riforme - ha aggiunto Giorgetti - è improponibile. Il sistema maggioritario, visto che si parla tanto di Europa, ha sempre funzionato benissimo. Tagliare del 40% i parlamentari darebbe un potere senza limite alle segreterie di partito, limitando di parecchio la volontà popolare. È una deriva da evitare con forza”.

Ma la vera motivazione, Giorgetti la consegna in conclusione della sua chiosa. “Voto No perché sarebbe un favore a un governo in difficoltà, incapace di gestire il contraccolpo economico al sistema Italia di questi mesi e in evidente imbarazzo in vista dei prossimi mesi, che saranno durissimi. Il governo Conte è inadeguato. Ed è anche per questo che voterò No". È la tattica che da settimane il Carroccio e Fratelli d'Italia hanno introdotto per tentare il colpaccio: vincere nel maggior numero di regioni e assistere alla vittoria del No sul taglio dei parlamentari. Un esito che rappresenterebbe un duro colpo per il Movimento 5 Stelle e il governo.

Salvini e la Meloni da giorni dicono di voler votare Si ma pregano che vinca il No. E mandano messaggi inequivocabili alle loro basi: “Se gli italiani vogliono votare No è perché non hanno fiducia nel governo” (è la sintesi del loro ragionamento pubblico). Non solo: Le uscite di Claudio Borghi, profilo considerato e ascoltato all’interno della Lega, a favore del No mostrano la chiara tattica per affossare Conte. D’altronde, tenendo a mente le parole dell’ex leghista Tosi di qualche mese fa (“Salvini ha militarizzato il partito, non esiste più il dissenso interno”), quando mai un esponente della Lega prenderebbe una posizione diversa dal proprio leader se la medesima non l’avesse concordata a tavolino con Salvini?

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