Politica
Renzi-Conte, "aria di accordo". Pesa anche la passerella libica

Rimpasto di governo rinviato a gennaio? Inside
Che Giuseppe Conte sia un presidente del Consiglio fortunato non è una novità. Ma questa volta la sorte lo ha davvero baciato. Proprio nel giorno del decisivo incontro a Palazzo Chigi con Matteo Renzi e la delegazione di Italia Viva per la cosiddetta verifica di governo, arriva la notizia della liberazione dei pescatori italiani rapiti in Libia 107 giorni fa. Una vicenda finita quasi nel dimenticatoio ma che ha lasciato per più di tre mesi le famiglie di 18 italiani in ansia (mentre il titolare della Farnesina era impegnato a cercare di non far cadere il governo). Naturalmente Conte e il ministro degli Esteri, da abili comunicatori, sono volati a Bengasi per intestarsi il merito della (tardiva) liberazione dei nostri connazionali.
E così il faccia a faccia Conte-Renzi è slittato dalle 9 alle 19, proprio per consentire al presidente del Consiglio la passerella libica proprio su un argomento che il leader di Italia Viva aveva usato per attaccare il capo dell'esecutivo a Palazzo Madama qualche giorno. Al di là dei pescatori, fonti qualificate della maggioranza vicine ai temi caldi affermano che oggi "c'è più aria di accordo che di rottura" tra Conte e Renzi, nonostante tutti i punti che oggettivamente dividono la maggioranza. Come potrebbe infatti, almeno mediaticamente, l'ex premier rompere proprio nel giorno del successo del capo del governo in una partita difficile per l'Italia nel caos libico? (sono in molti a farsi questa domanda in Parlamento...).
L'ipotesi più probabile, anche se il condizionale è d'obbligo, è che alla fine la crisi venga evitata, almeno per ora, e che Giuseppi e Matteo riescano a trovano uno straccio di intesa per provare ad andare avanti. In cambio di una posizione meno rigida del numero uno di Italia Viva sul Mes - una pressante richiesta e non più un ultimatum, conoscendo perfettamente il no del Movimento 5 Stelle - il presidente del Consiglio potrebbe concedere tre cose: depotenziare la cabina di regia per il Recovery Plan inserendo in un ruolo chiave anche la ministra Teresa Bellanova, accelerare sulle riforme istituzionali senza escludere un correttivo maggioritario nella nuova legge elettorale, cedere la delega ai Servizi Segreti (probabilmente al Dem Emanuele Fiano) rinunciando alla Fondazione per la Cybersecurity.
Il tutto senza, almeno ufficialmente, parlare di rimpasto di governo e di poltrone, anche se il tema si riproporrà a gennaio con Renzi che non ha accantonato l'idea di Maria Elena Boschi alla guida del dicastero dell'Università. Ma se si apre il capitolo della squadra non bastano pochi ritocchi e a saltare rischiano di essere anche Nunzia Catalfo, Lucia Azzolina, Paola De Micheli e Luciana Lamorgese. Una cosa alla volta, prima chiudere l'accordo, grazie anche al blitz a Bengasi, e poi il rimpasto dopo l'Epifania.