Politica
Schlein dialoga con Meloni e strappa con Conte: così Elly tenta di ricompattare il Pd spostandosi più al centro
Dalla manifestazione pacifista alla telefonata tra Schlein e Meloni: la segretaria del Pd tenta di smarcarsi dall'estremismo dei Cinque Stelle per rimettere insieme i pezzi del suo partito

Schlein si smarca da Conte: il primo strappo tra Pd e M5S apre nuovi scenari per l'opposizione. Retroscena
La telefonata di Elly Schlein, che secondo alcune fonti, sarebbe stata ponderata con i suoi fedelissimi, che tranne Marco Furfaro, l’avrebbero avvallata, è stato il primo passo. Poi, in parlamento, si è definitivamente consumato quello che ormai appare come una sorta di strappo tra il Pd e il Ms di Giuseppe Conte. Il casus belli, sempre secondo quanto si apprende da fonti interne del Pd, sarebbe stata la manifestazione pacifista della scorsa settimana, a cui hanno aderito convintamente Conte e Avs, senza però la segretaria Pd (malgrado fosse presente, mostrando con i suoi un certo disappunto per questa eccessiva sovraesposizione “pacifista” del leader grillino).
Ed è anche per questo motivo che ha deciso di fare il passo di telefonare alla premier, molto gradita a Palazzo Chigi, e anche tra i riformisti del Pd. Infine l’astensione sulla mozione dei Cinque Stelle, alla camera durante le comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo, nella quale i grillini hanno ventilato la possibilità di acquistare gas russo, per contenere il rialzo dei prezzi. Ed ecco allora che così si consuma un primo piccolo, ma significativo strappo, tra i due leader dell’opposizione, che mai si sono troppo amati, ma che obtorto collo dovevano stare insieme per cercare di costruire una possibile alternativa al centrodestra. Molti hanno notato anche i toni, insolitamente concilianti della Schlein, nel suo discorso alla Camera, rispetto alla solita durezza mostrata da Conte. “Schlein ha capito che appiattirsi troppo sulle idee estremiste di Conte, avrebbe messo lei e il partito in una posizione troppo scomoda, sia al suo interno che all’esterno. Finalmente ha battuto un colpo come leader. E questa è una gran bella notizia. Poi certo trovare una alternativa ai Cinque Stelle non sarà affatto semplice, ma andare avanti così sarebbe stato un lento logoramento", diceva ieri un deputato di vecchio corso del Pd.
Ieri in Transatlantico molti hanno notato gli sherpa della premier e quelli della segretaria del Pd parlare fitto, nascosti (si fa per dire) da occhi indiscreti. La stessa segretaria ha parlato per qualche minuto con Piero De Luca, figlio di Vincenzo, con il quale avrebbe ripreso il dialogo, dopo mesi di incomprensioni, e la cosa in ottica di elezioni in Campania è un altro segnale incoraggiante per i piddini. Ma proprio sulla Campania questo primo “strappino”, come lo ha definito un esponente della direzione Pd, potrebbe rischiare di mettere nuovamente in discussione la questione della candidatura di Roberto Fico. Ancora prematuro parlarne, certo, ma il ragionamento che si fa nelle stanze del Nazareno, in queste ore, è che forse anche senza i grillini, candidando magari un nome gradito allo sceriffo De Luca, la vittoria potrebbe essere comunque alla portata.
Certo le conseguenze del caso potrebbero anche avere ripercussioni sulla Puglia, anche se lì la candidatura di Antonio De Caro dovrebbe mettere al riparo da tutto. Resta l’incognita sulle Marche, dove il candidato del Pd Matteo Ricci, che ha già i suoi guai per l’ inchiesta “affidopoli” quando era sindaco di Pesaro, viene dato dai sondaggi dietro di 4 punti dal Presidente Francesco Acquaroli, di Fdi. Certo è che adesso la segretaria del Pd non sembra più intenzionata a farsi dettare l’agenda da Conte, che ora rischia di trovarsi ancora più isolato, dal momento che a l'Aia, sede del vertice della Nato, a protestare contro il riarmo europeo, non ci saranno nemmeno Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs.
In tutto questo la premier rimane alla finestra, impegnata su tanti fronti internazionali, e quindi non disponibile in un momento così drammatico a farsi coinvolgere dallo sterile dibattito interno, come ha detto chiaramente nel suo intervento alla Camera in vista del prossimo Consiglio europeo. In un momento del genere, l'unità del paese sarebbe auspicabile, si ragiona a Palazzo Chigi, chi invece continua a tifare per l’irrilevanza del governo italiano, fa del male a sé e al paese.
Forse la maggiore forza di opposizione sta cominciando a capirlo (a Palazzo Chigi, per esempio non sono dispiaciute le aperture verso il governo nel discorso alla Camera di Gianni Cuperlo, esponente di spicco dell’ala riformista del paese, pur mantenendo una posizione di forte critica alle azioni di Netanyahu a Gaza) ed è per questo che il piccolo strappo alla Camera, potrebbe anche ricompattare il Pd, rafforzare l’alleanza con i centristi di Renzi e Calenda, e allontanare quel potenziale prossimo congresso, che fino a qualche giorno fa, molti del Ps sembravano voler chiedere a gran voce.
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