Politica
Schlein incalzata da Silvia Salis. Terremoto nel Pd: Prodi, Veltroni, Franceschini (Mattarella) e Bersani con la sindaca di Genova premier
Voto e in Campania e sciopero Cgil due macigni per Elly

Elly Schlein
Pd, la segretaria Schlein sempre più isolata
Il sondaggio di qualche giorno fa di BiDiMedia ha fatto molto rumore nel Centrosinistra e soprattutto nel Pd. Silvia Salis, sindaca di Genova, in caso di primarie per la premiership alle elezioni politiche del 2027 batterebbe sia Elly Schlein sia Giuseppe Conte con il leader del Movimento 5 Stelle addirittura davanti alla segretaria Dem. E' il segno tangibile che lo spostamento tutto a sinistra della politica del Nazareno da parte della segretaria e dei suoi fedelissimi non convince. Forse mobilita le piazze e la base storica della sinistra, che comunque subisce già la forte concorrenza di 5 Stelle e Avs, ma fa perdere consensi moderati al centro.
I riformisti del Pd sono sempre più convinti che se davvero si vuole tentare di sconfiggere il Centrodestra di Giorgia Meloni alle prossime elezioni non può essere Schlein la candidata premier. Lo ha fatto perfettamente capire Romano Prodi, ex premier ed ex leader dell'Ulivo unico in grado di battere Silvio Berlusconi nelle urne. Ma sono numerosi gli esponenti Dem che sottotraccia contestano la linea della segretaria, da Lorenzo Guerini a Piero Fassino, da Paolo Gentiloni (pesante la stoccata di ieri alla segretaria Dem affermando che non esiste oggi un'alternativa a Meloni) a Piero Fassino, da Lia Quartapelle a Pina Picierno.
Senza parlare del Governatore uscente della Campania Vincenzo De Luca che solo dopo aver ottenuto la segreteria regionale per il figlio Piero, De Luca junior, ha dato l'ok (polemico) alla candidatura del pentastellato grillino della prima ora Roberto Fico. Schlein si gioca tutto tra fine novembre e inizio dicembre, prima di Natale.
Un'eventuale, improbabile ma non impossibile, sconfitta dell'ex presidente della Camera in Campania, con Edmondo Cirielli (viceministro degli Esteri e candidato del Centrodestra) in rimonta, sarebbe un colpo pesantissimo per la segretaria Dem. Nonostante la scontata vittoria in Puglia del Centrosinistra, ma grazie alla popolarità di Antonio Decaro, ex sindaco di Bari, e non certo a Schlein.
Poi c'è il nodo dello sciopero generale della Cgil (senza Uil) di venerdì (solite polemiche sul weekend lungo ma che colpiscono e innervosiscono l'opinione pubblica) 12 dicembre. Nei giorni scorsi Affaritaliani ha intervistato sulla mobilitazione (scontata) anti Legge di Bilancio Alessandro Alfieri, moderato e riformista del Pd responsabile Riforme e Pnrr, Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del partito vicinissima a Schlein. Alfieri ha parlato di lavoro in Parlamento sulla manovra e di autonomia del sindacato rispetto ai partiti; Guerra si è detta d'accordo con le motivazioni dello sciopero della Cgil attaccando l'ironia di Meloni e del vicepremier Matteo Salvini sul fatto che sia nuovamente di venerdì.
Solo sfumature? Può essere, ma celano due posizioni differenti. Schlein è pronta a scendere in piazza con Landini e a schierare il partito con M5S e AVS, con il rischio di infiltrazioni violente dei soli Pro-Pal antisemiti (alcuni, non tutti ovviamente), mentre l'ala moderata e riformista del Pd preferirebbe una posizione più soft, lasciare libertà agli elettori del Pd sullo sciopero senza schierarsi in modo così netto.
Tutto ciò non piace - spiegano fonti ben informate - anche alla nuova corrente Dem che sta per nascere formata da Dario Franceschini, Andrea Orlando e Roberto Speranza (che vuol dire Bersani-D'Alema) i quali sarebbero già pronti, cogliendo l'occasione giusta, per schierarsi apertamente con Salis candidata premier mollando così anche loro la segretaria. E dietro ci sarebbe, oltre ovviamente a Prodi, anche l'ok di Walter Veltroni, che ormai di politica non parla più ma che resta il fondatore del Pd.
E anche di Francesco Rutelli e l'ex ministro cattolicissimo Graziano Delrio. Ovviamente con loro anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva - Casa Riformista. Senza dimenticare che Franceschini è un ex Margherita con Sergio Mattarella e, ufficiosamente e informalmente, ogni scelta politica o svolta di "Dario" (come lo chiamano nel Pd) riflette il sentiment del presidente della Repubblica che per ovvi motivi non può certo esprimersi.
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