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Politica
Sgarbi condannato per diffamazione. Definì Casalino "checca inutile"
Vittorio Sgarbi

 
Sgarbi aveva provato a sminuire l'offesa, cercando di spiegare che l'insulto era solo sinonimo di "omosessuale" e quindi da non considerare come offensivo. La difesa del critico, gli avvocati di Giampaolo Cicconi e Manuel Varesi, hanno argomentato che l'attuale sottosegretario al ministero della Cultura stava solo manifestando il proprio pensiero, tirando in ballo anche la sua carica da deputato: motivi per i quali, secondo i difensori, Sgarbi non sarebbe stato processabile.

La Corte di Cassazione tuttavia, come sottolineato anche dall'avvocato di parte civile Tommaso Gioia, "ha già stabilito che per il reato di diffamazione non è invocabile l'immunità parlamentare", perché chi come Sgarbi "diffama un avversario politico non può ottenere l'immunità in quanto manca qualsiasi nesso funzionale con l'attività parlamentare". Il critico peraltro era già stato condannato varie volte per lo stesso reato ed è "recidivo infra-quinquennale". Ora la parola passa al Tribunale civile. Intanto, si aspettano le motivazioni della sentenza.

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