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Politica
Sigonella-Craxi 36 anni dopo: "Quel no che gli Usa non digerirono mai"

“Ordinai io al traffico aereo di far atterrare il Boeing nella parte italiana della base. Il Gen. Carl Stiner andò su tutte le furie”

“Tensione altissima tra Vam, Delta Force e Carabinieri”

“Quella notte l’Italia ebbe la forza di contrapporsi agli Usa”   

Avevano sequestrato una nave da crociera battente bandiera italiana (l’Achille Lauro) al largo delle coste egiziane, ucciso e gettato in mare un cittadino americano, Leon Klinghoffer (ebreo, emiplegico con passaporto statunitense), piegato le diplomazie occidentali e fatto imbufalire l’uomo giù potente del pianeta: l’attore californiano trasferitosi alla White House.

In seguito ad un’intensa e scrupolosa trattativa tra agenzie di intelligence, ministri, ambasciatori e leader politici (Arafat in primis), il commando di quattro terroristi del (FLP) Fronte per la Liberazione della Palestina, coordinati (da “remoto”) da Abu Abbas (la mente), venne poi trasferito in fretta e furia a bordo di un Boeing 737 delle linee ufficiali del Cairo. Ma per loro, i cieli d’Europa erano tutt’altro che “aperti”. Dopo un’estenuante peregrinare a 5 mila metri di quota, con il velivolo ormai privo di carburante, si optò per l’atterraggio in extremis presso l’aeroporto intitolato al Capitano Pilota M.o.v.m. “Cosimo di Palma”, sito all’interno della base Nato di Sigonella (omonima contrada), in provincia di Siracusa, sede della Naval Air Station (l’aviazione della marina USA) e del 41° Stormo Antisom dell’Aeronautica italiana.

Luogo tattico chiave dell’area durante la Guerra fredda, sia per la posizione strategica che per il numero di “caccia” pronti all’impiego in caso di emergenza. Era la notte (non una qualsiasi) tra il 10 e l’11 Ottobre 1985. data che passerà alla storia come una delle più significative a livello internazionale per il nostro Paese dal secondo dopoguerra alla fine del XX Secolo.

Un durissimo braccio di ferro, senza precedenti, tra Bettino Craxi e Ronald Reagan, poi – a terra – tra Vam, Delta Force e Arma dei Carabinieri. Alla fine a spuntarla, con non poche difficoltà, fu l’allora numero uno (al suo primo mandato) di Palazzo Chigi. In ballo c’erano gli accordi presi in terra siriana con gli uomini di Abbas per il rilascio degli ostaggi, le delicate relazioni con Ramallah, Tel Aviv e l’intero scacchiere mediorientale e, cosa non da poco, la difesa della sovranità nazionale davanti agli occhi vigili dell’opinione pubblica mondiale. 

In realtà, cosa accadde veramente in quelle concitate ore di 36 anni orsono in pochi lo seppero (tentativi di ricostruzioni giornalistiche a parte), ma tra essi sicuramente spicca il più alto in grado, il comandante della base ove tutto si consumò.

All’epoca Colonnello, oggi Generale, Ercolano Annicchiarico (pugliese doc, Grottaglie) si è reso disponibile a fornirci maggiori e più approfonditi dettagli sulla complessa vicenda. Egli – per dovere di cronaca – è stato pilota militare, comandante dell’88° Gruppo Antisom, operante con diversi incarichi presso lo Stato Maggiore Aeronautica e lo Stato Maggiore Difesa (settori pianificazione logistica e operativa), Com. del 41° Stormo, Vice C. del 3°ROC e – successivamente – addetto presso le Ambasciate d’Italia in Francia e Belgio.  

Generale Ercolano Annicchiarico, come apprese la notizia dell’arrivo del Boeing? 

La sera del 10 ottobre 1985, il giorno antecedente la cerimonia del mio cambio di comando. Mi trovavo presso il circolo ufficiali dell’aeroporto di Catania Fontanarossa dove avevo organizzato una piccola cena per salutare i miei più stretti collaboratori. Verso le 22,30 mi arriva una telefonata dal Capo Ufficio Operazioni il quale mi dice che un Boeing egiziano, con a bordo i 4 terroristi palestinesi che avevano dirottato l’Achille Lauro, chiedeva di atterrare a Sigonella. Mi trasferii immediatamente nella base insieme a due miei collaboratori. Giunto in aeroporto, l’Ufficiale di guardia mi informò che nella parte statunitense erano stati notati strani movimenti di personale e automezzi. A scopo precauzionale era stato approntato il plotone di pronto intervento (circa 20 avieri VAM). Contemporaneamente i controllori del traffico aereo mi riferirono che da circa un paio d’ore avevano notato, ad Est della base, un traffico anomalo di cui non erano a conoscenza nemmeno gli enti di controllo della difesa aerea. Poco dopo fui raggiunto dal Comandante dell’unità americana basata a Sigonella che mi chiese di far atterrare il velivolo egiziano. Io opposi un netto rifiuto in quanto, essendo Sigonella un aeroporto esclusivamente militare, non era consentito, a meno di specifiche e preventive autorizzazioni, l’atterraggio di aeromobili civili. 

Cosa le fu ordinato? L’idea di scortare il velivolo nella parte italiana della base fu sua o del pilota della linea egiziana? 

Gli americani avrebbero voluto che il velivolo atterrasse in modo da finire la sua corsa nell’area in cui insistono le infrastrutture USA e dove avevano predisposto il tutto per l’accoglienza. Così non avvenne perché, dopo la dichiarazione di “EMERGENZA CARBURANTE” da parte del Boeing egiziano, impartii ai controllori del traffico aereo l’ordine di farlo atterrare nella zona italiana. Fu così che eludemmo le aspettative e i piani americani che avrebbero permesso loro di prendere in consegna il velivolo con conseguenze inimmaginabili in quanto a bordo, oltre all’equipaggio, c’erano i quattro terroristi, Abu Abbas, un diplomatico egiziano e una decina di uomini della sicurezza (sempre) del Cairo debitamente armati. Una volta parcheggiato, il velivolo venne circondato dagli Avieri VAM che, nell’occasione, si frapposero eroicamente agli uomini della Delta americana fino all’arrivo dei carabinieri. Seguì un lungo e aspro confronto tra me e il Generale Carl Stiner comandante delle forze speciali americane, il quale pretendeva che i quattro terroristi avrebbero dovuto essere presi in consegna dalle Forze USA. Così non fu perché dal Presidente Craxi vennero impartite precise direttive che prevedevano la presa in consegna dei terroristi da parte delle autorità italiane, alle quali mi attenni con scrupolosa soddisfazione fin quasi ad arrivare ad uno scontro armato tra le forze armate di due paesi alleati.

Chi era presente all’alba di quel giorno all’interno della base a parte i VAM, la Delta e i Carabinieri?  

Circa la presenza in base di personalità o autorità oltre a quelli già menzionati (il generale Stiner e il diplomatico egiziano) è da segnalare la presenza del Generale Ispettore dell’Aviazione per la Marina che era a Catania in quanto il giorno dopo avrebbe dovuto presiedere, in qualità di massima autorità, la cerimonia del cambio di comando. Nel primo pomeriggio dell’11 ottobre giunsero a Sigonella l’ambasciatore Antonio Badini, consigliere diplomatico di Craxi e l’Ammiraglio Fulvio Martini (Capo Sismi). Si trattennero a Sigonella giusto il tempo di un colloquio tra Badini e Abbas che avvenne a bordo del Boeing e nel corso del quale furono certamente concordate le modalità per la ripartenza del velivolo da Sigonella unitamente alle rassicurazioni sulla futura destinazione del mediatore Abbas. Circa la presenza di uomini dell’intelligence sono certo che era presente qualche uomo della CIA mentre l’intelligence nazionale l’ho dovuta inventare sul momento mettendo alle costole del Generale Stiner un giovane ufficiale di Marina che era appena rientrato dal corso di pilotaggio negli USA e che da buon conoscitore della lingua mi ha sempre riferito dei colloqui telefonici dell’alto ufficiale statunitense con Washington.

Che ricordi ha di quei momenti? 

In questi anni sono stato spesso invitato a narrare gli accadimenti di quella notte e debbo dire che in molte occasioni il mio pensiero è andato sempre ai miei collaboratori, ai controllori del traffico aereo e al personale tutto che quella notte si trovava a Sigonella. Ma soprattutto agli Avieri della VAM, giovanissimi ragazzi di leva che quella sera seppero tenere la posizione facendo di loro un simbolo di un’Italia che sapeva prendersi le sue responsabilità. Se gli americani avessero tentato di prendere con la forza i 4 terroristi ci sarebbe stata la risposta dei VAM. Quindi tensione al massimo, adrenalina da vendere, ma anche paura che la situazione degenerasse soprattutto quando intimai di disarmare i militari USA se questi non avessero abbandonato l’area circostante il  Boeing.

Oggi, con il senno di poi, è orgoglioso per come si è conclusa la questione? Lo rifarebbe se succedesse questa notte? 

Sì. Orgoglioso di aver avuto collaboratori che, con competenza, coraggio e determinazione, hanno saputo gestire e affrontare una situazione che, per  la sua eccezionalità e la natura delle forze sul terreno, ci vedeva in una evidente condizione di svantaggio, ma orgoglioso anche di aver compiuto il mio dovere di militare e servitore delle Istituzioni con quel senso di responsabilità che è stato bandiera di un’Italia che, una sera dell’ottobre del 1985, ebbe la forza di dire no agli americani grazie alla determinazione di quegli uomini e alla caratura di un politico di razza quale è stato il Presidente del Consiglio Bettino Craxi. Se dovessi oggi riaffrontare un’analoga situazione non esiterei a comportarmi come quella notte. Mi auguro che non accada più, ma se dovesse accadere, mi auspicherei in un’altra data e non alla vigilia del mio cambio di comando.

Lei (immagino) ha eseguito gli ordini provenienti da Palazzo Chigi…ma, c’è, in realtà, qualcosa di suo che ha deciso d’istinto senza che le venisse chiesto?

Ho già avuto modo di ricordare i lunghi tempi di risposta, dovuti essenzialmente alla farraginosa catena gerarchica attraverso la quale dovevano passare le informazioni prima di arrivare al destinatario finale. In tale contesto si inquadrano la decisione di far atterrare, anche in assenza di una specifica autorizzazione, il velivolo egiziano dopo la dichiarazione dell’emergenza carburante e l’intimazione dell’ultimatum al generale Stiner per l’abbandono dell’area circostante il Boeing da parte dei militari Usa.

I dirottatori hanno fatto richieste specifiche? 

Nella tarda mattinata dell’11 ottobre ho dato io disposizione al direttore di mensa di preparare qualcosa da mangiare per il personale (tutto di stretta osservanza mussulmana) che si trovava a bordo del velivolo. Il direttore mi ha subito proposto che aveva già pronte delle salsicce al forno. L’ho minacciato di destituzione dall’incarico. Ha subito capito e ha approntato delle teglie di classica pizza che tutti hanno gradito. Il direttore ha evitato la destituzione dall'incarico e la conseguente degradazione.

Il capo del gruppo terroristico ha voluto parlare con qualcuno? 

La Presidenza del Consiglio mi chiese di poter parlare con Abbas. All’epoca non esistevano i cellulari nè Abbas era disponibile a scendere dall'aereo che era peraltro parcheggiato lontano da edifici provvisti di telefono per cui, ricorrendo all'italico genio, stendemmo un cavo telefonico di un centinaio di metri che avrebbe consentito alla presidenza del Consiglio di parlare con il capo del FLP. Quando egli acconsentì a rispondere e si affacciò dal portellone del velivolo si guardò intorno e notando la presenza nell’area di alcuni militari americani rientrò prontamente nel velivolo dicendo che non avrebbe parlato con nessuno. Ciò costrinse l’ambasciatore Badini, consigliere diplomatico di Craxi, e l’Ammiraglio Martini, direttore del Sismi, a raggiungere Sigonella nel pomeriggio ed avere un colloquio di persona con Abbas a bordo del boeing.

Quando seppe del dirottamente dell’Achille Lauro?  Il 7, l’8 o il 9 Ottobre? O solamente un’ora prima dell’atterraggio del Boeing? 

Del sequestro dell’Achille Lauro ho avuto notizia la sera del 7 ottobre quando attraverso i canali di comando e controllo arrivò l'ordine di effettuare una missione di ricerca della nave che risultava essere stata dirottata da un commando palestinese. La ricerca fu organizzata su base h24 e richiese numerose missioni di volo a causa della notevole distanza dalla base alla zona di ricerca. Le operazioni vennero sospese nella tarda mattinata del 9 ottobre quando l’Achille Lauro venne avvistata al largo del porto di Tartus, in Siria. Il bello doveva ancora venire!  
 

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