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Ucraina, Paragone: "Putin non è il cattivo della Storia. No alle pagelle Usa"
Gianluigi Paragone
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Guerra in Ucraina, Gianluigi Paragone (Italexit): “Siamo di fronte al fallimento totale dell’Unione europea. Il Governo italiano? Ha sbagliato. Ha agito solo per inerzia”

L’Unione europea non c’è e il Governo italiano “ha sbagliato perché ha agito solo per inerzia”. Mentre gli scontri continuano a correre sul confine russo-ucraino, il senatore Gianluigi Paragone, fondatore del partito Italexit, non fa sconti a nessuno. Intervistato da Affaritaliani.it, lo dice chiaramente: “Questa guerra poteva e doveva essere evitata”. Quasi nessuno, poi, ha il coraggio di ammettere una ipocrisia di fondo da parte di tutti i protagonisti nella gestione della crisi. L’esponente di Italexit non si sottrae: “L’ipocrisia non è una questione legata solo all’Ucraina. E’ il male di un’informazione e di un sistema politico che non vogliono mai guardare il contesto, la complessità delle vicende”.

Senatore, lei dice che l’Unione europea non c’è. Si spieghi.
Qui siamo di fronte al fallimento totale dell’Unione europea. Ribadisco: questa guerra doveva e poteva esser evitata. L’Ue, invece, si è messa sulla scia di Biden e dei democratici che si dimostrano ancora una volta campioni di un’America con la stella da sceriffo. La tendenza, d’altronde, era chiara da tempo, già da quando a Obama, eletto presidente degli Stati Uniti, fu conferito il Nobel per la pace.

Cosa doveva fare l’Ue?
L’Unione europea doveva essere il luogo in cui comprimere tutte le spinte. Ha dato prova di non esserci. Ma se non esiste, allora io mi chiedo: perché continuiamo a tenere in piedi una sovrastruttura artificiale completamente inutile? Le dico come stanno davvero le cose

Prego.
Joe Biden, secondo me anche per tentare di dare una svolta e un’impronta alla sua presidenza, ha mostrato i muscoli, l’Europa non è pervenuta e l’Italia si è messa al traino dell’America e dell’Unione europea, senza aver sviluppato una propria linea di politica estera. Tutto questo è assurdo: non possiamo pensare di dire che non abbiamo una difesa comune e perciò andiamo dietro alla Nato. Appartenere alla Nato, infatti, non può significare che ogni cosa si deve ritorcere contro di noi.

Soddisfatto delle parole di Draghi in Parlamento sia sul fronte geopolitico che su quello energetico o si aspettava di più?
Non mi aspettavo proprio nulla. Siamo si fronte a una debolezza culturale e ad un’impreparazione assoluta in termine politici. L’Italia doveva giocare un ruolo forte perché è il Paese che più paga dazio.

Le sanzioni, alla fine, si riveleranno un buffetto per Mosca e un danno per la Penisola?
Sì. Ma davvero pensiamo che metterci in scia di Biden e dei democratici e quindi pigiare l’acceleratore sulle sanzioni sia il tasto reset per l’intera questione?  Non è così. E noi pagheremo il prezzo più caro. Non solo, ma ancora una volta daremo prova a tutti di non avere una visione strategica e men che meno un dossier sulla politica estera.

Dà la colpa al presidente del Consiglio?
Draghi ancora una volta si dimostra incapace. Al di là della sua visione finanziaria da governatore, non ne sta azzeccando una, dall’emergenza Covid a quelle sul piano internazionale. Questo perché semplicemente non sono le sue materie. Punto. La sua grammatica è un’altra.

D’accordo, ma allora cosa bisognava fare?
Dovevamo avere il coraggio di dire: “Signori, ci spiace ma questa non è la posizione che l’Italia può accettare”. Se noi avessimo avuto davvero un ruolo, allora bisognava sedersi attorno a un tavolo, spiegare le nostre esigenze e arrivare a una soluzione e cioè evitare la guerra. Perché questo andava fatto. Perché lo scenario attuale era assolutamente prevedibile

Un messaggio a Putin con le sanzioni, comunque, arriverà. Non crede?
Ancora una volta noi ci mettiamo a risolvere tutto come se fossimo alla stadio, abbonati alla curva nord o alla curva sud. Putin ha la sua visione politica. Non possiamo di colpo dire che è il cattivo della Storia. Mi spiego con un esempio: la finale di Champions si disputerà a Parigi e non più a San Pietroburgo. Al di là del trasferimento, non dimentichiamo che Gazprom era il main sponsor della competizione e ha continuato a entrare nelle nostre case attraverso il calcio. Tutto questo per dire che non ha senso e non spetta alla politica fare l’esame del sangue dei leader. Non mi iscrivo - attenzione - al club di Putin senza se e senza ma. Al tempo stesso, però, non accetto assolutamente le pagelle degli americani tra buoni e cattivi.

Come si schiera, allora?
Visto che tutti cercano di spostare il baricentro sulle proprie posizioni, io allora lo pongo su quella italiana. Che vuol dire in primis ammettere che noi non possiamo pensare di fare a meno delle fonti di energia provenienti dalla Russia. Ma vuol dire anche essere consapevoli sia che la situazione che affrontiamo adesso non nasce oggi e sia che in quell’area è tutto in movimento. Ragion per cui è profondamente sbagliato credere che lo scenario occidentale sia l’unico possibile, come se non ci fossero altri e diversi player in campo, a cominciare dai Paesi emergenti.

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