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Il Sociale
il Terzo Settore si conferma pilastro della coesione sociale
Terzo Settore

Il Terzo Settore in Italia si è dimostrato essenziale dopo la pandemia

Banca Etica ha presentato a Roma presso la Camera dei Deputati la ricerca intitolata “Il Terzo Settore in Italia dopo la pandemia”, a cura dell’Osservatorio sul Terzo Settore di Banca Etica. Il rapporto descrive il Terzo Settore italiano alla fine del 2021 evidenziando dinamiche quantitative e qualitative grazie ai dati ufficiali dell’Istat,  di Banca d’Italia e di altri enti di ricerca. 

Dal rapporto emerge che il Terzo Settore, durante la crisi pandemica, ha creato lavoro e organizzato le risorse del volontariato; ha erogato servizi essenziali, sviluppando reti e relazioni chiave tra società e pubblica amministrazione. E si pensi alla galassia dei servizi alla persona durante i lockdown.

Oltre un terzo dei dipendenti delle grandi organizzazioni non profit sono stati interessati dalla cassa integrazione e gli enti hanno avuto mediamente un 20% di perdite di bilancio nel 2020 e di iscritti (le organizzazioni di promozione sportiva hanno perso circa il 40% dei loro tesserati tra il 2020 e il 2021). Eppure si può dire che il Terzo Settore abbia resistito agli stravolgimenti recenti meglio rispetto al settore profit.

Secondo la ricerca, attraverso l’operato di circa 360 mila organizzazioni con oltre 860 mila dipendenti e 5 milioni di volontari, il Terzo Settore si è dimostrato, prima, durante e dopo la pandemia, un pilastro essenziale del welfare e della coesione sociale in Italia. Il 27,6% della crescita occupazionale in Italia è stata generata dal non profit, che impiega soprattutto giovani e donne (il 72% della forza lavoro).

Il Terzo Settore, L'accessi al credito non decolla al Sud

Il rapporto sottolinea i dati di Banca d’Italia, secondo cui a fine 2019 gli enti di Terzo Settore affidati (cioè che avevano ricevuto un credito da una banca) erano solo 17.452, poco più del 2% delle 862 mila istituzioni non profit censite in quell'anno dall’Istat.

A fine 2021 il numero di istituzioni affidate è salito di poco, fino a 18.384 unità, conservando inoltre gli aspetti di distribuzione diseguale già osservati: il Mezzogiorno ospita infatti meno del 15% delle realtà che usufruiscono di un credito in banca. 

“Siamo così di fronte a una specie di anomalia – si afferma nella ricerca -, se si pensa che il settore non profit mostra tassi di deterioramento del credito (cioè difficoltà nel pagamento delle rate dei prestiti ricevuti) minori rispetto alle imprese profit".

Il Terzo Settore e Banca Etica

Il legame tra Banca Etica e il Terzo Settore è iniziato con la stessa nascita della banca, costituitasi 23 anni fa proprio dall’impegno delle reti del non profit che volevano un istituto di credito attento alle loro esigenze e coerente con i loro valori. Un desiderio che pare essere stato esaudito, se oggi le realtà del Terzo Settore rappresentano un terzo dei clienti cui Banca Etica fa credito.

Il Terzo Settore e Pnrr

L’indagine, infine, accende un faro sulle opportunità di crescita che lo scenario odierno offre al non profit. A quanto emerge dalle interviste e dai questionari, è infatti il Pnrr ad essere percepito come un'occasione da non perdere. 

D’altra parte –si afferma nel rapporto- mentre la realizzazione dei bandi è ancora in corso, le differenze di competenza e risorse tra i soggetti potrebbe produrre disuguaglianze nell’accesso ai fondi e nello sviluppo di iniziative. I soggetti (pubbliche amministrazioni ed enti privati) dotati di un’expertise maggiore avranno probabilmente un vantaggio. 

E anche rispetto ai contributi del 5 per mille, strumento di partecipazione diretta che permette ai contribuenti di destinare una quota dell’Irpef alle organizzazioni, il rapporto evidenzia: "Le erogazioni complessive relative al 5 per mille per il 2021 saranno pari a 506,9 milioni di euro (-2,2% sul 2020) indirizzati da 13,9 milioni di contribuenti su 72.550 organizzazioni non profit (+5,2% sul 2020).

Ma due sono i fenomeni osservati, la polarizzazione e la frammentazione: 5 regioni (Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto) assorbono il 74% delle risorse disponibili tramite il 5 per mille, e le prime 100 organizzazioni (lo 0,15% del totale) capitalizza quasi il 47% della raccolta dei fondi (oltre il 27% va alle sole prime 10). Mentre il 92% delle organizzazioni raccoglie meno di 10 mila euro ciascuna.

 

 

 

 

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