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Milan, il muro di Allegri, super Maignan, Modric tuttofare e... Il Diavolo è risorto - Il rebus di Max? Tra Leao e Gimenez...
Milan che esce dalla sfida con la Juventus con più certezze che dubbi e la sensazione di poter dire la sua in chiave scudetto. Il nodo attaccanti nella sliding door della stagione rossonera

foto Lapresse
Milan, il muro di Allegri, super Maignan, Modric tuttofare e... Cosi Max ha ricostruito il Diavolo - Leao/Gimenez, il rebus di Max
Il Milan esce dall'Allianz Stadium con un punto e la sensazione che la vittoria fosse lì a un centimetro nella tana della Juventus (il tutto dopo la vittoria da grande squadra contro il Napoli di sette giorni fa): due occasioni concesse ai padroni di casa - Jonathan David che scivola in area nel primo e l'immensa parata di Maignan su Gatti a inizio ripresa - a fronte di almeno cinque situazioni da gol create.
In ordine rigorosamente cronologico - La percussione di Gimenez (seppur con tiro centrale al 32°, ma applausi all'iniziativa di Santi), la girata di testa del messicano fuori di poco (42°), il rigore di Pulisic alto (53°), Leao che manda fuori a due passi dalla porta (con Rugani che gli toglie un po' di angolo al 73°) e Rafa che calcia solo davanti al portiere ma Di Gregorio respinge (90°). Senza contare il tentativo di pallonetto dell'attaccante portoghese al 76° col portiere della Juventus che quasi veniva beffato e la palla uscita di poco.
Ma più delle occasioni, è la sensazione di un Milan spesso padrone del campo a Torino e raramente in difficoltà. Una squadra solida che concede poco agli avversari: costante di quasi tutto l'inizio di stagione con 6 gol subiti in 6 partite di campionato (6 in 8 se contiamo le due di Coppa Italia) e 4 clean sheat in serie A (6 contando sempre la Coppa Italia).
Che Max Allegri abbia dei meriti è la scoperta dell'acqua calda. Va però sottolineato che il grande lavoro dell'allenatore livernese va di pari passo con una squadra che lo sta chiaramente seguendo nel modo migliore possibile: si vince insieme, si lavora in gruppo. Un concetto che ha attecchito benissimo a Milanello da inizio stagione a oggi. Non a caso, quello visto sin qui è un Milan solido e autorevole in campo, capace di soffrire quando le pieghe della partita si complicano.
Basta per dire che il Diavolo può vincere lo scudetto? E' la domanda che accompagna questo inizio di stagione. I tifosi ci credono un po' di più dopo ogni partita, in parte anche i bookmaker (pur continuando a vedere il Napoli di Conte ancora favorito).
Dopodiché è presto per dare giudizi e Allegri dovrà risolvere qualche 'rebus' nel corso della stagione.
In primis il ruolo di Leao. Sul portoghese sono piovute critiche per i due gol sbagliati a Torino contro la Juventus: i movimenti sono stati giusti (in particolare nella seconda occasione c'è stato ottimo taglio sull'illuminante assist del 'genio' Modric), però la sensazione è che sia mancato il killer istint del bomber che vive per il gol. Lo Sheva o il Pippo Inzaghi della situazione...
Poi, sbagliava pure Marco Van Basten (molto raramente) e comunque in generale non basta una partita per dare sentenze. Aggiungiamo anche l'ottimo precampionato di Leao in quel ruolo: dalle amichevoli estive con Liverpool e Chelsea (bello la rete in tuffo annullata per fuorigioco) ai venti minuti di Coppa Italia col Bari (con stacco di testa da centravanti in area di rigore in gol poco prima di uscire). E ricordiamo che stiamo parlando di un giocatore reduce da 40 giorni di stop, tornato da pochissimo a disposizione di Allegri (la mezz'ora col Napoli e poi quella con la Juventus).
Il dubbio piuttosto è un altro: Rafa attaccante in un 3-5-2 probabilmente con Pulisic (come puoi rinunciare a Capitan America?) è la situazione migliore per esaltare le sue doti? Due straordinari giocatori di movimento, ma non centravanti classici. Magari sarà la svolta della carriera di Rafa, certamente è una scommessa affascinante. Però la corsa scudetto non regala molto tempo per le risposte.
Tra l'altro, sembra quasi un paradosso dopo le critiche di inizio stagione, ma può il Milan panchinare il Santiago Gimenez visto nelle ultime partite, in crescita di condizione, fiducia (il gol arriverà se queste sono le premesse) e che lotta su ogni pallone? Vero che le partite durano 90 minuti, ci sono i cambi e ormai si gioca in 16 non in 11. Però...
L'alternativa? Sarebbe rimettere a sinistra Leao, al fianco di una prima punta (e qua torniamo a Gimenez ovviamente, peraltro in rosa è l'unico centravanti classico...), libero di correre, accelerare e puntare l'uomo, con Pulisic a destra o in versione trequartista. Ma questo porterebbe il Milan a sacrificare un giocatore a centrocampo e, forse, anche un po' della quadratura vista sin qui in campo che ha portato alla solidità difensiva di cui si parlava prima.
O forse no.
Siamo sicuri che il Milan dei Modric (inventa, corre, si sbatte, raddoppia: quarant'anni e non sentirli), Rabiot, Fofana, Saelemakers e via dicendo non abbia nel Dna anche la capacità di adattarsi senza grandi scossoni a un modulo a tre punte un pochino più spregiudicato?
Chiariamo: la sensazione forte è che al momento il passaggio dal 3-5-2 al 4-3-3 non sia un tema oggi come oggi. Però il corso della stagione, gli avversari o i momenti delle partite potrebbero riproporlo più avanti.