Fondatore e direttore
Angelo Maria Perrino

L'Italia che lavora? Ormai è una jungla

Voluta dall'Europa e dal nostro premier...

precario ape (2)
Non è "opera" del sottoscritto, ma di un caro amico che, come me e altri milioni di connazionali, deve affronatare la vita quotidiana in un Paese dove il lavoro è una chimera e dove la schiavitù e la povertà avanzano sempre più, con un futuro sempre più a tinte fosche.
Una disamina tagliente e precisa che racconta in che mondo si stia vivendo.
Condivido e sottoscrivo in toto quanto narrato da Osvaldo.

Massimo Puricelli

***


“L’Italia che lavora”

Vorrei spendere quattro parole “sull’Italia che lavora”, una Italia (quella che lavora) che è diventata lo specchio del nostro paese, una nazione una volta tra le più belle e floride al mondo e adesso fortemente imbruttita e impoverita come (del resto) l’animo degli italiani.

E sì, perché “l’Italia che lavora” è diventata una vera e propria jungla piena di bestie feroci e di approfittatori, la patria dei lavoratori precari, dei lavoratori “su chiamata”, dei pagamenti tramite voucher, delle agenzie interinali o peggio ancora delle cooperative, per non parlare di fantomatiche società SRL ma delle volte anche SPA che assumono con contratti che definire capestro è dir poco, contratti dove delle volte non è indicata nemmeno la retribuzione (?????), dove il primo stipendio viene “elargito” se va bene dopo 3 mesi, dove i lavoratori hanno gli stessi diritti dei neri sudafricani ai tempi dell’Apartheid, naturalmente di rimborsi spese o buoni pasto neanche a parlarne.

Per non parlare dei colleghi di lavoro, dove una volta trovavi persone disponibili e cordiali e spesso nascevano rapporti di amicizia o frequentazione anche al di fuori dell’ambito lavorativo, adesso trovi dei “soldati” con il coltello fra i denti, che al posto di darti una mano ti mettono i bastoni tra le ruote in tutti i modi, sempre pronti ad infangarti alla prima occasione buona, manco tu fossi stato mandato lì apposta per fregar loro il posto di lavoro.

L’Italia dove gli unici lavoratori che fanno la voce grossa sono “i raccomandati”, quelli che anche se non sanno far nulla hanno un buon posto solo perché annoverano tra le loro conoscenze l’amico o il parente “che conta”. signori questa è l’odierna “Italia che lavora”, l’Italia del precariato, dei lavoratori sottopagati e schiavizzati, delle aziende (quelle serie) che chiudono i battenti o sono costrette a vendere baracca e burattini.

Una Italia fortemente voluta dai “poteri forti”, da questa Europa, dal nostro illuminato presidente del consiglio e dal suo partito di venduti pronti a votare qualsiasi porcata pur di mantenere “il sedere incollato alla poltrona”, senza minimamente pensare ai bisogni del popolo, loro connazionali.

Osvaldo


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