Fondatore e direttore
Angelo Maria Perrino

Italia, ecco come sarà nel 2030: il futuro in mano ad 80 aziende "Pivot"

Sguardo al 2030: in Italia 40-80 aziende "Pivot" diventeranno il punto di riferimento nei loro rispettivi settori

Italia, ecco come sarà nel 2030: il futuro in mano ad 80 aziende "Pivot"
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La futura competitività dell'Italia? Ci sono 40-80 aziende "Pivot" che diventeranno il punto di riferimento nei loro rispettivi settori. Ma in tutto sono 220 le aziende medio-grandi nel settore manifatturiero che costituiscono il driver della futura competitività del Paese

LA RICERCA SUI TREND DEL FUTURO - Roland Berger compie 50 anni. Fondata nel 1967 in Germania, Roland Berger è la sola società di consulenza globale con radici europee. Il Gruppo oggi conta 50 uffici in 34 Paesi con più di 2.400 consulenti e circa 220 Partner. Sono più di 1.000 i clienti internazionali presenti in tutti i principali mercati. Il motto è navigating complexity. Perché la sfida è interpretare le evoluzioni in un mondo sempre più volatile, incerto, complesso e ambiguo (VUCA, per gli anglosassoni). Ed è per questo motivo che Roland Berger presenta oggi i principali mega trend al 2030 che condizioneranno la vita di tutti noi. Obiettivo: fornire uno strumento di supporto unico nell’analisi dei cambiamenti di medio e lungo periodo e permettere alle aziende (e non solo) di identificare e implementare le giuste strategie per sfruttare al meglio le molteplici opportunità offerte. Quattro i trend passati al setaccio. Con una premessa (e promessa): il meglio deve ancora arrivare.

DINAMICHE DEMOGRAFICHE – Il primo trend messo a fuoco dagli analisti di Roland Berger riguarda le «dinamiche demografiche» perché rappresentano un fattore chiave in grado di cambiare le regole del gioco di società ed economie di scala globali. Entro il 2030 arriveremo a quota 8,6 miliardi di persone contro i 7,4 miliardi registrati a fine 2015. L’apporto maggiore arriverà dai Paesi in via di sviluppo. Ovvio. Con Nigeria, Pakistan e India in testa. Quello che è meno ovvio è che i flussi migratori rallenteranno. E la frenata maggiore si registrerà proprio in Europa. E l’Italia? Gli arrivi continueranno ma non riusciranno a bilanciare la riduzione della popolazione a causa del costante calo delle nascite. Nel 2030 il nostro Paese sarà il più vecchio al mondo, secondo solo al Giappone. Milano, in controtendenza rispetto al resto d’Italia, vedrà invece un aumento della popolazione trainata proprio dagli abitanti stranieri e raggiungerà un totale di 1,5 milioni di abitanti con un’età media in diminuzione nei prossimi anni che passerà da 43,6 a 41,7. Nettamente inferiore alla media nazionale di 50,9 prevista per il 2030.

LA (NON) SCARSITÀ DELLE RISORSE – Il fabbisogno crescente di energia e la necessità di gestire la concentrazione regionale delle materie prime rappresentano gli elementi chiave del secondo trend analizzato da Roland Berger: «scarsità delle risorse». Al 2030 la domanda di energia primaria crescerà del 17% rispetto al 2015. E a trainarne la crescita saranno prevalentemente i Paesi non OCSE. Parliamo perlopiù di fonti energetiche tradizionali. Perché nonostante il boom delle rinnovabili, nel 2030 meno del 15% della domanda energetica globale sarà soddisfatta da energie «verdi». La buona notizia è che non vi è scarsità di risorse naturali. Lato energetico (e non solo). Le materie prime ci sono e sono abbondanti. L’unico pericolo è rappresentato dalla scarsità d’acqua: entro il 2050 il 50% della popolazione mondiale vivrà in aree “water stressed”. Ma la tecnologia ci correrà in aiuto!

DINAMICHE TECNOLOGICHE & INNOVAZIONE – Il terzo trend scelto da Roland Berger si focalizza su «dinamiche tecnologiche & innovazione». E c’è da scommetterci che proprio l’innovazione sarà il driver determinante per la prosperità economica attesa. Nel 2030 staremo tutti meglio (molto meglio). E lo dobbiamo proprio alla tecnologia. Un esempio per tutti: «L’industria 4.0 sta trasformando i settori manifatturieri e sebbene imponga uno stravolgimento radicale dello status quo competitivo con nuovi requisiti per la forza lavoro e per le infrastrutture, rappresenta una opportunità formidabile per tutti, industrie grandi e piccole» interviene Paolo Massardi, Partner di Roland Berger. E assicura: «L’Italia su questo fronte ha ottime carte da giocarsi». Fronte consumer va detto poi che nel 2030 saremo tra i Paesi più “connessi” con 91 individui su 100 collegati a Internet contro i 66 attuali. In Francia, per fare un paragone, oggi sono a quota 86 su 100.

SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA – Il quarto e ultimo trend preso in esame da Roland Berger riguarda la «società della conoscenza» analizzata attraverso le tematiche del know how, la corsa ai talenti e il gender gap. Oggi la carenza di competenze tecniche è un problema comune in diversi Paesi: in Italia la domanda di talenti tecnico-scientifici è in forte aumento. Così come altrove. Con posizioni costantemente aperte per operations, ingegneria, IT, business development, marketing e molto altro ancora. Secondo gli analisti di Roland Berger stiamo andando verso l’uguaglianza nella partecipazione alla forza lavoro e questo potrebbe risolvere le sfide dettate dai cambiamenti demografici. Che sia la volta buona che si risolva persino il gender gap? A guadagnarci saremmo tutti!

OPPORTUNITÀ DA COGLIERE – Il quadro al 2030 fotografato da Roland Berger rileva dunque delle opportunità che le aziende sono chiamate a cogliere. In particolare, secondo la società di consulenza tedesca, in Italia ci sono 40-80 aziende «Pivot» che diventeranno il punto di riferimento nei loro rispettivi settori. «Ma in tutto sono circa 220 le aziende medio-grandi nel settore manifatturiero che costituiscono il driver della futura competitività del Paese» conclude Andrea Marinoni, Partner di Roland Berger. E taglia corto: «I mega trend svolgono un ruolo decisivo nella determinazione del successo futuro di Paesi e organizzazioni, costituendo un framework efficace per prendere decisioni alla base della futura competitività, ed è fondamentale che le aziende ne siano a conoscenza per proteggersi dai rischi futuri e sviluppare una crescita a lungo termine con un impatto maggiore sull’economia».


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