Addio all'austerity Ue? Ecco perché nel 2016 la Merkel può cedere - Affaritaliani.it

Affari Europei

Addio all'austerity Ue? Ecco perché nel 2016 la Merkel può cedere

Nel 2016 molti Stati europei non rispetteranno gli impegni di bilancio per rilanciare la crescita dell'economia interna. Può essere davvero la fine dell'austerity con Merkel e la troika costretti a cedere? Ma senza un'azione coordinata a livello Ue, ogni tentativo di rilanciare l'economia europea è destinato a fallire.

LA COMMISSIONE CAMBIA TONO - La Commissione europea ha abbassato i toni nel suo approccio agli Stati membri che violano le regole di bilancio al fine di evitare di danneggiare fragile crescita economica del blocco. Questo approccio è molto diverso da quello tenuto negli anni 2011-2013, quando i paesi in deficit sono stati sottoposti a severi "aggiustamenti" che hanno spinto la zona euro sull'orlo della recessione da cui sta ancora lottando per recuperare.

"STOP ALL'AUSTERITY" - Nel 2016 Francia Italia Spagna e Portogallo potrebbero deliberatamente rompere alcune regole e abbandonare i programmi che avevano precedentemente adottato. Gli economisti di HSBC hanno calcolato che l'Italia avrebbe potuto ridurre il suo deficit pubblico, utilizzando i tassi di interesse più bassi per ridurre i costi finanziari dello Stato. Ma il primo ministro Matteo Renzi ha scelto di non farlo. Il programma di stabilità italiano (del 2015) ha l'obiettivo di riportare il disavanzo pubblico al 1,8 % del PIL nel 2016. In realtà, raggiungerà il 2,4%. Renzi ha ripetuto più volte che l'"austerity senza crescita fa perdere", attaccando apertamente la guida tedesca dell'Ue e chiedendo maggiore flessibilità, tanto da suscitare la reazione della Commissione che ha chiesto di "non esagerare con le richieste".

FRANCIA, ADDIO ALLA STRETTA OSSERVANZA DEI TRATTATI - La Francia dovrebbe ridurre il suo deficit strutturale dello 0,8 % l'anno nel 2016 e 2017. Ma gli esperti HSBC prevedono una riduzione del 0,3% quest'anno. La spesa pubblica francese è ai minimi termini ma il patto per la crescita, la competitività e l'occupazione, approvato da Parigi e incentrato su una serie di agevolazioni fiscali e esenzioni per le imprese, ha avuto un impatto sui numeri del Paese. E' possibile che Bruxelles, che ha approvato il bilancio francese, possa comunque imporre misure correttive su Madrid e Roma nel 2016. Ma non tornerà l'austerità del 2012-2013. Il tempo per la stretta osservanza dei trattati sembra essere finita.

LA VIRATA DEL PORTOGALLO - Un preciso cambiamento politico si registra dalle parti di Lisbona. La privatizzazione del sistema di trasporto pubblico di Lisbona e Porto verrà bloccata dal governo socialista salito al potere in Portogallo lo scorso novembre, dopo aver fatto cadere la coalizione di centro-destra insediatasi in seguito alle elezioni. Lo annuncia il ministro dell'Ambiente, Joao Fernandez, spiegando che la decisione è stata gia' adottata dal punto di vista politico ma deve ancora essere formalizzata dai cda delle compagnie coinvolte. Il nuovo esecutivo lusitano conferma quindi l'intenzione di abbandonare il cammino di austerita' che aveva reso il Portogallo l'alunno piu' diligente della 'troika'. La privatizzazione del trasporto pubblico delle due maggiori città del Paese era infatti tra le misure previste dai conservatori per risanare i conti. Ma ora è cambiato tutto.

GERMANIA CONTROCORRENTE - L'unico Stato membro con un surplus nel budget e che sta riducendo il proprio debito pubblico più rapidamente di quanto richiesto è la Germania. Per di più, il suo surplus è quasi l'1 % del PIL, ben al di sopra l'obiettivo dello 0,5% indicato nelle trattati dell'Ue. Per gli economisti della Commissione europea, la politica di bilancio della Germania è troppo restrittiva mentre gli esperti di HSBC vedono nella gestione tedesca della crisi dei rifugiati come un'occasione d'oro per spingere la spesa del paese in crescita del 3,8 % nel 2016, numeri inauditi per un Paese che ha fatto drastici tagli di bilancio nel 2011 e 2012.

UNA NUOVA EUROPA? - La sensazione di molti è che alle porte ci sia un drastico cambio di rotta all'interno dell'Ue. In tanti credono che Angela Merkel dovrà cedere e la flessibilità avrà la meglio sull'austerity. Per ora la Merkel non vuole aumentare gli investimenti pubblici mentre l'export è arrivato all'8% del PIL. A causa del surplus delle partite correnti della Germania, un segno di uno squilibrio macroeconomico secondo i trattati europei l'intera zona euro produrrà più di quello che consuma e investe quest'anno. Questo avanzo delle partite correnti potrebbe raggiungere il 3% del PIL della zona euro. Ma i tedeschi si rifiutano di cambiare il loro metodo di sviluppo, una politica che aprirebbe la strada ad una politica monetaria più rilassata. Lanciando il suo programma di quantitative easing, anche se in ritardo, la Banca centrale europea (BCE) ha fatto tutto il possibile per sostenere l'economia europea. Ma come ha avvertito lo stesso Mario Draghi, senza un'azione coordinata a livello politico sarà difficile ottenere risultati concreti e stabili. La sensazione di molti osservatori è che la politica dell'austerity sia fallita e che l'Ue abbia bisogno di una nuova visione. Per questo, forse la Merkel potrebbe davvero cedere o quantomeno fare delle concessioni alle richieste degli Stati membri nel 2016.