Dazi, Cicu: "L'Ue sia paladina del libero mercato" - Affaritaliani.it

Affari Europei

Dazi, Cicu: "L'Ue sia paladina del libero mercato"

"Mentre Trump avvia una guerra commerciale con la Cina, l'Italia e l'Europa devono diventare campioni del libero mercato". L'intervista a Salvatore Cicu

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Sono tempi bui per il libero commercio a livello globale. Donald Trump ha deciso di imporre dazi nei confronti della Cina su acciaio (25%) e alluminio (15%) e altri sono stati minacciati in difesa della proprietà intellettuale delle aziende statunitensi, più volte violata da Pechino. Una mossa, quella di Trump, decisa a fini elettorali e per riequilibrare una bilancia commerciale sbilanciata per 700 miliardi di dollari all'anno (400 diretti vero Pechino). Ma la risposta del Celeste Impreso non si é fatta attendere: dazi su prodotti agricoli che fanno temere una escalation che coinvolgerebbe il commercio a livello globale.

"Trump sta portando avanti una politica che che si puó definire protezionistica. Le ragioni credo siano principalmente due. Da un lato vuole alzare i toni della competizione con la Cina e sottolineare il primato Usa sul piano dell'innovazione e della tecnologia", spiega ad Affaritaliani.it Salvatore Cicu, eurodeputato di Forza Italia e profondo conoscitore delle regole che governano il commercio internazionale. "C'é poi l'aspetto elettorale. Le elezioni di medio termine si avvicinano e Trump con l'imposizione di dazi su alluminio e acciaio ha voluto accontentare quella parte del suo elettorato che lavora nel settore".

La risposta cinese non rischia di vanificare gli sfrozi di Trump?

"Dazio chiama dazio. La decisione di Trump ha scatenato una controffensiva cinese che é andata a imporre dazi su commodities agricole, come la soia e il sorgo, di cui la Cina é una grande importatrice e che hanno colpito gli agricoltori statunitensi, altro zoccolo duro dell'elettorato Trump".

Gli Usa non credono più nel libero mercato?

"Le politiche di Trump sono protezionistiche e provano a dare una risposta, sbagliata, ai timori della classe operaia americana. La Cina invece si sta proiettando come paladina del libero scambio a livello globale, posizione prima assunta dagli Stati Uniti. Ed é emblematico che sia stata proprio Pechino a ricorrere al Wto contro i dazi di Trump su alluminio e acciaio".

L'Europa che posizione ha assunto in questo scontro?

"La politica commerciale é una delle poche materie completamente in mano all'Unione europea che é fermamente a favore del libero scambio. A maggio sapremo se saremo esentati permanentemente dai dazi decisi da Washington che colpirebbero anche le nostre imprese. Quel che é certo é che noi lavoreremo sempre per avere un mercato libero".

L'Europa potrebbe cogliere l'opportunità della guerra tra Washington e Pechino per rafforzarsi?

"Occorrerebbe che il presidente della Commissione si facesse promotore di iniziative di confronto per tutelare le nostre imprese e rilanciare gli accordi commerciali. Il Made in europeo e italiano potrebbero avvantaggiarsi attraverso nuovi accordi commerciali".

L'opinione pubblica europea sembra essere contraria a nuovi accordi. Il protezionismo piace.

"Non bisogna confondere i campi. L'Italia é un Paese industriale ed é un forte esportatore, gli Stati Uniti sono invece importatori netti. Per questo politiche di libero scambio sono per noi estremamente vantaggiose. La ripresa italiana é figlia del rafforzamento dell'export".

Manca una visione politica in Italia sul tema?

"L'Italia deve tornare a parlare di politica industriale perché é questo il settore che genera ricchezza e occupazione, anche per i giovani italiani che oggi sono colpiti da una disoccupazione altissima. Favorire il commercio e l'industria porta benessere che avvantaggia tutti gli strati sociali".

La Cina ha adito al Wto contro i dazi decisi da Trump, tuttavia le sue imprese, spesso di Stato, violano la proprietà intellettuale di aziende europee e statunitensi. Che cosa si sta facendo a proposito?

"La decisione di Trump di andare allo scontro con Xi Jinping é frutto anche di questa considerazione. All'interno dell'Europa abbiamo varato una serie di nuove norme per combattere il dumping cinese, sia dal punto di vista sociale che ambientale. Manca peró uno sforzo corale sul campo della proprietà intellettuale".

Un quadro che rispecchia la debolezza politica dell'Europa?

"Certamente il fatto che i Paesi principali dell'Europa stiano vivendo un momento di instabilità politica pesa molto sulla direzione che l'Unione europea deve prendere a livello di politiche commerciali. Ma non possiamo farci fermare da questo".