Affari Europei
Referendum, si teme per l'organizzazione. Mancano la carta, il personale e le cabine

In Germania forse sarebbe stato possibile organizzare un referendum in sette giorni, in Grecia sono in molti a credere che non lo sia. Mentre tra Atene e Bruxelles gli spiragli di una trattativa si aprono e si chiudono quotidianamente, il ministero degli Interni greco è alle prese con una sfida non da poco.
Bisogna prima di tutto stampare le schede per alcuni milioni di cittadini. Non si sa infatti ancora di preciso in quanti potranno votare. Bisogna poi attrezzare scuole e uffici pubblici per insediare i seggi. Selezionare gli scrutatori, nominare i presidenti di seggio. Ma anche fare arrivare le schede da Atene ad isole dove i traghetti di linea non passano due volte a settimana.
Senza contare la mancanza di soldi. Ad Atene infatti non ci sarebbe abbastanza carta per stampare le schede e non ci sono fornitori disposti a fare credito ad un esecutivo che lunedì mattina potrebbe essere costretto a dichiarare il default.
Anche sui costi del referendum non ci sono dati chiari. La stampa estera (soprattutto tedesca) ha scritto che serviranno 110 milioni di euro, niente male per un Paese in dissesto finanziario. Il ministero dell'interno greco ha invece dichiarato che basteranno venti milioni. Poco meno di due euro a testa.
Una cosa è sicura. I greci non hanno una macchina amministrativa rodata in campo referendario, visto che l'ultimo risale al 1974. Ed era tra monarchia e repubblica.