Bond a tasso zero, la fine di un'era: previsto a luglio il rialzo della Bce
Le maggiori banche centrali stanno accelerando sul rialzo dei tassi d'interesse e sembra che anche l'Europa voglia intraprendere questa strada
Bond a interesse zero, la fine di un'era: previsto a luglio il rialzo della Banca Centrale Europea
Complici i rincari al consumo, le maggiori banche centrali hanno accelerato sulla strada del rialzo dei tassi. Prendiamo il caso della FED: dopo che lo scorso mese ha alzato i tassi per la prima volta dal 2018 (+25 punti base), il governatore Jerome Powell ha parlato qualche giorno fa della necessità di contrastare “assolutamente” l’inflazione americana, prospettando un rialzo dei tassi dello 0,5% nella riunione di maggio.
Anche in Europa, la stessa BCE, secondo il Senior Analyst di Swissquote Ipek Ozkardeskaya, potrebbe non aspettare troppo a lungo prima di aumentare i tassi di interesse per domare l’inflazione, nonostante Christine Lagarde abbia promesso un inasprimento graduale. Per l’analista, i contratti swap collegati ai tassi a breve termine dell’euro prezzano un aumento dei tassi di 75 punti base entro dicembre, suggerendo che la BCE potrebbe terminare gli acquisti di obbligazioni entro luglio e aumentare i tassi lo stesso mese per la prima volta, continuando quindi a salire a ogni riunione fino a dicembre, a meno che l’economia non subisca un grave shock.
Dagli Usa: previsto a luglio rialzo dei tassi nell'eurozona
Lo stesso vice-governatore Luis de Guindos ha paventato, contro le attese, un rialzo dei tassi nell’eurozona già nel mese di luglio. Premesso che il rialzo dei rendimenti è sempre un fatto positivo per gli investitori a caccia di nuovi bond, quali sono i titoli di Stato con scadenza decennale che rendono di più? Ebbene, come riporta Wall Street Italia, la top ten si compone così.
Al primo posto c’è il Brasile con il 12,3%. A seguire troviamo il Messico con l’8,9%. Al terzo posto si piazza invece l’India con il 7% spaccato. In quarta posizione troviamo invece la Nuova Zelanda con il 3,6% (praticamente metà rispetto all’India). Seguono Australia e Grecia con il 3%. Il settimo posto lo conquista il Canada che realizza il 2,8%. Infine, a comporre gli ultimi tre posti della graduatoria, troviamo Stati Uniti, Italia e Portogallo. Rispettivamente con il 2,7%, il 2,5% e l’1,8%.
Titoli di stato emergenti: i fattori che influiscono sulla performance
Anche sul fronte dei mercati emergenti la situazione non è più la stessa. “I due fattori principali che hanno influito sulla performance 2022 sono stati il forte rialzo dei rendimenti dei Treasury Usa e l’invasione russa dell’Ucraina. I rendimenti dei Treasury decennali sono aumentati di 82 punti base a fine marzo”.
“Per quanto riguarda invece il debito dei mercati emergenti in valuta locale, l’EMFX (1,4%) ha sovraperformato i tassi locali (-7.8%) in quanto l’aumento e le aspettative sull’inflazione hanno portato da un lato a ulteriori rialzi dei tassi d’interesse dei mercati emergenti e delle curve interne, dall’altro hanno supportato livelli valutari più forti nei paesi emergenti esportatori di materie prime come Real Brasiliano, Peso Colombiano, Rand Sudafricano, Peso Cileno e Sol Peruviano”, ha spiegato Diliana Deltcheva, Head of Emerging Market Debt di Candriam.
Che aggiunge “il debito dei mercati emergenti a medio termine è supportato sia dalle valutazioni relative al segmento High Yield (specialmente per quanto riguarda, nonostante la graduale contrazione della liquidità a livello globale, gli esportatori di energia) sia dall’outlook positivo per le materie prime nel mezzo di una ripresa dalla pandemia lenta ma comunque favorevole”.