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Politica
25 Aprile, Italia e Ucraina: due Resistenze molto diverse, da non paragonare
Manifestazione 25 Aprile

Paragonare queste due battaglie è solo un modo per giustificare il nostro interventismo

Molti stanno cercando di confrontare, o parificare, la Resistenza italiana e quella ucraina. Sono due eventi sviluppatisi in circostanze molto diverse, e forse vale la pena di registrare le reciproche specificità, senza l’intenzione di creare una classifica di valore etico. La Resistenza italiana era composta di truppe irregolari, sostanzialmente civili in armi (con qualche eccezione di personale militare). In Ucraina abbiamo truppe regolari contro truppe regolari. A fianco dell’esercito ucraino, ma ormai perfettamente inquadrati nella Guardia Nazionale dal novembre 2014, ci sono dei battaglioni (ex)paramilitari. La popolazione civile, sinora, non è scesa in campo.

La Resistenza ucraina riceve armi straniere a ritmo di – solo dagli USA – 800 milioni di dollari a settimana. La Resistenza italiana ricevette armi dall’estero, fino a quando gli Alleati decisero di chiudere il rubinetto: non volevano che i resistenti, in particolare comunisti, acquisissero troppo prestigio nella lotta; ragione per la quale lo stesso Harold Alexander, responsabile per gli Alleati nel Mediterraneo, chiese ai partigiani di interrompere l’offensiva contro i nazifascisti nell’inverno ’44-’45 (e non fu ascoltato).

La Resistenza ucraina opera sul proprio territorio nazionale, la Resistenza italiana sul suolo di uno Stato fantoccio, la RSI, completamente nelle mani dell’alleato-invasore nazista, con la collaborazione dei fascisti.

Nella Resistenza italiana erano assenti questioni etniche. C’era un fatto di liberazione nazionale, quello sì, ma il nocciolo era essenzialmente politico: bisognava sconfiggere il nazifascismo. In Ucraina, soprattutto presso certe frange, affiora un odio etnico-culturale verso la minoranza (maggioranza in alcune aree) russofona, così che in determinate regioni del Paese c’è la guerra contro gli invasori russi, ma anche la guerra civile contro la popolazione ucraina russofona. Del resto, sono distinzioni abbastanza scioviniste, sia per l’indubbia comunanza culturale, sia per il fatto che parlanti russo e parlanti ucraino vivono insieme da secoli.

Alla nostra Resistenza presero parte militanti di organizzazioni e partiti politici repressi durante tutto il ventennio fascista. In Ucraina è il governo a condurre le operazioni e i battaglioni politicamente più schierati – all’estrema destra – vengono da forze politiche che escono da un decennio circa di espansione del consenso e libera, liberissima attività.

La Resistenza italiana era antifascista, in Ucraina ci sono tanti neonazisti

In ultimo, la nostra Resistenza era antifascista, la Resistenza Ucraina no. Anche se molti, da noi, stanno sorvolando sul problema, non si tratta di una questione secondaria. La presenza del neonazismo in Ucraina è una criticità reale, ben nota alle polizie di mezzo mondo, compresa la DIGOS italiana e l'FBI americano. E non si limita al famigerato Battaglione Azov, o al meno noto Battaglione Aidar.

In Ucraina ci sono almeno tre grandi organizzazioni neonaziste: Svoboda (dal 1991 al 2004 Partito Nazional Socialista d’Ucraina), Pravyj Sektor Corpo Nazionale (colonna politica del battaglione Azov). Ad esse si affiancano S14, branca giovanile di Svoboda, e Milizia Nazionale, squadracce legate a CN che pattugliano le strade e bruciano campi rom. Tali organizzazioni sono in rapporti costanti con realtà neonaziste e neofasciste in tutto il mondo: Rise Above Movement e AtomWaffen Division (USA), Casapound (Italia), Identitaires (Francia), Nationaldemokratische Partei (Germania), Escudo Identitario (Portogallo), e tante altre. Il capo della polizia ucraina è stato per circa due anni Vadym Troyan, simpatizzante neonazi e membro di Azov. Oltre che nella polizia, militanti neri si trovano a pioggia nella Guardia Nazionale e nello SBU, il servizio di controspionaggio.

Anche se non fosse scritto nella nostra Costituzione – e lo è nelle Disposizioni transitorie e finali, ma fingiamo che non lo sia – l’antifascismo dovrebbe essere un valore fondamentale per il popolo italiano. Dopodiché, inutile negarlo, per molti non lo è mai stato e per tanti sta smettendo di esserlo.

Il parallelismo forzato fra Resistenza italiana e Resistenza ucraina sembra il tentativo di fornire una legittimazione morale al nostro maggior impegno nel conflitto. Ed è un’operazione propagandistica per infilare l’elmetto a quella larga fetta di opinione pubblica che, sondaggi alla mano, nonostante il bombardamento mediatico, vorrebbe ancora una soluzione diplomatica ed è contraria all’invio di armi in Ucraina.

 

 

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