Corruzione, Nordio: "Impunità per chi paga mazzette ma decide di collaborare"

Il ministro della Giustizia: "Il potenziale corruttore non va intimidito ma va disarmato. Inasprire le pene non serve a nulla"

Politica

Corruzione, Nordio: "Bisogna fare in modo che il corrotto collabori"

Scoppia la polemica per le dichiarazioni del neo ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla questione "corruzione". Il Guardasigilli pensa ad una nuova norma per stanare chi paga le mazzette, ma l'ipotesi ventilata - si legge su Repubblica - scatena la bufera politica. Per Nordio "il potenziale corruttore non va intimidito, ma va disarmato". E "inasprire le pene e creare reati non serve assolutamente a nulla". Bisogna solo fare in modo che "il potenziale corrotto collabori". Peccato che, come sottolinea Raffaele Cantone proprio su Repubblica, questa norma già esiste ma non ha avuti effetti.

Questa misura - prosegue Repubblica - Nordio l'aveva teorizzata varie volte, sollevando le proteste dei suoi colleghi. Che gli rimproverano, da procuratore aggiunto a Venezia, di non aver portato a casa grossi risultati. Lui, ovviamente, la pensa all'opposto. Tant'è che cita la cosiddetta "Tangentopoli veneta" e l'inchiesta sul Mose, che definisce come "il più grande episodio di corruzione nazionale". "Bisogna - spiega Nordio - interrompere la convergenza di interessi", nel senso che sia il corruttore che il corrotto "sono punibili per il reato di corruzione e quindi entrambi hanno interesse a tacere quando vengono interrogati dal magistrato, perché possono avvalersi della facoltà di non rispondere".

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