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Lo sguardo libero
Decreto legge “Rilancio”: soldi per tutti, ma poca visione

Il decreto legge “Rilancio” del Governo è una manovra imponente e storica: stanzia 55 miliardi a vantaggio di famiglie e imprese e prevede quattro miliardi di tagli di tasse. L’emergenza dettata dal Covid-19 consente di non tener conto dei vincoli di bilancio. Tutti possono finalmente essere accontentati e viene confermata la validità dell’aforisma di Giulio Andreotti: “Il potere logora chi non ce l’ha”. E infatti la Lega di Matteo Salvini perde consenso.

Tutti vengono interessati dalla pioggia di soldi: le imprese che potranno fare cassa integrazione, gli autonomi che li riceveranno a fondo perduto, il settore del turismo, quello dell’agricoltura; i ricercatori universitari, gli insegnanti, le famiglie e i poveri che avranno diritto a ulteriori sussidi. Sembra anche che grazie alla tecnologia digitale difficilmente si potrà fare i furbi nell’adire a tali risorse. C’è persino un super ecobonus.

Tutto bene? Siccome nelle facoltà di Economia s’insegna che il consenso elettorale è il condizionamento delle scelta politica – e del resto questa è la democrazia - due sembrano essere i macro limiti del provvedimento del Governo presieduto da Giuseppe Conte.

 1 – I denari sono stati assegnati sì in modo omogeneo e ragionevole, ma non strategico. Non si è scommesso sui settori più competitivi, sulle eccellenze produttive dell’Italia, le uniche in grado di competere sulle scenario internazionale. Corollario di ciò, è trascurato il tema del capitale delle aziende – argomento oggetto di ricorrente dibattito sulla stampa economico-finanziaria – indebolito dalla crisi e che quindi impedisce alle aziende di investire e competere nell’agone internazionale, per giunta mettendole a rischio di scalata da parte d’imprese straniere.

Per fare un esempio di tale visione omogenea ma poco strategica, va bene salvare l’alberghetto e il ristorantino a conduzione familiare, ma un intervento limitato che escluda una rinascita manageriale e strategica sembra una sorta di accanimento terapeutico quando la competizione è con i grandi gruppi turistici a gestione industriale, anche francese e spagnoli, paesi che non a caso hanno paradossalmente più turisti dell’Italia, seppur più ricca per varietà dell’offerta (mare, montagna, borghi, arte, cucina eccetera).

2 - Suona un po’ stonato l’ennesimo salvataggio di Alitalia – mai citata nel decreto - con l’escamotage della creazione di una newco (Alitalia TAI - Trasporto aereo italiano, dovrebbe essere il nome) con una dotazione di tre miliardi.  Da quando fu commissariata tre anni, fa l’azienda ha ricevuto 1,4 miliardi, bruciati in perdita. Logica di mercato… questa sconosciuta.

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