Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, presenta alla Camera il PNRR (Piano Nazionale Ripresa Resilienza), un disegno, tra fondi del Recovery e altri stanziati, di 248 MLD che dovrebbe non solo rimettere in carreggiata l’Italia, ma determinare un salto epocale, fino a recuperare il ritardo pre-Covid rispetto alla crescita del Pil di altri Paesi, come Francia, Germania e Spagna.
È fortunato il nostro Paese ad avere un premier come Draghi (che si può permettere di criticare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan perché sa che il mondo lo ritiene credibile), come lo è per essere membro dell’Unione europea, che con Next Generation EU indica linee precise di azione – basate sui principi di sostenibilità, digitalizzazione e inclusione sociale – e controllerà via via le opere e le spese effettuate: i leader politici italiani sono quasi sempre il contrario di Alcide De Gasperi, fondatore della Democrazia Cristiana, alla guida di otto Governi consecutivi dal 1945 al 1953, che prendeva le decisioni guardando alle generazioni future e non ai voti delle elezioni successive.
Cionondimeno, Draghi ironizza contro gli inglesismi, fatto prontamente ripreso dai media: “Il governo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) quelli che gli altri chiamano governance…”, ha detto. Certamente dipende dal punto di vista, probabilmente il premier parla dall’alto della sua conoscenza dell’inglese, teme che l’italiano medio non capisca e paventa quell’ostentazione che è indicatore della non conoscenza, ma i nostri giovani partecipano a un'agguerrita competizione globale utilizzando termini come advisor, asset, benchmark, board, CEO, CFO, chairman, cluster, compliance, governance, stakeholders, sales, skills, tools e via dicendo. Sia chiaro, anche quando parlano e scrivono in italiano, perché tale padronanza, come direbbero gli antropologi, è sostanziale al valore: si dice “marketing” non “tecniche e strumenti per affrontare il mercato”.
I nostri migliori giovani, la vera speranza del Paese, sanno bene tutto questo e non si faranno condizionare da Draghi perché così prevede la globalizzazione, ma, con tutto il rispetto, è sbagliato far passare simili messaggi: il progresso implica che il popolo, che non brilla per genialità ed è tendenzialmente ingiusto e invidioso, sia educato a piccoli passi, magari apprendendo gradualmente il significato degli anglicismi, e soprattutto, non avendo alibi per non apprezzare e beffeggiare chi sa ed è bravo.
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