Lo sguardo libero
Italia-Moldova riconcili il Paese con il calcio

Il calcio, come lo sport, oltre che business, che quindi non può che far bene alla democrazia, è un’attività meravigliosa
La partita di calcio Italia-Moldova di stasera può essere un’occasione per il calcio italiano, coinvolto nel caos della emergenza sanitaria, con squadre in aeroporto che non partono e la partita che salta (Juventus-Napoli del turno scorso di campionato), giocatori che fanno tamponi e rispettano l’isolamento o no (come oggi alcuni della Juventus), per ribadire che il calcio, come tutto lo sport, a chi piace certo ma anche no, è, oltre che business, che quindi non può che far bene alla democrazia, un’attività meravigliosa.
Della polemica di ieri tra il commissario tecnico della nazionale Roberto Mancini e il ministro della Salute Roberto Speranza - quest’ultimo aveva detto che il calcio non è prioritario rispetto alla scuola, mentre il primo ha replicato al ministro di sbagliare perché entrambi sono diritti -, va riaffermato che sembrerebbe aver ragione il mister.
La nostra Costituzione non parla direttamente di sport perché ques'ultimo era stato utilizzato dal fascismo per fini propagandistici e ideologici, ma esso è introdotto, diffuso e inteso nella legge fondamentale sia come attività libera che organizzata. Così, tra i principi, all’art. 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità“, mentre l’art. 32 tutela la salute “come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
Senza che l’allenatore della nazionale assurga a ulteriore guru (“ciascuno faccia il suo mestiere” e bastano e avanzano guru, cantanti, attori vari con la licenza media e del resto c’è libertà di espressione), anche perché a non tutti il calcio piace per cui stonano frasi tipo “rappresentiamo gli italiani” per chi vede nei calciatori 22 persone in mutande che danno calci a un pallone, il calcio è un collante straordinario per gli italiani, con l’Italia quattro volte campione del mondo (per chi per esempio apprezza anche il rugby, che soddisfazione l’Italia sempre favorita nel calcio rispetto a Galles e Irlanda, come vicendevolmente nella palla ovale).
Il rischio è che i giovani trascurino lo studio per diventare calciatori, molto meglio che aspirare a essere influencer, mentre lo studio serve (dovrebbe servire) ad avere un intelletto evoluto, oltre che una preparazione per affrontare meglio la vita e trovare un lavoro soddisfacente. Va anche detto che nel calcio vale il principio del merito e del sacrificio per aver successo e che è un mondo dove la raccomandazione, certamente per giocare in seria A, non sempre per la trafila nelle giovanili, non ha credito. Il che va sottolineato. Dall’altra parte ci sono studenti universitari – come tanti lavoratori - che giocano nelle categorie minori affrontando anch’essi sacrifici, facendo gli allenamenti nelle sere d’inverno, come tanti giovani, dai pulcini fino agli juniores, che praticando calcio hanno meno possibilità di cadere per esempio nell’uso di droghe o in comportamenti che fanno male a se stessi. Certo, il futuro… le energie sottratte allo studio, le ambizioni dei genitori delusi che hanno un pallone al posto della testa… Tutti coloro che sui campi e campetti minori d'Italia chiamano l'arbitro, a differenza di come correttamente fa per esempio Zlatan Ibrahimovic, direttore....