I blog riportano opinioni degli autori e non necessariamente notizie, in ossequio al pluralismo che caratterizza la nostra Testata.
A- A+
Rocca sbrocca
Tiziana Rocca: "Io, colpita dal Covid. Vi dico che cos'è e come batterlo"

Nonostante la mia attenzione quotidiana per l’igiene e la prevenzione sul lavoro con tamponi veloci antigenici ogni due settimane per me e tutti i miei collaboratori ho contratto il Covid-19 con tutta la sintomatologia del caso ma senza gravi problemi respiratori e ho dovuto trascorrere a casa il decorso della quarantena che ho gestito con le giuste precauzioni in presenza dei miei famigliari. E, a posteriori, ora che ne sono fuori, affermo: si può fare.

Ci si può organizzare senza farsi prendere dal panico o riversarsi verso gli ospedali già allo stremo per i casi più gravi. Ma torniamo indietro per un attimo. Dopo l’ultimo tampone negativo della settimana già il lunedì successivo iniziato ad avvertire strani dolori muscolari e dopo una notte passata male ho immediatamente rifatto il test il giorno dopo, ed era positivo. I tamponi rapidi, seppur utili in un’ottica di prevenzione, hanno una durata molto limitata e bisogna stare sempre molto attenti. Cercando di capire come potesse essere accaduto il contagio nonostante il mio zelo, nella ricostruzione delle ultimi giorni ho capito quale era stato l’unico punto che avevo sottovalutato: il virus l’ho preso in automobile. Probabilmente dalla persona di fiducia che mi accompagna al lavoro. Lui asintomatico ha, in seguito, avvertito dolori alla schiena risolti con due punture di cortisone. Perciò, attenzione.

In macchina l’abitacolo è comunque uno spazio piccolo e anche se si indossa la mascherina che può ridurre l’impatto con il virus, se per esempio chi è già in auto ha parlato prima al telefono senza indossare la mascherina non basta indossarla successivamente per essere protetti. A quel punto, siete già a rischio perché il virus rimane nell’aria per un determinato tempo. Ed è quello che è successo a me. Il virus è l’aerosol nel parlare.  Si emanano goccioline microscopiche anche solo con la respirazione e il parlare crea delle goccioline che restano a lungo nell’aria prima di evaporare. Per intenderci, il virus si comporta come lo spray al peperoncino. Avete presente lo spray al peperoncino per la difesa personale? Una volta mi è capitato di entrare a casa di una mia amica dove dieci minuti prima, per prova, era stato spruzzato lo spray al peperoncino.

Quando sono arrivata in casa, ed evidentemente lo spray si era depositato a metà dell’aria, sono rimasta investita dal residuo dello spray invisibile spruzzato precedentemente e sono rimasta urticata sul viso, la gola e ho avuto tosse e rossore agli occhi tanto che per farmelo passare  mi sono dovuta lavare il viso con l’acqua fredda e per far andare via questo prodotto nebulizzato hanno dovuto spalancare le finestre per quasi un’ora. Ecco, il virus agisce con una simile dinamica perché rimane sospeso per un certo tempo e se tu passi in una stanza contaminata, te lo prendi. Insomma, il virus non passa sotto la porta ma rimane nell’aria e l’unica soluzione è l’areazione forzata per rimuovere le particelle potenzialmente contagiose.

Dopo questo premessa, proseguo nel mio racconto. Mi sono, quindi, ritrovata a casa con mio marito e i miei figli positiva al coronavirus. Che fare? Innanzitutto da paziente, quello che ho capito è che la cosa importante è essere tempestivi nell’approccio e nelle prime cure per non far arrivare le persone all’ospedale. Poi, di certo, bisogna avere sangue freddo appena ti manca un po’ il respiro e senza farsi prendere dal panico. Per fortuna faccio parte di quella casistica del 10-15 per cento che contraggono il virus senza altri problemi fisici pregressi e con un decorso che si può gestire a casa.

Questa pandemia ci insegna ad auto aiutarsi e organizzarsi visto che lo Stato non ce la fa per tutti noi. In realtà, già da prima ero organizzata in maniera quasi militare. Mi misuravo la febbre tutti i giorni così come per i miei figli prima di andare  a scuola. Addirittura dal 29 gennaio, in via preventiva avevo acquistato il misuratore di ossigeno, il saturimetro che è molto utile per controllare il proprio corpo e le proprie reazioni in questi casi. Ero, inoltre,  già in possesso delle medicine poiché le avevo chieste al mio medico da tenere in casa per sicurezza. Consiglio a tutti di preparasi. Se siamo in guerra come dicono alcuni virologi, dobbiamo avere tutte le munizioni a disposizione. Di certo, è fondamentale intervenire subito. Immediatamente ho avvisato il mio medico per il sospetto e appena ho avuto l’esito ho chiesto subito di iniziare la terapia.

Ho deciso, perciò, di tenere un diario con tutte le sensazioni per dare la possibilità al mio medico (tra l’altro in quarantena perché la sua assistente positiva al Covid) di dargli un primo bollettino la mattina e uno la sera autodisciplinandomi e rispettando gli orari con la sveglia. Scrivere tutto è stato una sorta di terapia per il mio decorso psicologico.

Con le giuste precauzioni si può parlare di un vademecum per stare a casa e non infettare la famiglia. Posso dire che mi sono organizzata con il virus.

Nel dettaglio: per prima cosa è importante avere una piccola stanza a disposizione dove stare tutta la giornata per non infettare la famiglia. Certo, chi non ha la possibilità di poter essere isolato in casa in una stanza o per chi vive con persone immunodepresse o anziani con un quadro clinico la situazione è diversa ed è necessario,  a quel punto, affrontare la quarantena in una struttura alternativa.

Io l’ho trascorsa sempre nella mia stanza da letto con la porta aperta per comunicare da fuori ma senza far entrare nessuno e cambiando aria quando per esempio dovevo andare al bagno. I bagni si possono condividere se si pulisce e disinfetta con attenzione. Quando uscivo dalla mia stanza disinfettavo tutto quello che toccavo oltre ad indossare guanti e mascherina. Per mangiare facevo bollire le mie posate e usavo piatti usa e getta di carta che raccoglievo in un sacchetto di spazzatura a parte.

I primi giorni li ho passati a letto. Avevo bisogno di dormire e sentivo più che altro dolori muscolari come se fosse una grande infiammazione del mio corpo ma con un’intensità che non avevo mai provato nella vita come se prendesse i nervi. Subito, ho preso 20 mm di cortisone tre volte al giorno. L’infiammazione è fortissima in tutto il corpo e il cortisone è fondamentale per intervenire subito in quanto potente antinfiammatorio. Poi, è il medico di ognuno di noi a decidere la posologia a seconda delle eventuali patologia pregresse in cui il paziente in questione versa, poiché una corretta cura prevede anche di lasciare il sistema immunitario attivo per combattere con tutte le sue armi contro questa infiammazione che è come avere un “veleno nel corpo”e il solo paracetamolo non è abbastanza per contrastare questa prima fase dell’infezione dove la malattia deve essere aggredita per aver un buon decorso e non peggiorare.

 Non c’è una cura buona per tutti. Le linee guida devono essere ampie poi, ogni medico può indirizzarle al suo paziente in maniera corretta. Esiste la libertà di cura e ognuno si cura seguendo le indicazioni del proprio dottore ma anche conoscendo se stessi.

Al terzo giorno i dolori muscolari si sono attenuati ma ho perso il gusto e l’olfatto e iniziavo a vedere che c’era anche la tosse. Poi è arrivata la febbre alta e, dopo, una stanchezza enorme, mai avuta. Al quarto giorno, quindi, ho iniziato le iniezioni di eparina che funziona da anticoagulante nel sangue per prevenire la formazioni di trombi e tutelare i polmoni. Ogni giorno, da quando ho avuto il virus mandavo al mio medico le mie informazioni: misuravo la febbre tre volte al dì, l’ossigeno cinque volte oltre a sostenere degli esercizi fisici per verificare l’affanno: la cosiddetta prova della sedia che consisteva nell’alzarmi velocemente  e poi abbassarmi per un minuto. Anche se avevo poca energia mi sono sforzata nell’applicarmi registrando la misurazione dell’ossigeno prima e dopo per capire quanto affanno mi veniva. Cinque minuti al riposo e poi lo ripetevo. A volte, era faticoso ma mi impegnavo perché era importante per capire la terapia che dovevo proseguire. Pertanto, ho annotato ogni giorno tutti i sintomi che avevo. Dal mal di schiena al mal di gambe, febbre, tosse e tutto quello che succedeva con orari annessi per tenere sottocontrollo la situazione e capire a che punto fossi, anche perché Il medico voleva vedere la risposta immunitaria del mio corpo prima di farmi prendere eventuali antibiotici. Risposta che per fortuna c’è stata.

Mangiavo poco e spesso, non riuscivo a fare pasti abbondanti negli orari stabiliti non avendo gusto e olfatto. Già dal terzo giorno facevo delle prove con degli odori forti come la lacca o profumo ma niente. Sentivo solo il caldo e il freddo e mi dava sollievo il minestrone caldo per la gola e la tosse e non so perché avevo difficoltà a mangiare proteine. La mia dieta era, quindi, più che altro verdure e pane secco per superare la nausea pur non sentendo odori e sapori.

La fase più delicata è tra il limite del terzo e del settimo giorno. Sono due momenti più delicati perché sono spartiacque dei successivi step, devi stare al caldo e usare tutte le precauzioni. Ho dormito tanto e bevuto tanta acqua perché è importante rimanere ben idratati. Quando arrivi al nono giorno sai che al decimo arriva la risalita perché hai passato la fase critica in cui ti puoi aggravare e non riuscire più a curare a casa il virus. Mi sono sentita tranquilla al decimo giorno e poi dall’undicesimo ho capito che poteva iniziare una risalita, seppur lenta, ma fuori da pericoli più gravi. Sicuramente quattordici giorni ci vogliono tutti per recuperare le forze. Purtroppo è un virus che lascia strascichi di stanchezza e  debolezza con alti e bassi, per questo è importante essere già organizzati.

Ma vorrei sfatare le preoccupazioni dei più. In questi casi più lievi la tua famiglia non deve scappare da te ma, anzi, è di aiuto per superare la giornata.

 Inoltre, vorrei  spezzare una lancia sull’igiene nelle case degli italiani. Ho sentito dire che il virus si annida in casa. Non mi sembra corretta come informazione. Chi ha figli è abituato a sanificare costantemente.

Io, come tante donne, ho sempre usato lisoform, napisan, alcool e gli igienizzanti per disinfettare  dai batteri che tutti i bambini ti portano a casa da scuola e da fuori. E’ chiaro che le superfici e i pavimenti devono essere puliti ma gli italiani sono precisi su queste cose, il virus non si nasconde nelle case. Il punto, e insisto, è arieggiare casa perché il virus resta sospeso nell’aria e, quindi, la cosa importante e far cambiare aria nelle stanze. Usando la massima attenzione non ho contaminato nessuno della mia famiglia, e noi siamo in cinque non era facile, nonostante abbia tenuto la porta della mia stanza aperta tutto il giorno con i miei che mi parlavano da fuori mentre la notte, quando mi toglievo la mascherina, la stanza veniva chiusa per una maggiore sicurezza. Se le cose sono fatte bene con le precauzioni corrette si può affrontare un decorso sanitario a casa propria senza essere completamente isolati. A questo proposito, farei parlare di più le persone guarite da  coronavirus che possono spiegare quello hanno vissuto, provato e come hanno affrontato il contagio fino al tampone. Ci sono poche testimonianze di chi è guarito e poche di chi non ha avuto il virus e parla senza cognizione di causa.

 Per chiudere, un appunto sull’importanza della tempestività per affrontare la pandemia. O meglio, sulla mancanza di tempestività. La cosa assurda è che hanno perso tanto tempo per il via libera ai tamponi molecolari nei laboratori privati nel Lazio e, adesso, che a Roma sono stati autorizzati cinque laboratori ancora stanno combattendo per avere tutte le autorizzazioni per eseguire le certificazioni ai pazienti. Non capisco come non si corra e non si elimini completamente la burocrazia e in un momento in cui bisognerebbe agire con rapidità. Queste frenate davanti a problemi di salute pubblica sono inaccettabili.

Tutto rallentato nel momento in cui essere  tempestivi è vitale per tutti noi cittadini, e invece no. Il nostro amato Paese sembra sempre agire al contrario. Non si vuole capire che il virus è così veloce che bisogna veramente tagliare tutti i passaggi ed essere organizzati per affrontarlo a sangue freddo anticipandolo senza panico e non facendoci sopraffare.

Commenti
    Tags:
    covidquarantena covidcovid sintomicovid cure





    in evidenza
    World Press Photo, ecco la foto vincitrice del 2024

    La “Pietà” di Gaza

    World Press Photo, ecco la foto vincitrice del 2024

    
    in vetrina
    Fuorisalone, la guida di Affari agli eventi della Milano Design Week 2024

    Fuorisalone, la guida di Affari agli eventi della Milano Design Week 2024


    motori
    Nissan avvia in Giappone la produzione di batterie allo stato solido

    Nissan avvia in Giappone la produzione di batterie allo stato solido

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.