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In questo periodo storico che stiamo vivendo, connotato da instabilità ed incertezza, ma soprattutto da paura ed angoscia per il nostro futuro è davvero difficile coltivare un pensiero positivo e mantenere un atteggiamento ottimista.

La diffusione mondiale della pandemia COVID-19, infatti, ha mutato profondamente e radicalmente le nostre vite, il nostro modo di percepire gli eventi e di far fronte alle difficoltà che ne derivano.
Ci ritroviamo a fare i conti con un nuovo concetto di tempo, molto più dilatato per come siamo abituati, un tempo lento, sospeso, che spesso non sappiamo come impiegare.
olte persone iniziano a sperimentare per la prima volta un contatto più intimo con se stesse, a porsi domande che prima non si ponevano, prese dai ritmi incessanti e frenetici della quotidianità.

Ci si interroga di più, si fa maggiormente il resoconto delle proprie vite: non è casuale che molti provino profonda tristezza ed un senso di smarrimento, mentre altri si lasciano sopraffare da numerose ansie e fobie e da un senso di panico, instillato in ampia misura dall'esposizione continua ai media o ai canali virtuali di comunicazione.

Chi è più resiliente coglie l'occasione per dedicarsi ad attività che aveva trascurato da tempo o per riflettere maggiormente sull'importanza di alcune relazioni personali.

Ma cosa intendiamo esattamente con il concetto di resilienza? Riporto la citazione di Cyrulnik B. (2000): “In situazioni difficili essere resilienti non significa negare il dolore, ma essere capaci di trasformare un'esperienza dolorosa in apprendimento, riorganizzando la propria vita e rendendo tale esperienza un'occasione formativa.”

E' stato ampiamente dimostrato che la felicità nasce più facilmente dall’esercizio della bontà e dell’altruismo che non dal piacere o dal divertimento.
Questo perché si attivano le potenzialità dell’individuo, mettendolo alla prova e coinvolgendolo totalmente. Sono soprattutto i tratti caratteriali a favorire il ripetersi di stati emotivi momentanei positivi o negativi.
Le principali virtù che contribuiscono alla felicità sono: saggezza e conoscenza, coraggio, umanità e amore, giustizia, temperanza e trascendenza. Alcune virtù si presentano come tratti di base di una persona, altre emergono solo in determinate circostanze di stimolo.
Mentre i talenti generalmente sono più innati e automatici, le virtù sono potenzialità più volontarie che implicano uno sforzo e la volontà ha un peso importante.
gni virtù sopra citata rimanda ad un certo tipo di azioni e comportamenti che diventano potenzialità, se sono praticati in modo continuativo, poiché sono apprezzabili di per sé, provocano emulazione e non invidia, provocano emozioni positive nell’attore, sono apprezzati da tutte le culture e sono illustrate da modelli reali e non (Seligman, 1990).

A gradi diversi, siamo tutti soggetti ad una tendenza pessimista, anche i più ottimisti per natura.
Spesso infatti ci capita di vivere un profondo malcontento che condiziona profondamente tutta la nostra vita, ogni nostra percezione ed ogni nostro pensiero.
Quando sperimentiamo queste emozioni, spesso ci sentiamo anche apatici e demotivati nei confronti degli altri.
Ma è il nostro pensiero durante le avversità, il modo con cui ci spieghiamo gli insuccessi, la convinzione di potere o meno influenzare gli eventi a determinare il nostro grado di ottimismo/pessimismo.
La convinzione di essere impotenti, che è alla base del pessimismo, può condurci fino alla depressione, in cui l’Io è paralizzato, totalmente incapace di far fronte al pericolo.
E' stato ampiamente visto che le persone pessimiste si arrendono più facilmente di fronte alle difficoltà, hanno meno successo nel lavoro, cadono più spesso in depressione (circolo vizioso) e si ammalano più facilmente.

Al contrario le persone ottimiste rendono meglio nello studio, nel lavoro, nello sport e godono di uno stato di salute eccezionalmente buono: infatti sembra che il loro sistema immunitario sia più efficiente e quindi invecchiano meglio (Seligman, 1990).
Se analizziamo un campione di pensiero quando ci accade un’avversità o subiamo un fallimento, possiamo testare che, se siamo fortemente pessimisti, avremo uno stile catastrofista, ovvero pensiamo che: tali avversità perdurino nel tempo e non siano modificabili e che va tale situazione sia pervasiva.
Inoltre, si tende ad assumere atteggiamenti da vittime di un destino infausto, piuttosto che assumerci le responsabilità dei nostri fallimenti (Seligman, 2003).

Coltivare le potenzialità di ottimismo e speranza vuol dire prevenire la depressione.
Trovare cause permanenti e universali agli eventi positivi e cause transitorie e specifiche per le sventure è l’arte della speranza.

Come possiamo incrementare l’ottimismo e la speranza?

Dobbiamo imparare a riconoscere ed a discutere i nostri pensieri pessimistici e catastrofici, come se fossero esposti da un altro, compiere un lavoro sui nostri schemi di pensiero, metterli in discussione con l'aiuto di un professionista, per esempio.
Le nostre convinzioni, infatti, possono essere frutto di cattive abitudini di pensiero (prodotte dal passato), distorsioni cognitive, modelli di pensiero che andrebbero rivalutati ed analizzati accuratamente, poiché condizionano fortemente anche i nostri comportamenti.
In questo periodo consiglio di nutrire la mente e l'anima con la lettura di libri interessanti che possano davvero arricchire il nostro bagaglio culturale, consiglio di dedicarsi ad attività che appassionano che per motivi di lavoro non si riuscivano a coltivare; e di mantenere i contatti con le persone per noi più significative.
Le relazioni sociali sono infatti fonte di benessere per l'individuo ed è stato scientificamente dimostrato come incidano sullo stato di benessere globale di una persona.
uesta potrebbe essere anche una buona occasione per rivalutare molti rapporti e fare un bel bilancio.

Se ci sentiamo sopraffatti dall'ansia, se abbiamo frequenti sbalzi di umore e ci rendiamo conto di provare un disagio più marcato del solito, che condiziona varie sfere della nostra vita, è importante contattare un professionista della salute mentale e chiedere aiuto.

“La terapia giunge solitamente troppo tardi, mentre la prevenzione risparmierebbe un mare di lacrime”

Per contattare la Dott.ssa Marchionni:
Web site: Francesca Marchionni
Facebook: Francesca Marchionni
Instagram: Francesca Marchionni

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    Tags:
    psicologiapsicologasalutebenesserpsicoterapia


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