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Coronavirus, corsa per salvare il Natale: cenone tra intimi, no coprifuoco
Natale a tavola

Nelle città cominciano ad apparire le luminarie di Natale, ancora se ancora spente. In tempi "normali" staremmo già pensando ai regali da mettere sotto l'alberto il 25 dicembre e le vetrine dei negozi, oggi chiusi in molte regioni, sarebbero già piene di addobbi. In tempo di pandemia invece i 40 giorni che ci separano dal Natale sembrano un'eternità. Il pensiero del governo però corre già a quella data: il dossier dei cenoni e dei veglioni è sul tavolo di Giuseppe Conte, perché si teme per Natale quell'effetto Ferragosto che quest'estate è risultato deleterio per i contagi.

Conte ha già parlato del Natale in diverse occasioni, rivelando la filosofia con cui intende affrontare le feste natalizie, sottolineando il valore della spiritualità di questo giorno, che non si perde anche se non si festeggia come gli altri anni. L’idea che trapela dai piani alti del governo, come scrive Il Corriere della Sera, è che, con prudenza e in sintonia con le altri capitali europee, "qualche allentamento ci sarà". Si potrà cenare e pranzare insieme la Vigilia e il 25 dicembre, ma con "pochi intimi" e rispettando le regole, mascherine e distanze. E se la curva del virus si sarà finalmente appiattita, finirà il coprifuoco dalle 22 alle 5: la misura che Conte soffre più di tutte.

Il Dpcm potrà contenere una raccomandazione sul numero massimo di persone a tavola, ma l’idea di decidere per decreto se gli italiani debbano festeggiare con i parenti di primo o secondo grado, Conte proprio non la considera. Non immagina "baci e abbracci, cenoni e tombolate", si augura che il Natale porti "un po’ di serenità" e che l’economia "potrà marciare a pieno regime". Un auspicio che ha poi ribadito su Facebook, quando ha risposto alla lettera di Tommaso, 5 anni, con la trovata dell’"autocertificazione" che consentirà a Babbo Natale di "distribuire regali a tutti i bambini".

CORONAVIRUS: PREGLIASCO, 'A NATALE PRANZI E CENE SENZA NONNI, NON RIPETERE ERRORI ESTIVI'

"Le chiusure stanno funzionando e le nuove zone rosse e arancioni proseguono nella direzione giusta. Ora bisogna investire per evitare altri guai a gennaio". A dirlo in un'intervista a La Stampa Fabrizio Pregliasco, ricercatore di Virologia all'Università Statale e direttore sanitario del Galeazzi di Milano. Secondo Pregliasco la seconda ondata è "alla fine della crescita esponenziale, cioè all'appiattimento della curva. Le misure stanno funzionando e per questo ha senso continuare in Campania, in Toscana e ovunque necessario". La curva piatta ci porterà "a un Natale tranquillo - continua -. Le chiusure non abbatteranno i contagi, ma eviteranno il caos e tra un mese si potrà fare qualche giudiziosa riapertura". Pregliasco ritiene che a Natale i contagi saranno diminuiti "ma non dovremo ripetere gli errori estivi. Ogni contatto rimarrà a rischio". Quanto al pranzo di Natale si potrà fare anche se "i nonni sarà meglio lasciarli a casa. Genitori e figli al massimo".

Il virologo osserva che "550 decessi solo ieri suggeriscono anche a chi vive in zone gialle e arancioni di evitare qualsiasi contatto rimandabile". Quanto è grande il rischio di una terza ondata? "Esiste e bisogna prepararsi, anche se non è detto che si verifichi. La strategia del governo di chiusure lente e graduali potrebbe portare dei risultati di lungo periodo". Andavano fatte prima? "Certo, un lockdown immediato sarebbe stato meglio, ma i provvedimenti vanno compresi da tutti altrimenti sono controproducenti. Già così il governo è stato molto criticato. Va ricordato che si tratta di una situazione senza precedenti in cui molti Paesi efficienti sono andati in crisi".

Come prepararsi alla terza ondata? "Non disperdendo i risultati di queste chiusure. A gennaio ci sarà il picco dell'influenza e saremo avvantaggiati se avremo aumentato la capacità di tracciamento, di tamponi e di test veloci come screening in scuole e aziende. Dovremo migliorare i protocolli per le cure a casa e l'organizzazione degli hotel Covid. Infine, una maggiore tranquillità mediatica potrebbe diminuire l'ansia collettiva".

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