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Nuove professioni contro lo stress. Vivere meglio col "professional organizer"

Il professional organizer è una figura che all’estero opera con successo già da tempo, mentre in Italia si sta affermando di recente. Il suo obiettivo è migliorare la qualità di vita delle persone attraverso un percorso individuale che le porti ad avere più consapevolezza di sé e a organizzare al meglio i propri spazi e tempo, oltre che a ottimizzare la gestione di energie, denaro, relazioni, ma non solo.

Affaritaliani.it ha intervistato Cristina Casula, professional organizer, per capire di più di questa professione sempre più necessaria nella società moderna.

Cristina, com'è nata questa idea e quali sono i suoi aspetti più innovativi?

Provengo dall’ambito universitario, dove mi occupavo di assistere le aziende del settore finanziario nella ricerca dei migliori talenti e gli studenti nella scoperta del mercato del lavoro e delle loro attitudini. In sostanza facilitavo l’incontro tra domanda e offerta nel talent acquisition.

Dopo essere diventata mamma, come accade a molte donne, ho avuto difficoltà a mantenere gli standard a cui ero abituata nella vita lavorativa e in quella professionale. Sono una persona a cui piace trovare soluzioni ai problemi e sono sempre stata portata per l’organizzazione. Cercando strumenti per migliorare il mio modo di vivere ho scoperto l’esistenza del professional organizer. Mi si è aperto un mondo!

Chi è il professional organizer e di cosa si occupa?

Il P.O. è un professionista che grazie alla sua formazione, esperienza, intuito e ascolto, tramite l’uso di semplici strumenti organizzativi, aiuta gli individui e i gruppi a gestire con maggior consapevolezza le proprie risorse esauribili (spazio, tempo, energie e denaro), individuando ciò che veramente conta, con il risultato di migliorare la loro produttività e qualità di vita a lungo termine.

È una professione innovativa perché riporta al centro le emozioni e il benessere della persona, che si fonda su un assunto di base: l’organizzazione è una competenza che può essere appresa e migliorata.

Come si diventa professional organizer?

Ho frequentato un corso di specializzazione con Organizzare Italia: mentre studiavo, ho cominciato a ordinare pensieri, idee, desideri – oltre all’armadio di casa! Il mio bisogno di una vita più flessibile, unito all’impeto creativo e imprenditoriale che ho riscoperto, mi ha portata a farne una professione vera e propria.

Ho provato sulla mia pelle come, organizzando meglio i propri spazi vitali, le proprie giornate, impostando delle routine che migliorano lo stile di vita, imparando a trovare il tempo per pensare e pianificare, si possano avere innumerevoli benefici: sul carico fisico e mentale, sulle relazioni con gli altri, sul budget familiare.

La pandemia da coronavirus ha sottolineato come avere una base di vita funzionale e organizzata sia essenziale per gestire situazioni complesse e avere risultati migliori, nel lavoro come nella vita privata.

Le donne sono state le più colpite da questo sconvolgimento, ed è proprio loro che vorrei supportare, aiutandole nel privato per far emergere tutto il loro potenziale in ambito professionale e ottenere i risultati e il worklife balance che meritano. Potrebbe essere un benefit offerto dalle aziende per cui lavorano, sotto forma di servizi organizzativi personalizzati del loro piano di welfare.

Potrebbe farci un esempio pratico del tipo di consulenza che offre?

Le consulenze vanno dall’ottimizzazione di uno spazio (una camera, la cucina, l’ufficio, la casa vacanze…), alla gestione del tempo o dei momenti di transizione. Nel primo caso si parte col definire le funzioni principali di un ambiente, per poi decidere quali sono gli oggetti che supportano le azioni e quali invece le ostacolano. L’obiettivo è alleggerire, sapere cosa si ha in casa e dove, ridurre tensioni, perdite di tempo e acquisti sbagliati.

Quando si lavora sul tempo, si parte dall’analisi delle giornate, il rapporto con le interruzioni, la procrastinazione in relazione al raggiungimento degli obiettivi e al dispendio di energie. Uno dei miei ultimi lavori è stata una consulenza in remoto a una coppia in attesa del loro primo bimbo, nato in piena pandemia. È una grande soddisfazione vedere le persone acquisire maggiore consapevolezza di sé, dei loro bisogni più naturali, aiutarli a prepararsi al meglio ai grandi cambiamenti di vita, trasformando una potenziale fonte di stress in un momento di gioia e apprendimento.

Che rapporto si instaura tra consulente e cliente?

Il professional organizer entra nella vita delle persone, osserva il loro modo di essere, di lavorare e gestire il privato. È indispensabile instaurare un rapporto di fiducia e rispetto, e operare nella massima riservatezza. Per questo è importante che si crei un feeling già dalle prime interazioni. Consultare il sito web del professionista e il suo blog è un buon punto di partenza.

Fondamentale è poi la prima chiacchierata conoscitiva. Dopo il primo contatto, che di solito avviene via mail o telefono, si fissa un colloquio per approfondire le esigenze del cliente. In alcuni casi si effettua un sopralluogo o si richiede del materiale digitale per capire meglio il contesto. Dopo questa fase di “raccolta” si propone un piano d’azione e un preventivo economico.

Lavorando sulle emozioni e sulle aree di miglioramento, spesso si crea un rapporto di complicità e di fidelizzazione per future necessità. Il presupposto di base è che la consulenza del professional organizer dia al cliente gli strumenti per mantenere in autonomia i benefici acquisiti nel corso dell’intervento. Per questo motivo il lavoro viene svolto sempre insieme. Nel domestico, a volte è possibile formare il personale di servizio che non sempre è in grado di colmare il divario tra desiderata e realtà.

Se si affermasse questo tipo di professione, quale impatto sulla società potrebbe avere?

La professione in realtà esiste all’estero da più di 20 anni e ha ormai preso piede anche in Italia. APOI (Associazione Professional Organizer Italia), nata nel 2013, riunisce i professional organizers e contribuisce alla divulgazione di questa figura e dei benefici dell’organizzazione personale.

Partendo da qui e andando poi a sostenere, aiutare e formare le persone si possono raggiungere standard di qualità di vita sempre migliori. Con il suo operato, il P.O. contribuisce a creare una società migliore e più funzionale.

Le competenze del professional organizer possono essere applicate a una moltitudine di ambiti: oltre al domestico, al lavoro, allo stile di vita e ai cambiamenti, alcuni consulenti operano in contesti specifici come la pubblica amministrazione, l’istruzione e la disorganizzazione cronica.

Interessante è notare come l’Oms definisca la salute come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”, in linea con le nostre intuizioni.

 

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