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Cronache
Addio a Peter Higgs, padre della "particella di Dio" e Nobel per la fisica

Addio a Peter Higgs, padre della "particella di Dio" e Nobel per la fisica

Ieri è scomparso uno dei “grandi vecchi” della fisica che conta e cioè Peter Higgs, il fisico inglese che è diventato famoso per il titolo di un libro: “La particella di Dio” che poi era nota appunto come particella di Higgs o più propriamente bosone di Higgs. Aveva 94 anni e aveva vinto il Nobel nel 2013, a ben 84 anni, insieme al fisico belga François Englert. Questo perché la “sua” particella era ed è elusiva, praticamente imprendibile. Membro della Royal Society, aveva insegnato fisica teorica all’Università di Edimburgo. La sua intuizione riguarda il meccanismo di generazione della massa per le particelle elementari, nell’ambito della teoria elettro – debole, ed è del 1964. Si dice che Isaac Newton abbia avuto l’intuizione della gravità universale osservando la caduta di una mela nel suo giardino. Beh, qualcosa di simile accadde anche a Higgs, perché lui invece ebbe l’intuizione che lo portò al Nobel passeggiando nelle brumose colline scozzesi.

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Il modello standard delle particelle elementari descrive tre delle interazioni fondamentali della natura e cioè l’elettromagnetica, la nucleare forte e la nucleare debole, essendo esclusa quella gravitazionale che è spiegata dalla Teoria della Relatività Generale di Albert Einstein. Il modello standard è il modello migliore che abbiano, insieme alla Relatività Generale, per spiegare l’universo in attesa di una Teoria del Tutto, tipo quella delle Stringhe, che unifichi tutte e quattro le forze conosciute.

Tale modello permette di classificare tutte le particelle conosciute. È il modello che ha permesso di prevedere e poi trovare sperimentalmente i famosi quark che sono i costituenti degli adroni, a loro volta costituiti dai barioni e dai mesoni. Per intenderci, il protone costituente del nucleo atomico, è fatto da tre quark tenuti insieme da altre particelle, i gluoni, che tengono insieme i quark all’interno del nucleo atomico. Il suo successo data gli anni ’70 dello scorso secolo quando i quark furono effettivamente trovati sperimentalmente (il quark top nel 1995 e il neutrino tau nel 2000).

Però una delle previsioni più attese riguardava proprio il bosone di Higgs che fu osservato nel 2012. La particella di Higgs è un bosone scalare associato al campo di Higgs, che è basico per generare la massa delle particelle elementari tramite il cosiddetto meccanismo della rottura spontanea della simmetria. Fu finalmente scoperto nel 2012 al CERN di Ginevra grazie all’LHC, il Large Hadron Collider. Il meccanismo di Higgs è il responsabile di questa azione. Nato per spiegare la generazione della massa dei bosoni di gauge deboli, e cioè W e Z zero che portarono Carlo Rubbia a vincere il Nobel, fu poi esteso anche alle altre particelle. Un modo semplice ma efficace di descrivere il meccanismo di Higgs è quello di immaginare l’universo pieno dei suoi bosoni (che hanno una massa propria, peraltro non prevista dal modello standard). Le particelle elementari acquisiscono massa come una forma di inerzia ad attraversare questo “mare” melassoso di bosoni. Come dicevamo all’inizio, il successo presso il pubblico generalista del bosone di Higgs è dovuto ad un libro di Leon Lederman -anche lui Nobel per la Fisica- che uscì nel 1993: “La particella di Dio: se l’universo è la domanda qual è la risposta?”. Originariamente l’autore aveva scelto come titolo “Goddam particle” e cioè “particella dannata” (perché non si riusciva a trovare) ma l’editore lo cambiò per motivi commerciali e il successo, in effetti, fu planetario, anche se Dio non c’entra niente.

Higgs si oppose sempre a questa denominazione ma orma il suo bosone era conosciuto così, soprattutto dai media e fu impossibile cambiarla. Ricorda il caso della Teoria della Relatività Speciale di Albert Einstein che lui chiamò all’opposto e cioè “Teoria degli Invarianti”, cioè in un certo senso, teoria di quelle grandezze fisiche che rimangano inalterate passando da un sistema di osservazione inerziale (che si muove di moto rettilineo ed uniforme) ad un altro. Ma anche in quel caso non ci fu niente da fare e il titolo giornalistico della “Relatività” rimase nella storia.

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