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Cronache
Bomba Striano: "Agivo su ordine. Dietro all'inchiesta interessi sulle armi"
Antimafia

L'inchiesta di Perugia e la verità del finanziere Striano sui presunti accessi abusivi

Pasquale Striano è tornato a parlare. Il finanziere in servizio presso la Procura nazionale antimafia, finito nell’occhio del ciclone a causa dei presunti accessi abusivi, spiega a La Verità che di abusivo non c’è nulla. Il metodo poco ortodosso, quello sì, c’è stato, ma tutta le attività sono state svolte nei perimetri della legalità. Così assicura Striano. Chi lo conosce sa che in queste ore l’ufficiale, dopo una comprensibile fase di abbattimento, sta raccogliendo idee e energie per passare al contrattacco.

“Non potete pensare che dietro a questo uomo ci sia una macchina da guerra”, ha confidato alle persone a lui più vicine. Con cui ha condiviso molti ragionamenti. “È giusto che io sia attaccato in una maniera così spudorata, anche violando tutte le regole della privacy, persino da parte della Procura di Perugia che, posso assicurare, ha fatto molte cavolate?”, domanda. E la quantità mostruosa di spiate che gli viene accollata? “Non hanno capito nulla dei numeri che hanno dato, non sanno quali fossero le procedure, non sanno nulla. Io di segnalazioni di operazioni sospette (le sos inviate dalle banche all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, ndr) non ne ho visionate 4.000, come dicono loro, ne ho visionate 40.000. Era il mio lavoro. Io ero una persona super professionale che acquisiva notizie a destra e a sinistra. Lo ammetto, anche con metodi non sempre ortodossi”.

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“Ma non mi devono far passare per quello che non sono. Io adesso andrò a farmi le mie ragioni, perché loro (gli inquirenti, ndr) stanno inventando una marea di cose per amplificare una vicenda che invece è abbastanza ridicola». Striano, scrive ancora La Verità ha lavorato in base ai vecchi standard della Procura nazionale antimafia, che consentivano al suo gruppo di lavoro di accedere liberamente alle banche dati senza dover presentare richieste di autorizzazione. Spesso non venivano nemmeno compilate informative finali dopo quegli accessi. Tutte le attività, almeno sino a pochi mesi fa, non necessitavano di nulla osta formali. Il tenente non arretra: «Il mio lavoro era quello di fare attività Antimafia e di farla bene. Di occuparmi di fenomeni che potevano essere calzanti: gli affari dietro al Covid, i bitcoin, i nigeriani. Ho fatto sempre ed esclusivamente questo”.

Striano sulla Direzione antimafia ha le idee chiare. "Purtroppo lì ci sono uomini che non sono più in grado di fare le indagini. Io ho evidenziato a chi di dovere le criticità e non cercavo gratificazioni. Poi, non lo scopro io, esisteva una lotta tra magistrati. Una gara a chi era più bravo, a chi era più bello, a chi aveva più potere. Questo lo spiegherò in Procura e in Tribunale”.

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“Io quando entravo in ufficio non volevo parlare con nessuno. Ho denunciato, anche per iscritto, mille criticità, ma l’ho fatto per il bene dell’amministrazione”. Secondo lui, però, c’era pure chi non le voleva ‘mettere a posto determinate cose’. A chi chiede chiarimenti sul punto, risponde che si tratta di “un discorso molto complesso”.

Il fatto che Striano si occupasse di dossier “pre-investigativi” importanti e che le sue ricerche fossero “appannaggio solo di Laudati”, avrebbe “creato invidie”: “Non solo invidie interne, perché lì a livello nazionale c’è un macello”. Ma a ben leggere i pochi atti disponibili sulla vicenda si scopre che a volte le ricerche del finanziere arrivavano dopo la lettura dei giornali. Da parte sua o da parte dei suoi diretti superiori.

Striano è sicuro di essere stato colpito per motivi diversi dagli accessi: “Dietro a questa vicenda c’è qualcosa di più grosso. Qui stiamo parlando del mondo delle armi e l’attenzione su certi argomenti, dopo l’esplosione del mio caso, è subito calata. Perché non è solo una storia di bed and breakfast”. Ovvero la ragione sociale degli affari di Crosetto con i Mangione. Il ministro continua a detenere le quote delle tre ditte.

Questa la difesa di Striano. La Procura di Perugia per ora contesta gli accessi abusivi e le rivelazioni di segreto e non sembra intenzionata a fare sconti. Ma nel mondo della magistratura si sta diffondendo la convinzione che nei confronti dell’indagato si stia facendo un processo sommario, privo delle dovute garanzie.

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