Cronache
Fortunato Amarelli (re della liquirizia): ecco le priorità per il Sud

di @Andrea_Radic
Prosegue l'approfondimento di Affaritaliani.it sulla questione meridionale, per capire se è in che termini lo sviluppo dei territori del sud possa trovare slancio e soprattutto, quali siano le priorità delle amministrazioni locali, delle istituzioni, delle imprese e di chi lavora. Fortunato Amarelli è amministratore delegato della omonima azienda familiare, la quale dà lavoro a 40 dipendenti diretti, oltre alla rete commerciale e all'indotto generato anche da partnership con altri marchi per produrre liquore o birra alla liquirizia.
Come vede il mercato locale e globale da imprenditore del Sud?
Dobbiamo capire che il mondo oggi è globalizzato, tutto è più vicino e si aprono grandi opportunità. Nel 2020 i consumatori nel mondo saranno 1,5 miliardi e oggi in Italia se ne contano 39 milioni. Il nostro Paese gioca una partita importantissima: nelle ricerche sul web relative al Food le voci "Made in italy" e "Dieta Mediterranea" sono le più ricercate. Se il mercato interno si riduce, la soluzione è ampliare con la comunicazione via web e si può fare senza problemi anche dalla Calabria, lavorando e operando in modo forte ed efficace.
Nascere aziendale te i Calabria è stato più difficile che in altre zone del Paese?
Non penso che le cose sarebbero andate diversamente in un altro territorio. Quando hai una straordinaria materia prima, deve sapere che l'Enciclopedia Britannica cita la liquirizia calabrese come la migliore al mondo, la questione non è il territorio, ma quanto sei in grado di dare indebita al tuo prodotto. La liquirizia è un sapore è un odore, si presta a molti e diversi usi. Ripeto l'identità è il valore da spingere, per creare un prodotto ma anche per sviluppare il Sud.
La questione meridionale è dunque una questione di ricerca di identità?
Si tratta di valorizzare l'identità di un territorio che può dare molto dal punto di vista turistico. Perchè sulle coste del Veneto ci sono 6 milioni di turisti e su quelle calabresi solo 600 mila? Io non voglio vedere il bicchiere mezzo vuoto, voglio invece cogliere le differenze da colmare come opportunità per investire.
Cosa blocca gli investimenti turistici?
Non servono grandi infrastrutture per generare turismo, ciò che è importante è dare una scelta che abbia carattere un'offerta appunto che rispecchi identità territoriale. Se dovessi organizzare lo sviluppo turistico calabrese non punterei sulle grandi strutture ricettive, ma esattamente sul contrario, sulla possibilità ad esempio di tornare alla natura usufruendo di spiagge volutamente senza insediamenti ma di rara bellezza.
Cos'altro?
Puntare sui beni culturali, ad esempio la nostra azienda è a venti chilometri dalla patria di Erodoto o da dove visse Pitagora. Opere di Milone da Crotone sono esposte al Louvre, ma noi quanto abbiamo sfruttato questo patrimonio? Troppo poco.
Quali strumenti andrebbero messi in campo?
Quando le infrastrutture materiali sono insufficienti, bisogna sviluppare quelle immateriali, una buona comunicazione sul web, consente di uscire dal territorio e aprirsi al mondo. Il nostro museo della liquirizia è il secondo museo delle aziende agroalimentari più visitato d'Italia.
Pero al Sud strade e ferrovie sono indietro di decenni...
A volte la carenza di infrastrutture è un'alibi. Noi ci confrontiamo con le multinazionali delle caramelle e abbiamo ottenuto il nostro spazio e quella fetta di consumatori che guardano alla qualità, ad un prodotto di eccellenza. Il Sud è pieno di esempi come il nostro, che possono sviluppare produzio e di qualità e acquisire quote di mercato aprendosi all'esterno.
Diverse voci si levano lamentando una burocrazia che strangola l'impresa, anche lei la pensa così?
La burocrazia è un forte ostacolo. Si sente il peso di un sistema arcaico, serve una forte deregulation, in particolare in questo periodo in cui esiste una crisi delle imprese e un Paese senza imprese non può continuare ad essere l'ottava potenza industriale. I finanziamenti a fondo perduto servono a poco e hanno meccanismi burocratici molto complessi, dopo anni di fondi europei per Calabria Obiettivo 1 nulla è cambiato. Una parte ingente di fondi andrebbe invece convertita in defiscalizzazione per generare nuovi investimenti. Oggi le aziende hanno bisogno di meno carico fiscale e meno burocrazia, quasi un ritorno agli anni settanta, dove fare impresa era più facile.
Quanto la presenza della criminalità organizzata ostacola l'impresa?
Siamo certo in un territorio difficile dove la criminalità è anche cresciuta. Per quanto ci riguarda non abbiamo avuto difficoltà di tipo ambientale, non è mai avvenuto. In primo luogo è importante avere un approccio onesto sotto tutti gli aspetti. In Secondo luogo è bene che l'azienda abbia valori al proprio interno e sia attenta alle persone costruendo opportunità per valorizzare il capitale umano. Quando si è pienamente onesti si è meno attaccabili.