Cronache
Computer o smartphone, il garante: "Stop ai controlli sul lavoro"

"Nei rapporti di lavoro il crescente ricorso alle tecnologie nell'organizzazione aziendale, i diffusi sistemi di geolocalizzazione e telecamere intelligenti hanno sfumato la linea - un tempo netta - tra vita privata e lavorativa. E' auspicabile che il decreto legislativo all'esame delle Camere sappia ordinare i cambiamenti resi possibili dalle innovazioni in una cornice di garanzie che impediscano forme ingiustificate e invasive di controllo, nel rispetto della delega e dei vincoli della legislazione europea". Nella sua relazione annuale, il Garante della privacy Antonello Soro parla cosi' del decreto attuativo del 'Jobs Act', che - di fatto - cancella l'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori sui controlli a distanza. "Un piu' profondo monitoraggio di impianti e strumenti - avverte Soro - non deve tradursi in una indebita profilazione delle persone che lavorano. Occorre sempre di piu' coniugare l'esigenza di efficienza delle imprese con la tutela dei diritti: obiettivo che ha ispirato tutte le decisioni dell'Autorita' nelle numerose verifiche preliminari nonche' nelle linee guida in materia di biometria".
Boldrini, auspico chiarezza su controlli a distanza - La presidente della Camera, Laura Boldrini, auspica "che nelle prossime settimane, durante l'esame parlamentare, ci sia la possibilità di aprire un confronto che faccia chiarezza sui dubbi emersi" su uno dei decreti attuativi del Jobs act riguardante la possibilità di controllare a distanza i lavoratori attraverso pc, smartphone e tablet. Boldrini lo ha detto nel suo intervento alla presentazione della relazione 2014 del Garante per la protezione dei dati personali.
Aumento esponenziale del cyber crime - "Non c'è protezione dei dati senza sicurezza e garantire la sicurezza è sempre più difficile, considerato l'aumento esponenziale della criminalità informatica, di cui tutti siamo potenziali vittime: dai furti di identità, di account personali, alla violazione dei sistemi di pagamento elettronico fino ai blocchi di computer con finalità estorsiva". A lanciare l'allarme, nella Relazione sull'attività 2014, è il Garante della privacy Antonello Soro convinto che "la prima sfida" per l'Autorità sia quella di "promuovere, nel pubblico e nel privato, un approccio sistematico alla protezione dei dati e delle infrastrutture". Nella pubblica amministrazione digitale, ad esempio, "la sicurezza e' un obiettivo chiave per costruire la fiducia dei cittadini e per garantire efficienza e trasparenza". E oltre agli interventi nel settore finanziario, fiscale e sanitario, Soro ricorda il "notevole impegno profuso per aumentare il livello di sicurezza dello Spid - sistema pubblico utilizzato per gestire le identita' digitali - destinato a diventare vera e propria infrastruttura critica, dalla cui efficienza e affidabilita' dipendera' la possibilita' di fruire di servizi on-line con piena fiducia da parte dei cittadini".
Libertà civili non sono lusso - "Dobbiamo contrastare la ricorrente tentazione di considerare le liberta' civili come un lusso che non ci possiamo permettere di fronte alla minaccia terroristica". Ad affermarlo e' il Garante della privacy, Antonello Soro, convinto che l'Europa sia chiamata a "combattere il terrorismo e ogni fondamentalismo senza rinnegare se stessa e la propria identita'. Rivedendo il rapporto tra privacy e sicurezza anche sotto il profilo della reale efficacia della sorveglianza di massa, rivelatasi assai meno utile, anche in termini investigativi, rispetto a quella 'tradizionale', mirata e selettiva, come ha dimostrato la Commissione di esperti istituita da Obama". Per Soro, insomma, "il modo migliore per difendere la nostra sicurezza e' proteggere i nostri dati - e, con essi, le infrastrutture e i sistemi cui li affidiamo - ed evitarne raccolte massive, limitando 'la superficie d'attacco' per un terrorismo che sempre piu' si alimenta della rete per passare dallo spionaggio informatico alla concretissima violenza delle stragi. Un'efficace prevenzione del terrorismo dovrebbe selezionare gli obiettivi 'sensibili' in funzione del loro grado di rischio e fare della protezione dati una condizione strutturale di difesa dalla minaccia cibernetica".